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 2022  maggio 21 Sabato calendario

Le immagini di Orest, il soldato-fotografo


Che cos’è un fotografo, in fondo, se non una persona con una macchina fotografica?
Dmytro «Orest» Kozatskyi, combattente tra le file delle truppe ucraine che difendevano Mariupol prima di asserragliarsi all’Azovstal, ha registrato per tutto questo tempo le testimonianze della loro lotta disperata contro le forze russe che invadevano il loro Paese. L’intimità, il dolore, lo stoicismo di queste immagini mostrano chiaramente quanto lui sia profondamente legato al destino di questi uomini e di queste donne. Si tratta dei suoi compagni di lotta, dei suoi amici.
Queste immagini sono, di fatto, parte dello sforzo bellico ucraino. Sarebbe più accurato dire che Kozatskyi non è tanto un osservatore, quanto piuttosto un combattente armato di macchina fotografica.
Non che questo renda le sue immagini meno forti. Sono intrise di una miriade di emozioni in grado di colpire, e di rattristare. Si tratta anche di fotografie scattate con la precisa consapevolezza che questa battaglia, in ultima istanza, sarebbe stata persa.
Le esistenze degli uomini e delle donne ritratti in queste foto sono già state brutalmente stravolte – in special modo quelle di chi ha perso gli arti – e lo saranno di nuovo quando finiranno nelle mani dei soldati russi. Sia il fotografo, sia i soggetti ripresi, sanno che il mondo potrebbe non rivederli mai più. Lo sappiamo anche noi – ed è proprio qui che si nasconde la forza di queste fotografie.
Chiedere – come ha fatto Kozatskyi – di inviare queste immagini a premi giornalistici è comprensibile, ma l’esito non sarà forse il più importante tra i giudizi che saranno espressi su queste foto.
Un’immagine non diventa intrinsecamente migliore solo perché vince un premio. O possiede in sé il potere di intrigare, di informare, di commuovere chi la osserva – o non ce l’ha. Ora il mondo – saturato di immagini traboccanti dai social media – ha visto questi lavori: e la sfida più grande sarà quella per la nostra memoria collettiva, così che il dolore di questi soldati, e dello stesso Kozatskyi, non venga dimenticato.
James Hill Fotografo del New York Times. Ha vinto il Pulitzer e il World Press Photo