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 2022  maggio 20 Venerdì calendario

L’emancipazione femminile in mostra

La mostra si intitolaDonne in equilibrio,
“Women in balance”. In equilibrio, ma sarebbe più giusto dire in bilico: in bilico fra la famiglia e il lavoro, con serio rischio di precipitare nel vuoto. Tutto ruota attorno alla matriarca, che preferiva definirsi “una mamma prestata all’imprenditoria”, e la sua vita costellata di successi era “una parabola sommessa”. L’inaugurazione è oggi; Ia mostra resterà aperta un anno, allestita nel cuore di Firenze, a Palazzo Spini Feroni, oggi quartier generale di Ferragamo, dove Henry James scrisse Ritratto di Signora e, leggenda vuole, Dante incontrò nel chiostro Beatrice e rimase impietrito da tanta sovrumana bellezza.
Non amava parlare di sé, la signora Ferragamo, preferendo restare nell’ombra, minimizzando i risultati ottenuti: è lei che ha fatto grande l’azienda traghettandola verso le dimensioni di oggi. «Per questo si è deciso di onorarla con una mostra che esamini la complessa realtà femminile in Italia tra gli anni ’50 e ’60. Abbiamo raccontato la storia di altre donne che hanno coniugato l’affermazione della loro personalità con gli affetti familiari», spiega Stefania Ricci, direttore della Fondazione e del Museo Ferragamo, assieme a Elvira Valleri, specializzata in storia delle donne e in associazionismo femminile nell’Italia repubblicana, anche lei curatrice della mostra. Sono gli anni del cosiddetto boom economico. Anni di benessere e di fervore, ma anche anni di tensioni sociali, eversivi e audaci, anni delle grandi illusioni e dei bruschi risvegli. Il profilo del decennio è tracciato dal numero massiccio di nuove presenze femminili, quasi sempre anonime in ambiti che fino a poco tempo prima erano strettamente riservati alla popolazione maschile: una folla di donne si affacciava ai diversi settori del mondo del lavoro. Lungi dal voler disegnare il ritratto di una donna sola al comando, Donne in equilibrio si ripropone di rendere omaggio a quella “presenza fitta, indaffarata e feconda di donne, trama dell’Italia dei diritti”.
Vere funambole, mogli e madri e lavoratrici abituate a equilibrismi che nessuno chiederebbe mai ai loro mariti. La parola, che allora non si usava, è: multitasking. Del resto in molti ambienti è ancora così, molte donne devono accontentarsi di essere pagate meno dei loro colleghi. Alcune di loro – nelle professioni, nell’arte, nella politica – erano dotate di grande talento. Una, Rita Levi Montalcini, avrebbe poi vinto il Nobel. Molto è stato fatto ma molto resta ancora da fare: la loro battaglia almeno in teoria ha posto fine alla separazione dei ruoli legata al sesso. Il risultato di Donne in equilibrio – lo scrivono le stesse curatrici – “assomiglia a un puzzle al quale mancano ancora numerose parti”.
Quanti personaggi abitano le quinte di questa mostra-tributo a signore fuori scala: Anna Bonomi Bolchini lancia in Italia il Postal Market. Pluripremiate, ritirano lo Strega Elsa Morante con L’isola di Arturo nel ‘57 e Natalia Ginzburg con Lessico famigliare nel ‘63. Resiste la narrativa rosa, di donne per le donne, ma proprio in quegli anni, nel 1962, irrompe nel mondo parallelo dei fumetti un anomalo personaggio: Diabolik, nato dalla matita ribelle di due signore della borghesia milanese, le sorelle Giussani; e ancora, un architetto che si chiama Gae Aulenti e che trasformerà una stazione ferroviaria in un museo; una giornalista, Oriana Fallaci, che non ha paura di niente; due croniste di costume di un’eleganza feroce come CamillaCederna e Irene Brin; Giosetta Fioroni, che dipinge i suoi quadri con la vernice dei carrozzieri e nel 1964 inaugura la stagione della Pop Art italiana, esponendo alla Biennale di Venezia con Tano Festa e Mario Schifano. In questo decennio le donne che entrano nel mondo del lavoro sono diversi milioni, altre lavorano a domicilio e per questo sfuggono ai censimenti. Molte operaie e impiegate sono occupate nei settori delle telecomunicazioni, della produzione di apparecchiature elettriche mentre altre scelgono i nuovi lavori come la hostess, l’interprete o l’indossatrice, in cui la cura del corpo e la bella presenza sono occasione di riscatto. Ma all’università, nelle materie scientifiche le donne sono assenti; le ingegnere quasi non esistono, trascurabile è la percentuale delle laureate in medicina, il cui numero è oggi superiore a quello dei maschi. Ci sono professioni che sembrano vietate. Come quella di magistrato: solo nel 1963 la carriera in magistratura si apre alle donne.
Il percorso espositivo della mostra è un viaggio in una casa, un appartamento dove non ci sono porte da tenere obbligatoriamente chiuse, anche quella dello sgabuzzino delle scope, dell’aspirapolvere (di design) e dei detersivi. “La casa è il riflesso delle persone che ci vivono dentro. Se non ci si comporta con disciplina e amore, tutto si disintegra”, scrisse Wanda Ferragamo, e tanto per cambiare, aveva ragione.