Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  maggio 21 Sabato calendario

Draghi, l’inno d’amore per la moglie

Se conoscesse le sue canzoni, ma non le conosce, Mario Draghi avrebbe potuto intonare davanti alla scolaresca «Serenella» di Amedeo Minghi. Non lo fa, ma ci va vicino. Perché dedica a sua moglie Serena Cappello, che gli amici chiamano Serenella, una sorta di inno d’amore. E lo fa, il premier, visitando una scuola nel veronese. A sorpresa Draghi, salutando gli alunni studenti della Dante Alighieri di Sommacampagna, parla del proprio pantheon. In cima al quale pone Serenella, la consorte che ci azzecca sempre – parola di Mario – anche se una volta esclamò al seggio elettorale dei Parioli: «Mio marito non farà un governo, non è un politico». Era il 2018 e in effetti allora Draghi non andò a Palazzo Chigi ma ci sarebbe andato poi e comunque, magari immaginando il futuro, Mario disse a Serenella: «Dai, stati zitta e andiamo via». I ragazzi veneti regalano una rosa per Serenella e il premier quasi si commuove: «È un bellissimo dono». E aggiunge: «Una delle domande che erano previste in questa conversazione in classe era: Presidente, qual è il suo idolo? Io, più che pensare a idoli, spesso penso a qualcuno a cui devo qualcosa nella mia vita. E mi vengono in mente tre gruppi di persone». Segue elenco. «Anzitutto, devo moltissimo ai miei genitori, non tanto devo dire dal punto di vista materiale, ma dal punto di vista spirituale e formativo, per esempio per avermi trasmesso l’amore per il lavoro. Te lo devi chiedere tutti i giorni: che cos’è che ho fatto oggi? Ecco, questa è una delle eredità che vengono da parte della mia famiglia di origine».
NOBEL E DINTORNI
Poi si passa alla scuola. «Ho avuto insegnanti straordinari, a scuola, all’università, e anche dopo negli studi successivi che ho fatto in America e anche in Italia». Non cita il premio Nobel, Franco Modigliani, o il grande economista Federico Caffè, ma potrebbe. E ancora: «Quanti insegnanti bravi ci siano la gente lo ignora. Ma sono tanti e bravissimi, e in un certo senso voi li avete davanti. Sono veramente quelle persone che non solo si sacrificano ma si divertono a stare con voi. E sono coloro che vi danno i primi messaggi della vita. Sono coloro che vi dicono: ma tu che cosa hai fatto? Sono coloro che vi aiutano a trovare la consapevolezza di voi stessi. Gran parte di loro lo fanno col sorriso». Parole molto belle, e molto draghiane: istruzione-istruzione-istruzione ma senza appesantirsi, volando alto e scendendo in profondità. E Serenella? «Per tornare alla rosa, la terza categoria di persone che mi hanno formato è rappresentata da mia moglie. È la persona più importante a cui effettivamente devo gran parte di quel che ho fatto negli ultimi 40-50 anni». E qui assesta il colpaccio Mario che forse è SuperMario grazie a Serenella (cognome Cappello, nobile discendente di Bianca Cappello sposa del Granduca di Toscana, Francesco De’ Medici): «Ogni tanto mi viene in mente la quantità di fesserie che avrei fatto, se non ci fosse stata lei. Che ha anche alla capacità di capire il momento psicologico e io ne ho attraversati tanti nella mia vita. E poi la famiglia che si è creata grazie a lei: i figli, i nipoti della vostra età. Quindi è tutta una storia bella che si centra su Serenella, quindi un applauso per lei!». Un altro avrebbe detto tutto ciò enfaticamente, Draghi invece lo dice serenamente: anzi, serenellamente.
Quanto a lei, alla Cappello, raffinata ma affabile signora da filo di perle e casa a viale Bruno Buozzi in Roma (Parioli), allergica al protagonismo ma per niente algida, ha nella riservatezza la sua cifra. È nata a Pavia, classe 47, appassionata di letteratura anglosassone, la First Lady è riuscita a stare un passo più in là rispetto ai riflettori nonostante gli alti incarichi ricoperti dal marito in Italia e fuori. La foto post-vaccino che la ritrae insieme al marito nell’hub della stazione Termini la descrive davvero: semplicità ben vissuta ma nella consapevolezza di stare in un «pantheon» non solo familiare ma culturale, di ceto, di censo, di conoscenza del mondo senza mai esagerare nell’esibizione delle proprie meritate fortune.
Sul proprio futuro, Draghi ripete sempre: «Boh, chiedere a mia moglie». La quale certamente gli eviterà di «fare fesserie».