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 2022  maggio 21 Sabato calendario

Il grande ritorno di Vasco, tra elicotteri, 76enni in color lavanda, fiati e 27 megaschermi

Non può essere l’estate della ripartenza senza Vasco. Tocca a lui, privilegio del king, inaugurare la stagione dei grandi concerti e il ritorno della musica live come la conoscevamo prima della pandemia: 120 mila persone a Trento. Birra e crema solare, sudore e transenne, baci e decibel, emozioni e zaini. E Vasco ne metterà assieme 660 mila alla fine delle 11 date previste.
«Finalmente». Lo griderà cinque volte dal palco alla fine di «XI comandamento», il brano scelto per aprire la serata. Due anni di attesa, concerti rinviati e spostati, ed eccoli tutti di nuovo qui. In coda dal mattino per avere la prima fila alle transenne, in molti hanno campeggiato in loco. Il popolo di Vasco non ha confini. È l’unico che unisce le generazioni. Maddalena ha 19 anni, sta preparando la maturità: «Ogni età è da Vasco». Cristina, 21 anni, viene da Napoli: «Sono cresciuta a pane e Vasco. A 3 anni l’ho visto ospite a Sanremo e ho pianto». Per Francesca, 24 anni, di Roma, è questione di famiglia: «Mamma era incinta di me quando ha visto il primo concerto. Io ho visto il primo con lei e ora ho portato il mio fidanzato per la sua prima volta». Si chiama Dario e ha già il cappellino del Kom. Li guarda Esteban, 55enne di Trento. Potrebbero essere suoi figli: «Hanno capito che non c’è solo la porcheria che si sente adesso». Michela, 45 anni, è di Milano e Vasco ce l’ha ovunque: nella testa, nel cuore e sulla pelle. Mostra il tatuaggio preferito: «Vivere per amare/ Vivere per sognare/ Vivere per rischiare». Il record lo stabilisce Caterina: ha 76 anni ed è arrivata qui alle 9, all’apertura dei cancelli. Elegante abito color lavanda, cappellino in testa: «La mia musica è quella dei cori tradizionali del Trentino, ma avendo fatto per 30 anni la preside di liceo ho scoperto Vasco tramite i ragazzi. Ha una carica nel profondo ed elabora e trasmette concetti correlati a quella forza e a quell’energia».
Dopo l’arrabbiatura rock di «XI comandamento», la risposta al populismo e al muro contro muro, c’è «L’uomo più semplice» con quel «siamo vivi» liberatorio. Ecco i fiati, la novità di questo tour: tromba, trombone e sax a colorare di funk la prima parte del concerto. Quella in cui si sentono gli anni ’80 di «Amore aiuto», classe 1982, mai fatta prima dal vivo, e «Muoviti». «Un senso» è comunione di voci. Il palco sembra un monolite post-industriale: 28 metri di altezza, 90 di larghezza e 26 di profondità. Sette megaschermi sui quali il regista Pepsy Romanoff preferisce trasferire l’emozione live, con le riprese di Vasco e della band sporcate da effetti digitali tipo social, rispetto ai pochi episodi in stile videoclip.
Arriva un interludio musicale per dare spazio ai singoli musicisti della band. Troppo lungo. Spezza il ritmo e bisogna ripartire. Vasco infila «C’è chi dice no» (e i laser accendono la notte), «Gli spari sopra» (una piovra gigante si muove ipnotica sui megaschermi) e «Stupendo», gli assoli metal di Stef Burns sono più tecnica che coinvolgimento che, nelle prove generali di giovedì davanti ai 12 mila del fan club, era arrivato con «Rewind» e «Delusa». «Si ricomincia, siamo tornati ad assembrarci e toccarci. L’amore e la vita», questo il messaggio lanciato dal rocker nel tardo pomeriggio. Arrivato in elicottero per evitare il traffico e infatti il concerto inizia in ritardo per consentire l’ingresso di tutti. Più profondo quello contro la guerra pronunciato in prova. «Fanculo la guerra. Siamo contro la guerra e contro tutte le guerre perché tutte le guerre sono contro la civiltà, l’umanità, le donne, i bambini, gli anziani. Fuck the war. Pace amore e musica: date una chance alla pace» il grido nel primo dei bis, «Sballi ravvicinati». «Toffee» e «Sally» sono la carezza, «Siamo solo noi» e «Vita spericolata» la forza, e la certezza finale «Canzone/Albachiara».
Trento cerca un posto sulla mappa della musica live: un’area di 27 ettari fra le colline di viti e frutteti e la ferrovia. Ci sono state polemiche fra la maggioranza leghista che guida la Provincia autonoma e l’opposizione: costi dell’operazione per le casse pubbliche, misure di sicurezza e impatto sulla città contro ricaduta economica e di immagine sul territorio.