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 2022  maggio 20 Venerdì calendario

La Colonia penale numero 52, lì dove vengono rinchiusi gli ucraini inaffidabili

Colonia penale numero 52, anche il nome fa paura. I primi duecento combattenti evacuati dall’Azovstal sono stati portati con i pullman a Olenivka, un villaggio a pochi chilometri da Donetsk, nell’autoproclamata Repubblica popolare separatista. Olenivka è famosa soltanto per una cosa: le sue due prigioni. La Colonia penale numero 52 è la più grande e, stando ai racconti che ne fanno gli ucraini, la più terribile. Si tratta di un vecchio istituto correttivo dove rinchiudono gli “inaffidabili” che non superano l’esame dei campi di filtrazione, come il Comando militare russo chiama quelle strutture che, nei territori occupati, usa per individuare sospetti, soldati e oppositori.
«Ci sono almeno tremila civili in ostaggio nella colonia, tra cui poliziotti, attivisti e trenta volontari che sono stati rapiti mentre portavano aiuti a Mariupol», ritiene la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmila Denisova. Di recente si è appellata alle Nazioni Unite perché la Colonia numero 52 sia considerata un crimine di guerra. «I civili vengono interrogati per ore, sono torturati con scariche elettriche. Sono atti di terrorismo, secondo la convenzione del Consiglio d’Europa».
Il sindaco di Mariupol Vadym Boychenko dice che a Olenivka tengono dieci persone in celle due metri per tre, senza possibilità di sdraiarsi, con poca acqua e cibo, e con il permesso di usare il bagno una volta al giorno. «Nella colonia hanno camere di detenzione temporanea e altre dove rimangono fino a tre mesi. Crediamo che vi siano migliaia di abitanti di Mariupol lì dentro, nonostante la struttura abbia una capienza di 850 posti». Petro Andriushchenko, consigliere del sindaco di Mariupol, usa la definizione più forte: «È un vero campo di concentramento costruito dalla Russia nel cuore dell’Europa».
Di quel che accade a Olenivka, o nell’ancor più famigerata Izolaytsia, la prigione segreta di Donetsk, si hanno pochi brevi filmati girati col telefonino e il resoconto di chi c’è stato in passato. Niente di certo si sa sulla destinaizone finale dei difensori di Mariupol. Con il silenzio assoluto imposto da Zelensky, la storia dell’evacuazione dell’Azovstal è raccontata solo dal Cremlino, che infatti rimarca il più possibile il concetto di «resa dei nazisti del Reggimento Azov» e diffonde questa cifra: 1.730 militari ucraini (tra Azov, marine della 36° Brigata, poliziotti, volontari, guardie di frontiera) usciti finora dal ventre dell’acciaieria. È un numero impossibile da verificare con fonti indipendenti. Il Comitato internazionale della Croce Rossa sul posto ne sta registrando i nomi classificandoli come prigionieri di guerra e specificando di non essere coinvolto nel loro trasferimento.
In un filmato che gira sulle chat russe, uno degli 80 feriti portati all’ospedale di Novoazovsk, sempre nella Repubblica separatista, spiega che si nascondevano al terzo piano sottoterra e che comunicavano con il Comando di Kiev via Internat grazie al sistema satellitare Starlink donato da Elon Musk. Sono tutte notizie da prendere con le molle. Come quella, accreditata ieri mattina dai media russi, dell’uscita dall’Azovstal del vicecomandante dell’Azov Sviatoslav Palamar. In serata, è stato pubblicato sui social un filmato in cui lo si vede dentro l’acciaieria. «Io e il comando militare siamo ancora qui. È in corso una determinata operazione di cui non rivelo i dettagli. Sono grato all’Ucraina e a tutto il mondo per il sostegno. Ci vediamo».