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 2022  maggio 21 Sabato calendario

Le mille storie e vite del tappeto rosso di Cannes

È lungo 60 metri, largo quattro e fino al 2019 veniva sostituito tre volte al giorno. Oggi, in nome della new wave ecologista, si è optato per una sola, un rito che avviene alle cinque del pomeriggio. Finito il suo compito sulla Croisette viene riarrotolato e spedito in Italia dove, a quanto dice Alain Mare, la persona che se ne prende cura, è riciclato in tappetini per automobili.
Il red carpet di Cannes è una moquette piena di storie. Come il ponte ologrammi dell’Enterprise nella saga Star Trek, è un luogo al contempo reale e metafisico. Da un lato è la passerella che dal 1984, anno in cui fu adottato, porta ai 24 gradini del Palais des Festivals, dove attori, registi e influencer sfilano in favore dei 250 fotografi (anche loro tutti rigorosamente in smoking o in abito da sera, come dress code impone a ogni persona che solca la striscia rosso vivo). Dall’altra, in tempi più recenti, si è trasformata in una delle più ambite vetrine mondiali dalla quale lanciare messaggi, abiti e gioielli.
«È vero, il red carpet di Cannes negli ultimi anni è diventato uno spazio pubblicitario grandioso», conferma la presidente dell’Accademia del Cinema Italiano Piera Detassis, veterana del Festival che frequenta dall’edizione del 1978. «Tutte le grandi marche cercano di far sfilare qui i propri testimonial e prodotti». Secondo Detassis, l’artefice di questa reinvenzione del tappeto rosso di Cannes come display pubblicitario dal posizionamento altissimo è Chopard, la casa di gioielleria che 25 anni fa ha cominciato la sua collaborazione con il Festival ridisegnandone la Palma d’Oro. Un’intuizione geniale di Caroline Scheufele, la presidente del brand ginevrino. «Dopo, le sono andati dietro tutti i grandi marchi, da L’Oréal al gruppo Kering» continua Detassis.
Caroline non si schermisce: «È vero, tutti i marchi del lusso cihanno seguito. Quando cominciò la partnership dissi al presidente che avremmo dovuto mettere le nostre creazioni addosso alle attrici sul tappeto rosso, perché una diva con un bel vestito lungo ma senza gioielli non è completa. La nostra storia con il red carpet è cominciata così», spiega mentre accoglie i suoi ospiti al Chopard Rooftop, il settimo piano dell’hotel Martinez che, come ogni anno, affitta in blocco per farne la propria base operativa. È qui che presenta la collezione di gioielli chiamata, non a caso, Red Carpet Collection, quest’anno intitolataChopard Loves Cinema.
Ed è qui che riceve i suoi clienti super ricchi che spendono mezzo milione di euro per il posto barca e, si sussurra, talvolta di più per accaparrarsi le sue creazioni. Quest’anno sono 75 pezzi di alta gioielleria, tanti quanti gli anni del Festival, cesellati dagli artigiani Chopard in oro, zaffiri, diamanti bianchi, neri, rosa e blu. Ma anche in materie inedite come titanio, spessariti e tsavoriti. Ogni gioiello è ispirato a un film amato da Caroline. Che quest’anno ha scelto Julia Roberts come madrina del Trophée Chopard, il premioper i giovani attori e attrici più promettenti, al cui collo ha appeso un diamante giallo di cento, sì proprio cento, carati.
Divi, milionari, gioielli e feste: la macchina glamour del tappeto rosso non conosce crisi, ma necessita di un’immensa organizzazione. «Il Festival per noi non finisce mai. Cannes comincia a Cannes e finisce a Cannes un anno dopo. Qui nascono sempre nuovi progetti e idee perché nei giorni del Festival la città si popola di unmelting pot di persone che si incontra solo sulla croisette una volta all’anno».