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 2022  gennaio 25 Martedì calendario

Ritratto di Licia Ronzulli

Garantisce la senatrice Licia Ronzulli, ormai più ciambellana che governante dell’esausto regno di Arcore, che il vecchio sovrano ricoverato «è un leone e tornerà presto a ruggire». Aggiunge, sempre in ambito ferino, che «gli sciacalli invece restano sciacalli». Ma poi ieri mattina, dopo essersi riconciliata con Sgarbi al tele-teatro Merlino, approfittando del sole si è portata a piazza del Quirinale, dove ancora una volta ha celebrato se stessa in magnifica simmetria fra cielo blu e statue bianche, con sguardo fascinoso, mani in tasca e spalle al Palazzo dei palazzi.
Quando gli storici, ma anche gli artisti del futuro dovranno ricostruire o trarre ispirazione dalla stagione terminale del berlusconismo ne troveranno fin troppa nella pagina Instagram di questa giovane donna (46) che oltre ad aver letto in teletrasmissione agli alleati, forse ha pure collaborato alla stesura dell’atto di abdicazione del Cavaliere, definitiva pietra d’inciampo della Seconda Repubblica.
Per dire: l’ultima story ronzulliana, purtroppo destinata alla cancellazione dopo 24 ore, era quasi lisergica: nuvole e bolle di cuoricini, pollicioni, musica di Porta a porta e di Elton John, bambine e bambini con la gommina in testa che facevano il tifo, parole retrattili e assai più sgargianti di quanto si potesse avvertirne il senso, “tag the team”, “yes we can” (povero Uolter!), “adventure”, “let’do it”, “go goooo” – ma dove andare, e a far che, con chi, perché?
Intanto lei ci dava dentro, una due, tre dieci Ronzulli che si susseguivano a ritmo sullo schermo in diverse versioni e morfologie, ma sempre con lunghi orecchini, intervistata, fotografata, rispecchiata e reduplicata negli altrui dispositivi ottici secondo la tecnica della mise en abyme; e di nuovo rock incalzante, di nuovo lampi e palloncini, faccette e saette, di nuovo orologi al quarzo che andavano sempre più veloci, tappeti rosa shocking, animazione di schede quirinalizie che si ammonticchiavano, “agree”, “interview” “decisions decisions decisions and more and more decisions”. A un certo punto, prima di Vespa e dopo Gasparri, sono apparsi in qualità di intrusi anche un perplesso Minzolini e Marco Damilano lievemente annoiato, mentre lei per iscritto proclamava: “Anbiamo – sic – il diritto e il dovere di esprimere”... boh.
Pare che in Forza Italia ormai non più solo i governisti ce l’abbiano parecchio con Ronzulli; è quasi certo che Meloni non la può vedere, mentre Marina figlia si fida assai, a prescindere dall’inclinazione pencolante verso Salvini; ma tutto questo, per quanto decisivo nell’interpretazione della politica, si assottiglia e sbiadisce dinanzi alla piena dell’effetto visuale che non prevede penombre, chiaroscuri, sfumature. La politica come un incrocio di racconti, linguaggi e immagini assemblati da social media manager per l’uso di onorevoli bimbeminchia appassionate del web; nulla comunque che riguardi più l’etica del Bene comune, tutto a vantaggio dell’estetica del consenso pubblico, amen.
Resta l’aspetto cortigiano, quello sì, a ricordare agli immemori che si tratta pur sempre del Secondo Cerchio Magico, insieme femminile e tribale, nemesi toccata in sorte al partito monarchico e fallocratico per eccellenza. Ci si potrebbe scrivere un saggio sulfureo, ma basterà sapere che da un paio d’anni il duo Ronzulli-Fascina ha scalzato il duo Mariarosaria Rossi-Pascale, avvicendamento problematico solo per le avvicendate.
Detto questo, Licia è affabile, simpatica, svelta e sinceramente affezionata al povero Berlusca ruggente. Fisioterapista di vaglia, l’ha curato dopo i tagliandi e dopo l’aggressione con la statuetta del Duomo. In tribunale ha testimoniato sul Priapetto da girotavola; alla radio ha proposto di intitolare dei club a Dudù, pure lanciandone il claim: “Fai come Dudù, apri un club anche tu”; e quando il Cavaliere ha compiuto 81 anni, come segnaposto di cioccolato gli ha messo quello col numero 18. Lui tutto contento, bei tempi.