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 2022  maggio 20 Venerdì calendario

Wanda Ferragamo, storia di due amori

«Lei deve essere il famoso Salvatore Ferragamo. Complimenti per il magnifico contributo che ha dato all’eleganza femminile«. Sono queste le prime parole che la giovanissima Wanda Miletti rivolge al “ciabattino dei sogni”. «Il colpo di fulmine», avrebbe confessato in seguito Wanda, «fu dovuto alla mia civetteria. Sapevo che sarebbe passato da casa nostra e avevo preparato un discorsetto». Era l’estate del 1940 quando Salvatore Ferragamo, allora all’apice della fama, fece un salto a Bonito, il suo paese natale in Irpinia. Fu lì che in visita al padre di Wanda, dottore nonché podestà del paese, la vide per la prima volta. A proposito di quell’incontro, lo stesso Ferragamo nelle sue memorie ricorda: «Ancor prima che avesse finito di parlare sentii che quella era la ragazza che cercavo. Mi voltai verso mia sorella e le dissi in inglese: Diventerà mia moglie». Di lì a pochi mesi i due si sposarono, Wanda non aveva ancora 19 anni, Salvatore 42. A dispetto della differenza di età non ci fu love-story più riuscita. Accanto al suo ruolo di moglie e di madre, Wanda affiancava il marito nei viaggi di lavoro e di rappresentanza. Le cose non potevano andare meglio quando nel 1960, dopo una malattia devastante, Salvatore morì. Wanda non riesce a farsene una ragione. È distrutta dal dolore e ha sei figli da crescere. Nonostante le rassicurazioni dei dipendenti della ditta: «Vedrà Signora ce la faremo, noi l’aiuteremo», Wanda è convinta di non farcela. Poi un giorno quando si sentì dire: «Senza Salvatore chissà se lo salveranno cotesto nome», scattò in lei qualcosa e in un lampo le venne un coraggio da leone. Da quel momento, sostenuta dai più vecchi collaboratori del marito e aiutata dalle due figlie maggiori, si rimboccò le maniche. La cosa più complicata era trovare l’equilibrio tra la vita pubblica e privata: «Dover passare col pensiero dal litro di latte che manca al grosso contratto con New York».
Nel giro di poco diventa un’esemplare donna manager. Ha un sesto senso per la finanza, intuisce i posti migliori per aprire nuovi negozi, afferra al volo le esigenze dei clienti. Al tempo stesso non perde un momento libero per stare con i figli. Progressivamente, sotto la sua guida ferrea e amorevole, tutti cominciano a lavorare in azienda. «Non ho forzato nessuno», ha poi raccontato «ho solo detto: ragazzi questa è un’azienda che offre tante e diverse opportunità professionali, se non ne trovate neanche una che vi va, vuol dire che non avete voglia di lavorare».
È così che ancora oggi, a quasi un secolo dalla nascita del marchio, l’azienda continua a rimanere saldamente nelle mani dei figli e dei nipoti di Wanda. Tutti perfettamente in linea con il suo innovativo modello di management che, accanto alla competitività, include sempre di più la collaborazione e l’empowerment a misura di uomo, ma soprattutto di donna. «Le casalinghe», diceva Wanda convinta,«devono comunque tenere i conti come un ragioniere, decorare la casa come un interior designer, cucinare come uno chef. Credo che tutte o quasi tutte le donne saprebbero condurre bene un’azienda se sono in grado di amministrare saggiamente la loro famiglia».