la Repubblica, 26 maggio 2022
Biografia di Carlo Ratti
Gli eventi a cui stiamo assistendo, dalla guerr a in Ucr aina ai conseguenti interrogativi sul futuro dell’autonomia energetica per l’Europa, ci obbligano a ripensare i modi in cui possiamo coniugare il fabbisogno energetico delle nostre città con la sda del cambiamento climatico. Credo sia impor tante sfruttare questo momento dr ammatico per imprimere una acceler azione ancor a più for te in senso di sostenibilità ambientale. Dal Nord Europa spir a un vento di cambiamento che forse ci può essere di ispir azione
Così Carlo Ratti, architetto italiano che più di tutti usa la tecnologia applicandola all’urbanistica oltre che agli edici. Nato a Torino nel 1971, laureato prima al Politecnico poi all’Ecole Nationale des Ponts et Chaussées di Parigi, Fr ancia, ha completato la specializzazione in architettur a dal Mar tin Centre dell’Università di Cambridge, in Inghilterr a. Da lì, nel 2000, si è tr asferito al Massachusetts Institute of Technology (Mit) per lavor are nel Media Lab, lo stesso cofondato da Nicholas Negroponte a metà degli anni Ottanta. Nel 2004 apre il MIT S enseable City Lab che Ratti da allor a comincia a dirigere all’età di 29 anni. Ha colmato un vuoto a suo modo eclatante, puntando all’incrocio fr a tecnologia digitale e architettur a e immaginando un’integr azione simbiotica. È stato lui ad introdurre l’idea di “un’architettur a che percepisce e risponde”.
Non è il solo ad aver percorso un cammino del genere. L’uso della tecnologia e l’attenzione alla sostenibilità è la cifr a stilistica ad esempio del Bjarke Ingels Group, Big, studio nel 2005 da Bjarke Ingels a Copenaghen, in Danimarca che di recente fr a gli altri progetti sta lavor ando alla città del futuro Toyota Woven City, alle pendici del Monte Fuji, e al Charleston East campus in Mountain View per G oogle.
Tornando a Ratti, nel 2011, dur ante un Ted Talk, spiegò : Negli ultimi anni, le nostre città sono state ricoper te da reti ed elettronica. S ono diventate una sor ta di computer a cielo aper to. E, in quanto computer, stanno iniziando a rispondere in modi diversi per poter essere captate e messe in moto
L’idea quindi er a ed è ancor a oggi quella di sfruttare i sensori sempre più presenti nella nostr a vita, basti pensare a quelli degli smar tphone o delle automobili connesse, per ottimizzare i centri urbani. Le città del resto occupano solo il due per cento della supercie terrestre, ma ospitano il 50 per cento della popolazione mondiale e consumano il 75 per cento dell’energia.
Da Singapore a Barcellona, quelli sono stati gli anni del gr ande balzo in avanti delle cosiddette smar t city e spesso dietro c’er ano oltre ad alcuni inter venti infr astruttur ali, l’uso massiccio di sensori e in seguito l’analisi dei dati fatti dell’intelligenza arti ciale. Fra cassonetti smart che avver tono quando sono pieni per una raccolta più precisa dei riuti, evitando così che i mezzi siano in circolazione inutilmente, e gestione intelligente e coordinata dei semafori, no alle telecamere capaci di analizzare tr a_co, _usso dei pedoni e passeggeri dei mezzi pubblici, la tecnologia ha cominciato a di_ondersi fr a asfalto e cemento. Ma tutto ciò si è aggiunta or a la necessità di ridurre l’impatto ambientale, cominciando con l’ottimizzazione dei tr aspor ti e l’uso di energia pulita. Una sda che prevede necessariamente una visione diversa dei ser vizi pubblici e privati e una nuova gener azione diinfr astrutture che vanno inserite in tessuti urbani dove convivono epoche diverse e di_erenti modalità.
Di recente, lo studio CRA-Carlo Ratti Associati, ha sviluppato il progetto Helsinki Hot Hear t, per mettere a punto un nuovo modo per decarbonizzare il sistema di riscaldamento metropolitano, a partire della capitale nlandese, ma in futuro anche per le nostre città in Italia.