ItaliaOggi, 20 maggio 2022
Biografia di Lily Braun, la sociologa che voleva ripensare gli appartamenti per liberare le donne
Le nostre case sprecano spazio. Si rinuncia a una camera da letto per ogni bambino, pur di avere un salotto dove ricevere amici che vengono di rado, a volte mai, una sorta di santuario. E cucine abitabili, come si precisa negli annunci immobiliari, dove al più si fa un caffè al mattino, prima di accompagnare i figli a scuola, o andare in ufficio.
Ripensare gli appartamenti per liberare le donne, fu l’idea rivoluzionaria all’inizio del secolo scorso di Lily Braun, femminista, giornalista, sociologa e socialdemocratica. Ma il suo tentativo a Berlino fallì a causa dei costi e della Grande guerra. E anche perché era utopistico.
Lily era nata nel 1865, suo padre era un generale prussiano, la nonna materna Jenny era la figlia illegittima di Girolamo Bonaparte, il fratello di Napoleone. La sua pronipote Marianne, oggi novantenne, è la vedova di Richard von Weizsäcker, presidente della repubblica dal 1984 al 1994. Educata rigidamente in famiglia, già da ragazza cominciò a dubitare dei principi morali prussiani, e si ribellò al ruolo destinatole, di fedele moglie e madre.
Per Frau Lily i nuovi palazzi andavano progettati diversamente, con spazi comuni per la lavanderia, la cucina, una palestra, una sala per incontrare i vicini, e superare l’isolamento in cui si vive nelle metropoli. E le prime vittime erano le donne. Oltre un secolo fa, erano solo gli uomini ad andare in ufficio, le mogli restavano a casa ad attenderli. Erano gli angeli del focolare condannati alla solitudine e alla depressione.
Lily riuscì a far costruire la prima Einküchenhaus, la casa con cucina comune, nel mio quartiere di Charlottenburg, sul Lietzensee, il lago artificiale che oggi si trova in pieno centro, e nel 1901 era in periferia tra il verde. Il primo palazzo di Lily fu costruito nel 1908 in Kuno Straße 13, cinque piani, con riscaldamento centrale, anche questa una novità, un kindergarten, e una cucina ristorante unica per tutti i residenti. Con un telefono interno, altro lusso, le signore potevano ordinare pranzo e cena, che sarebbero giunti con un piccolo montacarichi. Comodo e rivoluzionario. Rapidamente tutti gli appartamenti, da due a cinque stanze, furono affittati o venduti.
Poco dopo, nel 1909, vennero inaugurate altre due nuove case «alla Lily», sempre in periferia, una a Friedenau, il quartiere dove negli anni sessanta al tempo del Muro andarono ad abitare Günter Grass e Hans Magnus Enzensberger, e il secondo a Lichterfelde. I palazzi, ideati dagli architetti Albert Gessner e Hermann Muthesius, avevano anche una terrazza e un giardino condominiale, e all’ingresso una sala per le biciclette e le carrozzine dei bambini. Il kindergarten era affidato a pedagoghi moderni e liberali.
Era inevitabile che il costo fosse elevato. Le case non vennero abitate da famiglie operaie, ma da borghesi abbienti, e donne singole ed emancipate. I conservatori denunciarono il progetto troppo rivoluzionario: le case erano caserme, pollai, un pericolo per la vita familiare. Anche la femminista Clara Zetkin criticò la riforma dell’amica Lili come «troppo elitaria».
Pochi mesi dopo, la società per costruire Einküchenhaüser dovette dichiarare fallimento. Era un’iniziativa privata, non venne finanziata dallo stato, come si sperava, il capitale per mandare avanti l’iniziativa non era sufficiente. La guerra diede il colpo di grazia. La casa al Lietzensee fu chiusa nel 1913, quella di Lichterfelde nel 1915, a Friedenau nel 1917. I palazzi vennero ristrutturati e in ogni appartamento fu installata una cucina individuale. A ogni donna il suo fornello. Ma il progetto proseguì per qualche anno ancora a Vienna e a Londra, dove nelle Isokon Flats visse Agatha Christie dal 1941 al 1947. Ma Lily era già scomparsa nel 1916. Il 6 agosto fu stroncata da un infarto mentre andava alla posta per ritirare una lettera del figlio Otto che combatteva al fronte.