Corriere della Sera, 27 maggio 2022
Ruby ter, Carlo Rossella non è preoccupato
Carlo Rossella, come va?
«Tutto bene».
Non hanno chiesto per lei due anni?
«Ah, sì. Va beh. Vediamo un po’...»
L’hanno accusata di falsa testimonianza.
«Sì, credo: non l’hanno ripetuto nell’arringa. Comunque pensano che io sia stato presente a una cena. Invece ero andato a casa. Ma, va beh.. c’era il mio autista con me. Porte-remo le testimonianze al processo».
Ricorderà qualcosa di quell’ambiente.
«Io non ero testimone. Sono stato a quella cena, ma poi sono andato via presto».
Avrà visto le ragazze.
«Sì, qualche ragazza c’era. Ma non è reato avere ragazze a cena».
Raccontano di «dress code».
«Ma no, tutte leggende metropolitane. Erano vestite come ragazze normali».
Era un habitué di quelle cene?
«No. Sono stato lì una sola volta (ride) e mal me ne ha incolto. Ma, almeno finché ci sono stato io, non è successo nulla di strano. Era una cena. Si parlava. Ciascuno diceva una battuta. Poi, alla fine, sono andato a casa».
Ruby la conosceva?
«No. Non l’ho mai conosciuta».
Ma pensava fosse la nipote di Mubarak?
«Bah. Lasciamo perde-re. Io non c’ho mai credu-to. Poi se qualcuno c’ha creduto... peggio per lui».
Cosa pensa di quel periodo glitterato?
«Ero molto all’estero. Non ero tenuto a occuparmene».
Molti giornalisti Mediaset hanno fatto il salto in Forza Italia. Lei no. Come mai?
«La politica l’ho fatta nel movimento studente-sco, a Pavia, e basta».
All’epoca era di sinistra.
«E lo sono ancora. Ero comunista, poi il Pci si è diviso in vari “pezzi e bocconi”».
Lei quale «boccone» preferisce?
«Mi piace molto Bersani».
E Berlusconi che ne dice?
«Sono anni che non lo vedo. Ci parlo solo per gli auguri di Natale. A volte di Pasqua».
Sembravate in sintonia.
«Però poi ci siamo persi di vista. Io non sono più dipendente di Mediaset. Non inseguo la gente col telefono. Mi sono ormai ritirato in campagna. Preferisco farmi i fatti miei e vivere in serenità. Anche se, come Edith Piaf, je ne regrette rien».