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 2022  maggio 27 Venerdì calendario

Cedole, debiti e scadenze: Russia vicina al default

La minaccia del default accerchia la Russia. Sul fronte della finanza e su quello dei conti pubblici, è sempre più vicina la possibilità che il debito non venga rimborsato secondo le condizioni contrattuali. Nel primo caso è la Credit Bank of Moscow (Mbk), controllata dall’oligarca russo Roman Avdeev, a lottare contro il tempo per evitare il default sul pagamento di una cedola maturata lo scorso 10 maggio. «La capacità della banca di fare pagamenti» attraverso «i consueti canali è ancora limitata dalle restrizioni sul congelamento degli asset imposte a Mkb dall’Ufficio sull’implementazione delle sanzioni della Gran Bretagna», ha scritto in una nota l’istituto moscovita, una delle maggiori banche private del Paese. «Sebbene la banca abbia fatto richiesta» a Londra per una «licenza» che «consenta questi pagamenti, non ci sono garanzie che tale licenza venga accordata a breve. Perciò Mkb sta valutando alternative concrete per facilitare il pagamento della cedola a tutti gli investitori dei suoi eurobond».
Sul fronte della finanza pubblica, la Russia dovrebbe rimborsare circa 100 milioni di dollari di debito estero in scadenza proprio oggi. Ma il Paese si avvia verso il default tecnico dopo che il Tesoro Usa non ha rinnovato la licenza speciale che, nella cornice delle sanzioni occidentali, aveva permesso a Mosca di continuare a pagare a scadenza le proprie obbligazioni in mano a investitori americani, tramite banche statunitensi. «I prossimi trimestri non saranno facili. Mentre l’economia si sta adattando, sarà dura per imprese e cittadini», ha detto la governatrice della banca centrale Elvira Nabiullina – ha riferito la Tass. Mosca prevede che nel 2022 il Pil calerà tra l’8% e il 10%. È l’effetto della guerra, a cui sono seguite le sanzioni e la fuga delle imprese.
Intanto la Banca centrale russa ha tagliato i tassi di interesse dal 14% all’11% e si prepara a ulteriori sforbiciate. Sul mercato dei cambi il rublo, che due giorni fa aveva toccato un massimo di 55 sul dollaro (55 rubli per un biglietto verde), protetto dalle misure di controllo dei capitali messe in campo dal governo russo e dalla sua banca centrale, ha ora iniziato una fase di correzione: la valuta è arrivata a perdere l’8% sul dollaro, scivolando quasi a quota 65.
Le pesanti notizie del possibile default e della recessione si accompagnano, però, a altre variabili meno negative: i tassi che scendono, il rublo che comunque «tiene» e l’inflazione alta ma in frenata. «Le pressioni inflazionistiche – secondo la Banca di Russia – si allentano sulla scia del tasso di cambio del rublo e del rilevante declino delle aspettative di inflazione di famiglie e imprese». Le ultime rilevazioni segnano una frenata dei prezzi, dal 17,8% al 17,5%. Sempre alto, ma in (lieve) calo. La Banca centrale russa «mantiene» dunque «aperta la prospettiva di una nuova riduzione dei tassi nelle prossime riunioni», con gli analisti che, dopo tre tagli del 3% – seguiti alle precedenti impennate – si attendono un approccio più graduale.