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 2022  maggio 25 Mercoledì calendario

Nell’umido c’è gas per 1 milione di famiglie

Il metano derivante dal trattamento dell’umido potrebbe soddisfare il fabbisogno di metano di tre milioni di italiani. Fornendo, in questo modo, un’alternativa all’acquisto di gas dai Paesi esteri e garantendo anche un minore impatto sull’ambiente. Lo sostengono diversi studiosi. Tra loro c’è Giovanni De Feo, docente di Ingegneria sanitaria-ambientale presso l’Università di Salerno. La necessità di sfruttare in termini energetici, in misura maggiore rispetto a quanto l’Italia è riuscita a fare finora, l’umido prodotto sul territorio nazionale è una delle idee che lo studioso ha portato al simposio Sum2022 sull’economia circolare tenutosi la settimana scorsa a Capri. Con lui c’erano, a esporre le proprie proposte in favore di un’economia capace di estendere al massimo il ciclo di vita dei prodotti, 180 scienziati provenienti da 34 Paesi. «Produciamo ogni anno 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani in Italia – spiega De Feo –. Un terzo di questi è costituito dall’umido. Di questi 10 milioni di tonnellate, ne riusciamo a raccogliere solo 7,2 milioni. Ma solo il 40% viene inviato ai 66 biodigestori presenti sul territorio nazionale. La gran parte è utilizzata per la produzione di compost per l’agricoltura o non utilizzata del tutto. La sfida invece è proprio utilizzarla al massimo, tenendo conto anche dei tempi di crisi energetica che corrono e del minore impatto che ciò avrebbe sull’ambiente. Per farlo occorre costruire più impianti. Ma si tratta di un falso problema risolvibile in pochissimi anni». Una famiglia italiana consuma in media ogni anno 700mila metri cubi di gas. Il metano prodotto dai biodigestori potrebbe, secondo il professor De Feo, «soddisfare le esigenze di un milione di famiglie. Se le moltiplichiamo per i propri componenti, giungiamo a quota 3 milioni e abbiamo trovato una soluzione – non certo l’unica, ci mancherebbe – al fabbisogno energetico del Paese». Non si tratta infatti dell’unica soluzione sostenibile al problema del fabbisogno di gas, visto che può essere prodotto «anche sfruttando le deiezioni delle bufale e i residui agricoli». Anche i Comuni che già ospitano e quelli che ospiterebbero gli impianti avrebbero dei benefici in termini di royalty. Il professore De Feo e altri studiosi andavano propagandando queste idee ben prima che la guerra in Ucraina facesse incombere nel dibattito pubblico il tema dell’indipendenza energetica. «Tra l’altro – osserva lo studioso –, il gas russo che importiamo ha alti costi ambientali in tema di estrazione e trasporto. Ma anche quello americano pone problemi simili. Abbiamo invece fonti di gas meno impattanti che dobbiamo sfruttare al massimo, se veramente vogliamo andare nella direzione della transizione ecologica e della sostenibilità ambientale». Attualmente, 50 dei 66 biodigestori presenti sul territorio nazionale sono nel Nord del Paese – in ogni caso troppo pochi per produrre metano per le famiglie italiane. La proposta di De Feo e degli altri studiosi che la pensano come lui si scontra dunque con una realtà non ancora pronta a sfruttare tutte le possibilità offerte da quella che essi chiamano urban mining, ovvero miniera urbana. «Ma ce la dobbiamo fare a far passare questi concetti. E i nostri primi alleati devono essere i ragazzi delle scuole. È per questo che da anni giro gli istituti della mia Regione per diffondere queste idee».