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 2022  maggio 21 Sabato calendario

Tutti i libri di Marcel Jacobs

Il primo libro che ha letto da bambino?
«Peter Pan». Forse è per questo che ai blocchi di partenza mi do colpetti con le mani sulle spalle: rassicuro il mio «bambino interiore» e lo porto a correre con me. Solo che invece di tornare indietro, in questo modo io sono andato avanti.
Nella casa dov’è cresciuto che libri c’erano?
«Un souvenir de Solférino» di Henry Dunant, il manifesto del fondatore della Croce Rossa. I luoghi dove sono cresciuto sono proprio quelli: Castiglione delle Stiviere, Solferino… È un libro coraggioso e terribilmente attuale. Purtroppo, come vediamo in Ucraina, c’è ancora molto da imparare da Dunant.
Il libro più ha amato?
«Il vecchio e il mare», perché il vecchio è un solitario, come me, e la vittoria più bella che ha ottenuto è stata quella su se stesso (come me). E poi, ho grande rispetto per le persone anziane che hanno una vita dura alle spalle. È stato mio nonno Osvaldo a spronarmi a dare sempre il meglio e a essere competitivo.
Quello che non è mai riuscito a finire?
Confesso. «I promessi sposi», perché ero costretto a leggerlo. In più, quella lingua mi sembrava troppo lontana dalla nostra. Forse ora mi piacerebbe riprenderlo.
C’è un libro che cita senza averlo letto?
Non sono un grande lettore, ci mancherebbe che mi mettessi a citare i libri che non leggo.
Quale eroe di romanzi le piacerebbe essere?
«Ben Hur», perché dalla disgrazia più totale è riuscito con le proprie forze a risalire e a sconfiggere chi aveva distrutto la sua famiglia. E perché non ha mai rinunciato alle proprie idee. Però devo riconoscere che è stato più il film a entusiasmarmi, soprattutto per le lunghe e appassionanti scene finali della corsa delle quadrighe.
Il momento migliore per leggere?
Tra gli allenamenti e la famiglia, mi resta poco tempo. Leggo soprattutto in vacanza.
La posizione preferita?
Sul divano di casa o sul lettino dello stretching.
Ha regalato un libro per sedurre?
Più che regalarlo, ho preferito scriverlo. Credo di non aver mai conquistato una ragazza regalando un libro…
È stato mai sedotto con un libro?
No, però c’è un libro che mi ha sedotto: «La tigre» di John Vaillant. Io amo la tigre, ne ho una che si arrampica sulla mia schiena. Un tatuaggio, naturalmente. In questo libro si parla della tigre siberiana. Mi piace perché è straordinariamente bella, forte e selvaggia. È un animale solitario, quasi lento, che esplode solo quando serve, all’improvviso. Come nei 100 metri.
Come tiene il segno della lettura?
Non me lo chieda, lo perdo sempre. I segnalibri scivolano via, le orecchie non mi piace farle, cerco di memorizzare il numero della pagina e questo è tutto. Spesso lo dimentico…
Li sottolinea?
Più che sottolinearli, ho l’abitudine di segnarmi sul cellulare una frase che mi colpisce. Li sottolineo… mentalmente.
Ha mai buttato via un libro?
Be’ sì, a volte mi arrivano dei libri omaggio. In realtà, più che buttarli li accumulo a casa di mia madre, che è un piccolo albergo a Manerba del Garda… Così li leggono i suoi ospiti…
Li impresta?
Sì, non ho il senso del possesso. Mi piace condividere quello che ho.
Li restituisce se li imprestano a lei?
A volte no, ma solo per pigrizia.
Che libri tiene sul comodino?
Di solito uno solo, quello che leggo in quel momento. Una volta ne ho tenuti più di uno, ma tutti dello stesso autore, Zerocalcare, un genio, e mi piace averli ancora sotto mano. Sono i miei libri… di consultazione!
L’ultimo che ha letto?
«L’arte di correre» di Murakami. Mi aveva colpito il titolo, ovvio. Poi ho scoperto che parlava più della corsa lenta, delle maratone, o della corsa che si fa per tenersi in esercizio. Ho imparato, o meglio ho avuto la conferma, che correre è un istinto fondamentale nell’uomo, è una cosa che aumenta il senso di libertà e lo stare bene. Io non ho doti di grande resistenza, mi piace la velocità. E non si parla nel libro di noi velocisti. Ma mi piace quello che dice Murakami su come si impara a correre: «seguendo il corso naturale delle cose».
Se dovesse andare su un’isola deserta che libro porterebbe con sé?
«Il conte di Montecristo» o «Le Mille e una notte», per poterne leggere una pagina al giorno e non finirlo mai.
Qual è il più bel libro sullo sport?
Mi ha affascinato «Open», di Agassi, perché racconta l’atleta fuori dal campo di gioco, la fatica e il sudore che ci sono dietro una grande carriera. I passi falsi, i dubbi, la grandezza… E poi, mi preparo a quando anch’io non sarò più il numero 1… almeno in pista!
Lettura e allenamenti vanno d’accordo?
Ci sono momenti in cui l’allenamento è passivo, allora mi piace ascoltare la musica. La mia musica rap, trap, hip hop. Ma a volte leggo, anche.
Prima di una gara le serve leggere per concentrarsi?
Francamente no. Leggere fa pensare. Genera domande. Ho impiegato una vita per trovarmi ai blocchi di partenza cancellando tutto nella mia testa. L’attimo prima di partire non puoi avere dubbi o pensare ad altro che non a correre e vincere.
Il libro più bello che le hanno regalato (o consigliato)?
Paolo Camossi, il mio Golden Coach, mi ha consigliato di leggere i racconti di Jack London sul pugilato. Avrà pensato che sono un grande appassionato di boxe, nella mia vecchia casa c’è ancora un punching ball. È uno sport nel quale esce, più che in altri, il vero carattere di una persona. Invece il libro più bello che mi hanno regalato è «Io, robot» di Asimov. Da ragazzo volevo fare l’astronauta... Chiederò un posticino sulla prossima astronave a Elon Musk! Sempre che io riesca a vincere la paura di volare… A proposito, prima o poi leggerò anche «Paura di volare»!