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 2022  maggio 19 Giovedì calendario

Il ritorno della politica

La sorpresa per quanto è avvenuto nel delicato campo della politica estera alla vigilia dell’informativa di Draghi alle Camere è logica, disarmante, ma non dovrebbe essere – speriamo – allarmante. Non siamo di fronte a un capovolgimento della collocazione tradizionale dell’Italia sul piano internazionale. Anche se gran parte della maggioranza – Pd escluso – sta scherzando con il fuoco. Come sempre, è tutta interna la ragione per cui, prima Conte, che ha cominciato a chiedere un dibattito parlamentare con voto in anticipo sulla missione del premier in Usa, e poi via via Salvini e – incredibilmente per il suo ruolo di ex-premier – anche Berlusconi, insistono per un rallentamento, se non proprio un blocco delle forniture di armi all’Ucraina.
Salvini non vuol dare alcun vantaggio a Conte sul campo della crescente opinione pubblica pacifista. E Berlusconi non ne vuol concedere ai primi due. Salvini ha gestito una rischiosa mediazione con Draghi nell’incontro di tre giorni fa: lo scambio è stato tra la promessa di lasciare isolati i 5 stelle nell’aperta contestazione del premier, a partire dal dibattito di oggi, pur di ottenere un segnale da Palazzo Chigi. Che puntualmente è arrivato con il congelamento del quarto decreto sulle armi, non così urgente dato che quelle fornite finora dovrebbero risultare sufficienti fino all’inizio di giugno. Sul punto, Draghi ieri dopo l’incontro con la premier finlandese Marin, è stato sfumato: «Daremo nuove armi se serve».
Il dibattito parlamentare con votazione finale dovrebbe poi tenersi a fine mese: e a questo punto dovrebbero già essere poste le condizioni per un compromesso, che metta al primo posto, nella risoluzione di maggioranza, l’iniziativa diplomatica, e solo dopo gli aiuti di altro genere a Kiev. Un indirizzo accettabile da Draghi, che ha impostato in questo senso, il suo incontro con Biden, facendolo precedere dal decreto Aiuti, finanziato con 14 miliardi di interventi. Ma anche un modo per riaffermare il «ritorno della politica», con il premier subordinato alle manovre di piccolo cabotaggio di una maggioranza sempre più divisa e di coalizioni alla ricerca di una resa dei conti interna, in vista delle elezioni amministrative del 12 giugno. —