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 2022  maggio 21 Sabato calendario

Non chiamateli trenini

Ma non chiamatelo trenino. Questi 280 metri quadrati di paesaggi in miniatura dove si muovono fino a 70 convogli su un chilometro di binari non sono un giocattolo. «Se a qualcuno, quando vedeva il plastico, scappava detto “trenino”, mio padre lo riprendeva subito: “Non è un trenino, è un treno”. E in effetti c’è una dimensione ulteriore rispetto a quella del gioco: estetica, immaginifica, creativa. Ci sono l’imitazione e la creazione della realtà», sottolinea Diego Paternò Castello di San Giuliano, presidente di Hzero, nuovo museo che domenica 29 maggio apre a Firenze, interamente dedicato a ospitare l’opera del padre Giuseppe: il colossale plastico San Giuliano, tra i maggiori d’Europa. Allestimento nell’ex cinema Ariston, in piazza Ottaviani, a pochi passi dalla basilica di Santa Maria Novella e, non a caso, dall’omonima stazione ferroviaria.
Si compie così il lavoro che Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano (1933-2018) ha portato avanti per quasi cinquant’anni, dal 1972. «In un negozio del centro di Firenze, si chiamava “La casa dei balocchi”, mio padre comprò il primo treno della Märklin. Si innamorò dei treni in miniatura per il realismo e la magia», racconta il figlio Diego, vicepresidente della holding Ferragamo Finanziaria e presidente di Sigma Gi, settore abbigliamento. L’embrione del plastico San Giuliano lo abbozzò nella biblioteca della casa fiorentina. «Inizialmente aveva dimensioni ridotte. Poi lo portò nel fienile del casale in Val d’Arno e in qualche anno raggiunse 150 metri quadrati. Fino a che, intorno al 2001, lo spostò a Scandicci, in una parte del capannone sede dell’azienda. E lì arrivò all’impianto attuale».
Vita da romanzo, quella di Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano. Nato nel ’33 a Catania da famiglia di antiche radici, ventenne affianca il padre in Brasile nella gestione di un’azienda agricola. A Londra fa il lavapiatti e diventa valet de chambre e autista di un imprenditore delle Bahamas. Infine Firenze, a lavorare nel ramo calzature. Qui conosce l’amore della vita, Fiamma Ferragamo, primogenita di Salvatore e Wanda (scomparirà a 57 anni nel ’98). Da lei, che sposa nel ’69, avrà i figli Diego, Giulia e Maria. Come imprenditore operò nell’arredamento, nello spettacolo, nell’abbigliamento: con Sigma Gi è stato tra i fondatori di Yoox.
Il suo plastico ferroviario ora nel nuovo museo Hzero – nome che fa riferimento alla scala 1:87 in cui è costruito, che consente una notevole riproduzione dei dettagli – è un susseguirsi di paesaggi, architetture, situazioni: le montagne che rimandano alle Dolomiti, costruzioni stile berlinese, le coste che ricordano l’isola d’Elba. «L’elemento dominante – racconta Diego Paternò – è la verosimiglianza. Tutto è ispirato a paesaggi e architetture reali senza esserne riproduzione. Così come di fantasia sono le piccole scene di vita quotidiana che si è divertito con i suoi collaboratori ad allestire e che sono disseminate ovunque: c’è persino la messinscena di un delitto». Il plastico è come lo aveva realizzato il suo creatore: il trasporto nel centro di Firenze è stato anche una sfida logistica. L’attuale allestimento è stato concepito immersivo dal curatore Alberto Salvadori, con le proiezioni di Karmachina e le luci del light designer Angelo Linzalata. Anche i suoni giocano un ruolo importante: li ha progettati il centro Tempo Reale.
Nel recupero dell’architetto Luigi Fragola, sono stati riconvertiti i due piani dell’ex Ariston: la hall (ora ricorda una stazione ottocentesca), la platea con il plastico, la sala regia ora sala operativa dell’allestimento, il loggione che è sala proiezioni. «Mio padre era appassionato anche di arte e giardini: amava costruire paesaggi. Questo plastico è per tutti, per stupire e stimolare la sensibilità estetica delle persone», sottolinea ancora il figlio. In Hzero ci sono anche spazi per mostre temporanee: la prima si intitola I luoghi del viaggio. Il fischio del treno ed è organizzata insieme a Fondazione FS Italiane. Infine, è previsto un racconto sonoro con il podcast di Luca Scarlini.