Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  maggio 20 Venerdì calendario

Intervista al generale David Petraeus

NEW YORK – Non dobbiamo illuderci, la guerra in Ucraina diventerà guerra di posizione e sarà lunga. Ma il danno che deriverà per la Russia da questa avventura sarà irreversibile. David Petraeus, 37 anni nell’esercito Usa, leggendario generale/intellettuale americano ha le idee molto chiare. È di quei militari americani che piacevano a Oriana Fallaci: capo della missione in Afghanistan e in Iraq, capo della Cia, dottorato di ricerca in affari internazionali a Princeton, è uno dei più autorevoli osservatori dell’impatto geopolitico della guerra in Ucraina. Quando l’ho intervistato mi ha anche detto che il successo dell’Ucraina con l’aiuto dell’Occidente farà da deterrente per altri Paesi che potrebbero avere idee simili a quelle di Mosca come la Cina con Taiwan. Uomo diretto e chiaro, sottolinea la sua indipendenza dalla politica. Oggi è un partner del fondo Kkr.
In Europa molti auspicano una pace rapida fra Russia e Ucraina, condivide?
«Né Putin né Zelensky sono pronti a una discussione seria. Si studiano sul campo di battaglia: fuori Kharkiv gli ucraini hanno costretto i russi a una ritirata al di là del raggio d’azione della loro artiglieria e con gli aiuti dell’Occidente hanno buone prospettive per resistere. La Russia ora vuole rafforzare le posizioni conquistate dall’inizio della guerra, per poi prendere altro territorio. Per questo non vedo oggi un dialogo serio. Gli ucraini vogliono riprendere buona parte se non tutto il territorio di cui la Russia si è appropriata dal 24 febbraio. Molto dipenderà dall’assistenza dell’Occidente, anche economica e finanziaria. E dalla tenuta delle forze russe. La mia esperienza in guerra è che è molto difficile capire quando una forza militare sta per crollare.
Nel caso delle forze russe, la controffensiva ucraina ha reso loro unità d’attacco inefficaci. E arrivano sostituzioni poco addestrate. Ma i russi terranno duro. Per cui credo nelle forze ucraine ma non so quanto territorio riusciranno ariconquistare. Per il Donbass e la Crimea, sul tavolo, la decisione sarà degli ucraini, e non decideranno fino a quando non avranno visto quanto territorio riusciranno a riconquistare».
C’è un rischio nell’“umiliare” Putin? Dove ha sbagliato?
«La Russia e Putin hanno già perso molto. I piani di modernizzazione tanto pubblicizzati delle forze militari russi si sono rivelati una fantasia, ogni aspetto delle forze e delle operazioni russe è risultato deludente, dall’impostazione generale della campagna alla struttura organizzativa, alla leadership, alle armi vere e proprie.
Inoltre abbiamo capito che la cultura militare russa promuove crimini di guerra, non si preoccupa dei danni inflitti alle infrastrutture civili o della perdita di civili. Per cui se Putin voleva rifare grande la Russia ha in realtà fatto grande la Nato e l’Occidente ben prima che la Svezia e la Finlandia chiedessero l’altro giorno di entrare ufficialmente nell’Alleanza.
Aggiunga che l’enorme danno all’economia russa e all’entourage di Putin sarà irreversibile».
È vero che Putin attaccando l’Ucraina attaccava anche un Occidente che sentiva debole e per rafforzare i sovranisiti europei?
«C’erano sicuramente molti fattorinell’equazione di Putin. Quelli che lei ha menzionato, ma anche altri, la sua rabbia, voglia di rivalsa dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la percezione che l’Occidente ignorasse le necessità di sicurezza per la Russia, il suo revisionismo storico, la sua sicurezza di se stesso, la sovra-valutazione delle capacità delle forze russe e la colossale sottovalutazione delle capacità e della determinazione delle forze e del popolo ucraino. Non ha capito quanto l’invasione della Crimea e di una parte del Donbass nel 2014 abbiano peggiorato l’immagine della Russia in Ucraina».
A Washington Mario Draghi ha detto che questa è l’ora dell’Europa. Vede un’Europa più integrata anche militarmente?
Jean Monnet diceva che le crisi aiutano.
«Questa non è soltanto l’ora dell’Europa, ma è l’ora dell’Occidente, con un’amministrazione americana che ha dimostrato di saper gestire la crisi. Lo dico da indipendente, ho criticato duramente la Casa Bianca per quel che ha fatto in Afghanistan e con gli alleati. Per l’Europa e la Nato, molto francamente la chiave non è la riorganizzazione delle forze esistenti come le conosciamo o la creazione di nuovi quartieri generali, ma è piuttosto aggiungereinnovazione militare, in particolare nel cyber-spazio e nell’informazione. Naturalmente occorre poggiare su democrazie vive ed economie in sviluppo, perché sono quelle le fondamenta su cui poggiano la nostra forza militare e altre risorse».
Crede che un’Europa davvero unita possa bilanciare il bipolarismo di Cina e America?
«L’Unione Europa gioca già ora un ruolo centrale nell’evoluzione della situazione geopolitica odierna. Ho fiducia che continuerà, che l’Unione Europea e i suoi Stati membri determineranno come capitalizzare ulteriormente le enormi forze di cui dispongono e affrontare le loro sfide. Lascio le risposte sul futuro europeo a coloro che sono i veri esperti su cosa potrà diventare l’Europa, su come farlo e se sarà possibile o consigliabile».
Putin sembra aver perso molta credibilità: se dovesse cadere, c’è il rischio che arrivi qualcuno di più duro e miope?
«Mai fare previsioni su quel regime molto opaco che è il Cremlino di Putin. Rammento, a chi le fa, la battuta di Churchill del 1939: “Il Cremlino e’ un indovinello avvolto nel mistero all’interno di un enigma”. Al di là della propaganda e dei sondaggi, Putin ha perso credibilità in Russia fra chi sa cosa succede davvero sul campo di battaglia. È l’Ucraina e non la Russia ad aver vinto le battaglie di Kiev, Sumy, Chernihiv e adesso Kharkiv.
L’obiettivo centrale di Putin, sostituire Zelensky con una figura pro Russia, non sarà raggiunto. Il Cremlino ha invece ispirato il nazionalismo ucraino e l’unità della Nato. Ma ci sono ancora i suoi fedelissimi, leali, e Putin controlla ancora molte leve del potere. Detto questo non è mai chiaro quando un autocrate, in questo caso un cleptocrate, sarà rimosso fino a quando non succede. Un cambiamento sarebbe il benvenuto, ma non è detto che il successore sarà pronto a diffondere i valori di una democrazia liberale, anzi».
Possibile che la Cina e Xi siano stati consigliati male nell’appoggiare la Russia in questa guerra orribile che ha fatto decine di migliaia di morti?
«Non posso credere che il presidente Xi accolga bene quel che sta capitando in Ucraina, specialmente dopo aver annunciato la partnership con Putin alla vigilia delle Olimpiadi invernali di Pechino. L’Ucraina era un importante partner commerciale con progetti legati alla Via della Seta. E pensando alla sua imminente terza rielezione, immagino che Xi avrebbe preferito non avere i drammi che ha prodotto l’invasione russa dell’Ucraina.
L’operato russo deve essere fonte di forte imbarazzo per la leadership cinese. Al di là di questo, l’esperienza russa in Ucraina e la reazione coesa dell’Occidente, dovrebbe aver indotto caute riflessioni in molti Paesi del mondo, non solo in Cina».
C’è un rischio di guerra totale?
«Biden e i leader di altri Paesi della Nato sono stati chiari nell’affermare che non ci sarà una guerra totale e che si dovranno evitare i rischi in relazione all’attuale crisi in Ucraina.
Ma c’è un altro punto: il sostanziale rafforzamento della Nato, anche militarmente, sarà una componente chiave per la deterrenza».