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 2022  maggio 21 Sabato calendario

L’ultimo saluto a Guido Lembo

«La grandezza di Guido Lembo era quella di regalare a ognuno i famosi 15 minuti di celebrità: chi saliva a cantare sul suo palco veniva in un certo modo incoronato». Carlo Rossella, giornalista e scrittore bon vivant, ricorda le notti in taverna – come gli habitué chiamano Anema e Core – insieme all’amico Guido, scomparso giovedì sera dopo una lunga malattia, e i cui funerali saranno celebrati oggi nell’isola di Capri. «Credo che il modo migliore per ricordarlo ora sia quello di parlare delle cose belle. Come quando noi amici gli telefonavamo e gli chiedevamo: «E a Capri come va»? e lui rispondeva: «Che ti dico... Devi venì!»
L’intuizione di aprire un locale diverso dagli altri era nata a New York, come lo stesso Lembo ha raccontato nel libro edito da Rizzoli Anema e Core. «Andai al Baraoonda, erano tutti sui tavoli a ballare. Decisi: “Il mio locale lo faccio così”». L’incontro con una taverna sfitta, il timore iniziale («e chi la riempie?»), il successo immediato. Entrare nel mondo di Guido Lembo significava immedesimarsi in una parte, perché «lui stesso era un attore», racconta Rossella. A fare da collante era la musica napoletana: di questa scenografia facevano parte i tavoli in legno dove venivano serviti gin tonic e champagne e quegli sgabelli sui quali bisognava per forza saltarci su, tra «tedeschi che cantavano Luna Rossa e Scapricciatiello nella lingua di Goethe», ricorda Rossella. L’intuizione era stata quella di rendere la strofa napoletana meno melodrammatica, grazie a qualche licenza. «La pennellata a sfondo sessuale colorava il repertorio, come le allusioni canore: “E se Carlo Rossella stanotte vulesse c...”. Se la risposta di Guido era: “Nun ce la fa“mi sentivo uno straccio, ma se cantava”Ce la fa, ce la fa!”, ero un eletto!». Lo stesso Guido Lembo si vantava di aver intonato la goliardica canzonetta anche al Principe Alberto di Monaco e probabilmente a una lista infinita di clienti, da Diego Armando Maradona a Katy Perry, da Jennifer Lopez a Luca Cordero di Montezemolo, che scelse la taverna nel 2001 per festeggiare la vittoria del mondiale di Formula 1 del 2001 con la Ferrari. «Eravamo tutti all’Anema e Core: Michael Schumacher, Jean Todt. Fu una serata meravigliosa», ricorda Montezemolo.
Montezemolo
«Una serata meravigliosa? Con Schumacher dopo la vittoria del mondiale»
Anche i social si sono popolati di ricordi, foto, aneddoti. «Caro Guido sei riuscito a far ballare sui tavoli intere generazioni» ha twittato il produttore cinematografico Aurelio de Laurentiis. Guido Lembo tirava il sasso, ma non nascondeva la mano. Come quando invitò Tyson a sfilarsi la camicia e mostrare i muscoli sul palco: il pugile rispose che se voleva vederlo a torso nudo doveva andare a un combattimento. E poi Tom Cruise, Aznavour, Renzo Arbore, Beyoncé e Jay-Z, Lucio Dalla e Naomi.
In taverna gli scicchissimi sandali capresi venivano abbandonati in favore di tacchi 12, bisognava conquistare il palco e fare la «mossa» alla Sophia, accompagnati da un rullo di batteria. Ma nessuno avrebbe parlato di catcalling: «Le donne erano le regine e noi uomini succubi – annota Rossella —. Per essere all’altezza indossavamo i mocassini e il pullover sulle spalle». Un luogo in cui l’atmosfera da bar incrociava quella da saloon. «Quando i miei amici americani Leonardo DiCaprio e Lanny Kravitz passavano per Capri, dopo cena, mi chiedevano di andare all’Anema e Core», dice Diego Della Valle, presidente e Ad di Tod’s, amico di lunga data di Lembo. «A volte a fine serata andavamo a pescare: la cosa che lo rendeva più orgoglioso era vedere il figlio Gianluigi cantare al suo posto e avere un enorme successo, con la taverna sempre più piena. La nostra era un’amicizia cementata dall’ironia: noi amici ci siamo ripromessi di ritrovarci in taverna e ricordarlo cantando “e se stasera Guido vulesse...”».