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 2022  maggio 21 Sabato calendario

Il disgelo di Draghi

Ieri mattina, dinanzi ai teenagers della “Dante Alighieri” di Sommacampagna (Vr) il presidente Mario Draghi, ex banchiere con fama di algido tecnocrate, dopo aver ricordato i genitori e i maestri, ha così parlato: «Una terza persona importante cui devo ciò che ho fatto negli ultimi 40-50 anni è mia moglie!». Applausi. «Perché ogni tanto mi viene in mente la quantità di fesserie che avrei fatto se non ci fosse stata lei! E anche la capacità di cogliere il momento psicologico, ne ho attraversati tanti, e poi la famiglia, i figli, i nipoti, della vostra età. È tutta una storia bella che è centrata su di lei». E a questo punto ha chiesto un applauso, “per lei”.Chi conosce bene Draghi non si è stupito. I due sono sposati da quasi mezzo secolo e basta vederli insieme per capire. Studiosa di letteratura inglese e discendente da una famiglia di patrizi veneti, Maria Serena Cappello ha anche dato il suo nome alla società che conserva il patrimonio di famiglia. Da quanto il marito è stato chiamato a Palazzo Chigi, la si è vista al G20 di Roma con le altre mogli dei Grandi; unico incidente, una presunta confidenza al barista sotto casa sulla corsa al Quirinale (il barista ha cercato di riparare con un bottiglione di Campari personalizzato “Whatever it takes”). Percentuale di riservatezza all’80 per cento, più che sufficiente per un premier tecnico che non cerca voti né cuoricini social disdegnando l’odierna tirannia dell’intimità.Ma anche per questo, chi lo segue sulla scena pubblica avverte che la celebrazione di Serenella va bene al di là di un legittimo e perfino doveroso tributo coniugale, inoltrandosi sul terreno, insieme appassionante e accidentato, della comunicazione politica. La quale non si valuta sul singolo momento, ma su flussi, sequenze e ricorrenze che a loro volta mettono in gioco occasioni, sentimenti, linguaggi, espressioni del volto e del corpo; e allora, per farla breve l’impressione netta è che Mario Draghi, figura che più di ogni altri fino a ieri incarnava la fredda razionalità dell’èlite novecentesca, abbia avviato un deciso processo di auto-scongelamento.A ben veder già l’essersi definito «un nonno», sia pure «al servizio delle istituzioni», significava adottare un registro colloquiale più caldo; e quanto ad accorciare le distanze, va registrato che di recente per ben due volte Draghi si è prestato alla più vieta e abusata cerimonia della Terza Repubblica, l’omaggio della magliettada calciatore con il numero 1, l’altro giorno a Salerno accogliendola con un sorriso che è parso anche spontaneo.E poi. In Parlamento ha rifatto il verso all’opposizione che lo contestava. Nelle catacombe napoletane di San Gaudioso si è soffermato dinanzi a uno scheletro con corona, scettro e clessidra, secondo alcuni menzionando “’A livella” di Totò. Calcolata per il suo impatto la battuta sul dilemma fra la pace e il condizionatore. Significativa l’ammissione di essere «umano». A Pasqua ha riconosciuto che il rapporto con i cittadini gli piace: «All’inizio si diceva che ero distante. Non so, ora ho la sensazione di esserlo meno e io stesso ne ricavo gran conforto». Con la primavera, se non suonasse pretenzioso, sono sbocciati ulteriori sorrisi, vedi Mara Carfagna a Sorrento, mentre con la presidente finlandese c’è pure scappato un bacetto. (Di sfuggita e tra parentesi: quando nel 2009 Silvione presidente fece il galletto con l’allora premier di lassù, Tarja Halonen, venne convocato l’ambasciatore italiano a Helsinki).