la Repubblica, 25 maggio 2022
Nelle scuole di Melitopol non si studia più la storia
Stanno rubando il passato agli studenti. Nella Melitopol occupata dai russi hanno riaperto le scuole e dal programma didattico sono sparite la Storia e la Letteratura ucraina. Non si insegnano più, è vietato portare in classe i libri delle due materie. «Non vogliono che i nostri ragazzi conoscano come è nata l’Ucraina e chi sono i poeti che ci hanno donato la lingua», denuncia Angelina Kovalenko, la preside dell’Istituto superiore numero 4. «Il motivo è chiaro: più sono ignoranti più sarà facile controllarli».
Dopo che è stata sequestrata per due giorni e due notti, la preside è fuggita dalla città pur rimanendo in contatto con professori dissidenti e genitori preoccupati dell’educazione putiniana. L’ homo novus come se lo immagina il presidente russo, evidentemente, non deve sapere della dichiarazione di indipendenza del 1991, dei confini territoriali disegnati dopo la Seconda guerra mondiale e rimasti tali fino all’annessione della Crimea del 2014, di cosa fu davvero il dominio dell’Unione Sovietica e del drammatico Holomodor, la carestia che Mosca impose al granaio d’Europa quasi cento anni fa. Né deve leggere cosa ha scritto Taras Shevchenko, il bardo della cultura ucraina. Troppo pericoloso. Meglio cancellarlo e riscriverlo, il passato.
La signora Kovalenko ha 58 anni, per 30 anni ha insegnato Fisica e, negli ultimi 15, ha fatto la preside dellanumero 4, la più grande scuola pubblica (1.167 alunni tra medie e superiori) tra le 21 presenti a Melitopol. «Usi il presente, per favore», corregge. «Sono tuttora in carica, anche se sono a Kiev e al mio posto hanno messo un insegnante collaborazionista ». L’anno scolastico era stato dichiarato chiuso il 2 maggio, ma l’amministrazione civile-militare a metà mese ha deciso di riaprire le scuole. «Permettono che sia terminato il nostro programma didattico, però senza Storia dell’Ucraina, Storia generale e Letteratura. Nel mio istituto vanno appena 20 studenti, le lezioni si tengono in russo».
La circostanza viene confermata aRepubblica da una professoressa rimasta a Melitopol che ha lasciato la cattedra subito dopo l’occupazione. «Sulle scuole sventolano le bandiere della Federazione», racconta, con la garanzia che di lei non riveleremo l’identità. «All’ingresso hanno piazzato delle guardie cosacche. Solo tre presidi sui 21 di prima sono rimasti in città. Gli occupanti hanno avuto difficoltà a trovare i sostituiti, così ci sono scuole che hanno un poliziotto come dirigente e altre dove il prof di educazione fisica insegna matematica e lingue».
Quel che è accaduto alla preside della numero 4 spiega bene quale metodo didattico stiano applicando le forze armate russe, arrivate coi carri armati dalla Crimea il 25 febbraio. «A metà marzo due uomini col fucile si sono presentati nel mio ufficio. Mi hanno detto che Melitopol non era più una città ucraina e che dovevamo cambiare il programma didattico. Ero basita. Dopo pocohanno rapito la direttrice del dipartimento dell’Educazione di Zaporizhzhia, Irina Shcherbak. L’hanno portata in un garage e interrogata per ore. Si è rifiutata di collaborare, non abbiamo più notizie di lei».
La pratica del sequestro è nota anche alla preside della numero 4. Tolta di mezzo Shcherbak, infatti, la nuova direttrice del dipartimento aveva indetto per il 31 marzo un’adunata generale rivelatasi un fiasco: quasi tutti, presidi e prof, hanno firmato le dimissioni. «Era furiosa, ci ha giurato vendetta...». Quella stessa notte un gruppo di soldati ha buttato giù la porta della preside Kovalenko. «Me l’aspettavo, stavano rastrellando i docenti dissidenti. Eravamo in quattro, ci hanno rinchiuso per due giorni nel garage dell’ospedale. C’era una sola sedia. Ci hanno dato due bustine di te, un bollitore e dei biscotti scaduti. Nella stanza accanto qualcuno veniva pestato, sentivamo le urla di dolore di quel poveraccio. Non ci hanno torturato, ci accusavano però di sabotare il nuovo sistema educativo. Il 2 aprile ci hanno bendato, ci hanno fatto salire su una macchina e ci hanno lasciato in un campo di grano, di notte, senza telefoni e senza acqua, a 30 chilometri dalla città». È tornata a piedi a Melitopol e dopo una settimana è partita per Kiev. Ancora oggi si sente la preside della scuola dove hanno cancellatoil passato.