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 2022  maggio 21 Sabato calendario

I giovani leggono di più

TORINO I dati sembrano apparentemente contradditori e si prestano a interpretazioni diverse, ma una cosa è certa: il mercato editoriale deve fare sempre più i conti con i giovani. Un target variegato che qualcuno ha identificato in una forbice anagrafica ampia, addirittura 0-20. È uno degli aspetti più interessanti usciti ieri dal convegno organizzato da Aie con la presentazione dei dati Nielsen BookScan e due panel di editori in rappresentanza delle varie anime del settore. Il presidente dell’Associazione italiana editori Ricardo Franco Levi sintetizza così lo scenario che ha visto l’editoria italiana superare gli anni della pandemia per trovarsi ora in un contesto economico difficile, caratterizzato dall’aumento dei prezzi della carta, inflazione, caduta dell’indice di fiducia dei consumatori: «Sul lungo periodo, la sfida è conquistare nuovi lettori giovani che vanno raggiunti attraverso i canali di comunicazione da loro più utilizzati e con un’offerta editoriale e culturale in cui possano sempre più riconoscersi». Cosa che in un certo senso sta accadendo. Lo dimostrano le classifiche dei libri più venduti dominate da manga, fumetti, libri legati al gaming, romanzi che hanno trovato la loro cassa di risonanza nei social network, come Fabbricante di lacrime (Magazzini Salani) della misteriosa Erin Doom, in testa, in questi primi quattro mesi, a una top ten in cui la metà dei titoli è stata spinta dai social. Conta anche, in questo, dice Stefano Mauri, amministratore delegato e presidente di Gems, l’App 18: «Il bello del libro è la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti molto più di altri media. Rispetto ai manga gli editori hanno un rapporto ambivalente, ma hanno riportato i giovani in libreria e quando vedo i giovani in libreria io penso: abbiamo un futuro».
Nel 2022 gli unici generi in crescita sono la narrativa straniera e i fumetti le cui vendite, dal 2019 a oggi, sono triplicate, trend che sta continuando anche nel 2022. Uno su dieci dei libri acquistati è un manga, un fumetto, una graphic novel o una comic strip. E secondo una rilevazione dell’Osservatorio Aie a cura di Pepe Research, gli acquirenti che nelle loro scelte dichiarano di essere stati influenzati «molto» o «abbastanza» da quanto letto, visto o ascoltato sui social network sono il 59% nel 2021, mentre erano il 50% nel 2019. Si può discutere se il dato è positivo o negativo, se a farne le spese sia la qualità di ciò che si legge, certo è una rivoluzione che, per certi versi, gli editori non governano. Lo dice chiaramente Renata Gorgani, editrice del Castoro: «Il fenomeno ci dice che durante la pandemia, chiusi in casa, i ragazzi hanno riconosciuto un loro linguaggio, costruito un loro mondo, aiutando tutta la filiera. Di fronte al loro rendersi autonomi su questo fronte dovremmo farci una domanda: che cosa abbiamo sbagliato? Perché non siamo stati capaci di creare entusiasmo nei ragazzi e li abbiamo chiusi in casa lasciando che se lo creassero loro?».
Laura Donnini dall’osservatorio internazionale di HarperCollins conferma: «I manga sono uno straordinario fenomeno, i giovani leggono con continuità e stanno modificando radicalmente il modo di scegliere e comprare i libri. Il che, è chiaro, rende anche più complicato il lavoro dell’editore. Il social non maneggiabile è TikTok. È un fenomeno che non riusciamo a governare, ma a cui bisogna prestare attenzione». Aggiunge Sandro Ferri, fondatore di e/o: «Il successo di questo segmento ci dice qualcosa di assolutamente nuovo che, senza dare giudizi di valore, fa pensare. Anche perché dall’altra parte c’e una difficoltà di quelli che io chiamo libri e editori più complessi, che stanno patendo».
Insomma i ragazzi che sembravo la parte debole, dice Giuseppe Laterza, stanno dimostrando che non lo sono: «Certo, scelgono generi che sono interessanti per loro, ma sono protagonisti. Il primo punto fondamentale da tenere presente è che in generale i lettori non sono aumentati, soprattutto al Sud. Bisogna anche dire che c’è un grosso problema con la scuola, e il primo luogo in cui ci si avvicina alla lettura è la biblioteca scolastica. Non c’è nel ministero dell’Istruzione un ufficio che si occupi di questo. Due anni fa sono stati stanziati due milioni di euro per la formazione degli insegnanti e sono andati persi perché nessuno li ha seguiti».
Cambiamenti
Frena l’ecommerce, mentre i negozi fisici recuperano terreno. Cala la grande distrubuzione
Dal punto di vista generale i dati presentati da Gianni Peresson dell’Aie hanno messo in rilievo alcuni punti: i primi 4 mesi del 2022 mostrano una flessione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno del 3,7% sul valore della spesa e del 2,5% delle copie vendute. Il 2021 d’altronde è stato un anno eccezionale e questo fa sì che i dati di questi primi 4 mesi siano comunque positivi rispetto al 2019 pre-pandemia: il valore a prezzo di copertina aumenta del 16%, le copie del 17. Tutto questo fa dire a Enrico Selva Coddè che è «dal punto di vista degli effetti, un anno straordinario. Qualcosa della crescita dei libri durante la pandemia è rimasto attaccato, anche se adesso siamo di fronte a una situazione economica che pesa. In questo contesto, alcuni canali fisici reagiscono, ma non c’è un trend unico».
Nel panorama generale dell’editoria anche le librerie mostrano cambiamenti che fanno riflettere: si interrompe la crescita dell’online che proseguiva ininterrotta dal 2019, mentre i retail fisici continuano a recuperare terreno dopo il crollo nel 2020 a causa delle chiusure dovute alla pandemia. A livello di quote, le librerie superano la metà delle vendite con il 52,4%, l’online si ridimensiona al 43%, la grande distribuzione cala ancora fino al 4,6%. «Il libro fisico ha un bisogno insostituibile dell’esposizione» commenta Selva Coddè e Antonio Sellerio concorda con Sandro Ferri sul fatto che una misura utile anche per sostenere le librerie indipendenti e mantenere una certa bibliodiversità, potrebbe essere restringere l’App 18 alle librerie, cosa che porterebbe i ragazzi appena maggiorenni a frequentarle».
Amazon rimane sempre il convitato di pietra, verso cui gli editori hanno rapporti diversi. Lorenzo Armando (Lexis Compagnia Editoriale in Torino), non nasconde di essere «uno di quei piccoli editori che dipendono da Amazon per oltre il 50% delle loro vendite», mentre al suo opposto, da sempre preoccupato dallo strapotere di Amazon al punto da non dare al colosso di Seattle i suoi libri, c’è Ferri, secondo cui «non è sano che tanti editori dipendano da un solo canale».