Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  maggio 21 Sabato calendario

La cultura paga molto poco

Era il marzo 2014 quando i 13 operatori della Biblioteca Universitaria di Bologna proclamavano uno sciopero a oltranza: con il nuovo appalto, la loro paga oraria era stata abbassata del 40%, arrivando a 3,40 euro orari, per le stesse mansioni di prima. Era stato imposto un contratto che allora nessuno conosceva nelle biblioteche: il Safi, specifico per i servizi fiduciari e di vigilanza. “Come si pagano affitti, bollette e pasti?”, si chiedeva allora uno degli scioperanti. Da allora, la stessa domanda ha iniziato a risuonare anche lungo i corridoi di biblioteche, musei, gallerie, teatri, cinema.
Nei Musei Civici di Milano questo contratto “pirata” è arrivato nel 2017, così come nei Musei Civici di Cagliari; a Trieste è stato invece imposto nel 2020, in una crescita a macchia d’olio dalle dimensioni preoccupanti. Ora lo troviamo applicato al personale dedicato alla custodia all’accoglienza al pubblico in diversi musei della Capitale (Maxxi, Palazzo Barberini, Galleria Corsini…), a Milano (Castello Sforzesco al Museo del Novecento), al Museo degli Innocenti di Firenze, a Palazzo Reale, al Museo del Cinema di Torino, e poi a Monza, Forlì e in una pletora di centri minori in cui è più difficile che le vertenze dei lavoratori arrivino sui giornali. Tutto questo, nonostante nel 2019 il Tar di Milano si sia esposto esplicitamente contro l’applicazione del contratto per mansioni di biglietteria o accoglienza museale, rispondendo a un ricorso.
Ma quanto è diffuso il contratto? Secondo l’ultimo rapporto di settore, tra il 2016 e il 2021 le imprese di vigilanza privata sono cresciute del 16,2% e gli occupati del 22,8%: non è chiaro però quanti si occupino di mansioni ben diverse dalla vigilanza non armata. Il ministero della Cultura non è a conoscenza del numero dei lavoratori esternalizzati nei musei statali né tantomeno la qualità dei loro contratti. Secondo l’associazione “Mi Riconosci”, nel 2019 il contratto era applicato al 2,9% del personale nel settore culturale. “Ma la percentuale è senza dubbio aumentata vertiginosamente”, spiega Federica Pasini, storica dell’arte e attivista. Solo nell’ultima settimana l’associazione ha riscontrato due nuovi casi: a Venezia e Verona. Ma non è un problema che riguarda soltanto il personale museale o culturale. Nel 2019 il Tar di Torino aveva deliberato che il contratto servizi fiduciari “non può considerarsi conforme ai principi dall’art. 36 della Costituzione” dato che prevede “una retribuzione sensibilmente inferiore al tasso-soglia di povertà assoluta individuato dall’Istat”.
Non stupisce che il 2 maggio la vigilanza privata abbia scioperato in tutta Italia, chiedendo un rinnovo del contratto che manca da sei anni. A Trieste gli operatori museali hanno presentato denuncia all’ispettorato del lavoro raccontando come le mansioni che svolgono abbiano ben poco a che fare con la semplice vigilanza: in tutta risposta, l’assessore regionale al Turismo, che è anche socio di maggioranza dell’azienda che ha vinto l’appalto dei musei civici di Trieste, li ha accusati di diffamazione spiegando che “ne risponderanno a livello personale”. Grazia Morelli, operatrice dei musei civici milanesi e delegata Filcams Cgil, racconta di persone alla disperazione, di giovani che non riescono a uscire di casa: “Come si può vivere così, coi rincari che ben conosciamo?”.
Una situazione che già al limite a causa delle gare di appalto che si susseguono con ribassi anche del 30%; tagli sullo stipendio che spingono tantissimi lavoratori a lasciare il posto anche dopo decenni. Da parte del ministero del Lavoro fanno sapere che è in corso una trattativa tra le parti sociali per ottenere il rinnovo del contratto, che prevederebbe non solo un adeguamento delle tabelle salariali, ma anche una ridefinizione dei profili e dei limiti di applicabilità, che eviterebbero questi abusi. Nel frattempo, le vertenze proseguono.