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 2022  gennaio 27 Giovedì calendario

Per la prima volta un roboto chirurgo ha operato un maiale


Il chirurgo, proprio lui, è rimasto senza mascherina per tutto l’intervento. La sua mano in compenso è stata perfettamente ferma. E ai colleghi con le braccia conserte che lo guardavano, il robot ha offerto un’anteprima del futuro che si prospetta attorno al tavolo operatorio. Il paziente addormentato non era ancora un uomo, ma un maiale. Sotto ai ferri che danzavano nell’addome in totale autonomia ci sono oggi delle cavie animali, ma visti i risultati pubblicati sulla rivista Science Robotics da ingegneri e informatici della Johns Hopkins University, presto toccherà a un uomo in carne e ossa.
Il robot Star, due bracci e due telecamere per operare in laparoscopia, ha eseguito una serie di interventi sull’intestino di 4 maiali nel centro di ricerca dell’università di Baltimora. È la prima volta che fa tutto da solo su un tessuto morbido come quello della pancia, particolarmente difficile, e con risultati che gli autori dello studio definiscono migliori rispetto ai chirurghi in camice e mascherina. L’operazione eseguita è stata l’anastomosi dell’intestino. «Dopo la resezione di un tumore, occorre ricongiungere i due tratti dell’intestino» spiega Francesco Basile, presidente della Società italiana di chirurgia e professore all’università di Catania. È un intervento delicato dal punto di vista manuale, perché la ricucitura deve essere molto precisa, l’addome è stretto e buio e il tessuto è soffice e sfuggente. «In compenso è piuttosto standardizzato, quindi adatto a un robot» spiega Basile. «Diverso è il caso della rimozione di un tumore. Lì bisogna osservare, decidere dove tagliare e cosa lasciare. La valutazione dell’uomo resta indispensabile».
Star è l’ultima specie nata dall’evoluzione dei robot chirurghi. La maggior parte degli strumenti oggi sono ancora affidati alle mani dei medici, che li guidano mossa per mossa. Star invece per operare da solo usa due bracci per tagliare e cucire dotati di sensori di pressione molto precisi. In un organo soffice come l’intestino bisogna dosare la forza e assecondare i movimenti del respiro. Ha poi due telecamere, una tridimensionale e una a infrarossi. L’aiuto dei robot sul tavolo operatorio è gradito ai chirurghi già oggi, anche sei loro movimenti non sono ancora autonomi. I primi strumenti risalgono agli anni ’90. Da allora hanno gradualmente guadagnato precisione e affidabilità. «Si usano per la rimozione della prostata, per punti delicati e difficili da raggiungere come il giunto esofago-gastrico, sotto al diaframma, o sul retto basso, in zone dell’addome profonde e con poca visibilità» spiega. Basile. «Operare col robot è meno faticoso. Si è seduti davanti a uno schermo, con un joystick e dei pedali. Il campo visivo è ingrandito, i dettagli sono spesso più chiari. Si elimina il normale tremore e il paziente ha meno sanguinamenti».