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 2022  maggio 23 Lunedì calendario

Tutti gli affari di Gianluca Vacchi

“Ho avuto la forza di reinventarmi, lavoro con grandi marchi globali, faccio il deejay internazionale ed è stato solo per mia forza, la mia tenacia”: Gianluca Vacchi si è fatto tatuare a caratteri cubitali la parola “resilienza” sullo stomaco. Nato nel 1967, è figlio di Marco, patron dell’Industria Macchine Automatiche (Ima), multinazionale bolognese leader mondiale del packaging fondata da Andrea Romagnoli nel ‘61 e di cui due anni dopo la famiglia Vacchi ha acquistato il 53%. Di sé disse “non vivo di rendita, vivo dei proventi che la mia condizione di azionista mi consente di avere”. Ardua distinzione. Confermata però dai bilanci delle sue aziende: quelle che gestisce in proprio non vanno bene, rende solo Cofiva Holding, il cui “tesoretto” è la quota indiretta nel 21,28% (poi calata all’attuale 13,19%) di Ima, ereditata dal padre, che vale circa 386 milioni. Di Cofiva Gianluca Vacchi sino a pochi mesi fa deteneva il 64,6% ma ora è tutta sua, dopo una brusca separazione nella quale ha liquidato il fratello Bernardo acquistandone il 34,7% per 100 milioni, realizzati anche rivalutando le azioni di Ima grazie alla sua uscita dalla Borsa. A gestire la multinazionale è suo cugino Alberto Vacchi, che in passato corse per la presidenza di Confindustria: Gianluca non ha cariche operative. Secondo il Quotidiano Nazionale, per “tenerlo lontano” da Ima i cugini gli verserebbero 5 milioni l’anno.
Sia come sia, in meno di dieci anni Gianluca Vacchi è diventato una star dei social network, con 20 milioni di follower su Instagram (quasi quanti quelli di Chiara Ferragni), altrettanti su Tik Tok: è un influencer, un dj, scrive libri, sponsorizza prodotti, lancia tendenze. La sua immagine social ha fatto molta strada dal 2016, quando si cimentava in balletti con la sua fidanzata dell’epoca su barche, ville in Sardegna, hotel a 5 stelle, che gli regalarono una seconda gioventù e le parodie di Maurizio Crozza. Poi i video con l’attuale compagna venezuelana Sharon Fonseca e la figlia Blu Jerusalema, nata da pochi mesi, hanno “normalizzato” la sua ricchezza, nonostante il twerk sull’ala del suo aereo privato e i “mi piace” di star nazionali e internazionali. Insomma: fisico, soldi, famiglia, la ricetta del perfetto influencer.
Quando nel 2008 aprì casa propria al giornale spagnolo Hola!, Gianluca Vacchi era però un’altra persona: capelli lunghi di diverse tonalità di biondo, poca barba, completi classici firmati, zero tatuaggi a vista, ai piedi scarpine con stemma ricamato. Il “re della finanza” era pieno di problemi: a inizio anni 2000 era già stato accusato di bancarotta fraudolenta nel processo Parmatour, uno dei filoni del crac Parmalat. Vacchi aveva ceduto la sua Last Minute Tour alla Hit di Calisto Tanzi per 29 milioni: la Procura di Parma ipotizzava una distrazione patrimoniale ai danni dei creditori della multinazionale di Collecchio. Gli furono sequestrati 120 milioni: “Tutto il mio patrimonio. A lungo non ho più potuto fare l’imprenditore. Mi era rimasta solo la partecipazione nell’Ima. La vita reale era talmente opprimente che me ne sono inventata una virtuale. Instagram è nato nel 2013 come distrazione, nel momento più cruento dell’iter processuale”, spiegò. Da quell’accusa Vacchi è stato assolto solo dopo 18 anni.
Oggi il “self made man” dice d’avere “ereditato solo il 3 o 4% di ciò che possiedo. Dai 25 ai 45 anni ho fatto impresa in 12 settori: viaggi last minute, roulotte, orologi”. Ma Vacchi è stato anche amministratore e azionista di alcune srl: Eleven Finanziaria, finita in liquidazione con una perdita di 2,32 milioni; Lamp, che affittava barche e yacht, anch’essa in liquidazione; GvLifeStyle, che vende magliette e bigiotteria su Internet, nel 2020 ha perso 175 mila euro. Un po’ meglio va a Boato Holding, che controlla Boato International che vende macchine per il bitume, ma che comunque è stata svalutata per 2,7 milioni. Tutte sono controllate dalla sua Cofiva, che ha chiuso alcune vertenze con banche creditrici, come quella su un mutuo da 6 milioni per comprare un immobile a Porto Cervo erogato nel 2012 dalla Popolare di Vicenza di Zonin, o un’altra per chiudere un pignoramento su un finanziamento da 7 milioni erogato da Banco Bpm alla controllata First Investment.
Intanto a fine 2020 Ima è uscita dalla Borsa, dov’era entrata nel 1995 a 3 euro per azione, con una operazione in cui la capogruppo Sofima – la holding di famiglia che controllava il 51,6% del gruppo – ha ceduto il 20% delle quote a fondi gestiti dall’inglese Bc Partners. A fine operazione – che a 68 euro per azione ha valutato Ima 2,93 miliardi, con un premio di oltre il 20% rispetto alle quotazioni – la famiglia è salita al 55% dell’azionariato, mentre il restante 45% è di Bc Partners. Nel 2020 così Sofima ha distribuito dividendi per 37,9 milioni, con plusvalenze da cessioni di azioni Ima per 178,1 e utile di 156,1. Grazie a questa operazione, la Cofiva di Gianluca Vacchi è rientrata dal Lussemburgo in Italia con un utile di 46,6 milioni e ha rivalutato la sua quota di Ima per 100 milioni “senza riconoscimento fiscale del maggior valore” sul quale ha pagato un’imposta di 1,2 milioni. Soldi serviti a Gianluca per liquidare Bernardo. Il dj non si è fatto mancate le stoccate sui giornali al fratello (“Non ha mai lavorato… Tutte le scelte imprenditoriali e strategiche le ho prese io. Io conosco il mestiere di imprenditore e, se lui ha questa disponibilità economica, lo deve solo a me”). Bernardo prima gli risposto tramite i legali (“In ragione dell’acuirsi di una crescente divergenza negli obiettivi strategico-imprenditoriali e negli interessi sociali… a ottobre 2021 c’è stata una scissione di Cofiva per avviare, implementare o continuare in proprio iniziative imprenditoriali, senza dover dipendere dalle scelte dell’altro socio”), poi l’ha portato in tribunale per un progetto finito male di cyclette di lusso. Il giudice ha dato ragione a Bernardo: Gianluca dovrà saldare una fornitura non pagata di cyclette e un debito di 200 mila euro.
Ora Gianluca Vacchi si lancia in nuove avventure: la catena di locali di kebab “Kebhouze” che promette 25 aperture entro fine anno fra Italia e Spagna, due nuove società immobiliari, L’eremita e Blu View, ed Elimobile, “primo social media operator” attivo nelle tlc e proiettato verso le criptovalute. Dal 25 maggio Amazon lo incenserà con un documentario, “Mucho Más”, disponibile su Prime Video “in più di 240 Paesi”. Che però non parlerà del suo lato imprenditoriale (contattato su questo, il suo ufficio stampa non ha risposto), ma solo di “un Vacchi mai visto prima che mostra senza filtri l’uomo dietro il celebre personaggio”. D’altronde è vero che vive grazie “ai proventi della sua condizione di azionista”, perché ballare su Tik Tok è più facile che fare il manager.