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 2022  gennaio 25 Martedì calendario

Intervista a Ian Ghislaine

LONDRA – «Eccola, 10 giugno 2019. È la nostra ultima foto insieme, qui a Londra: la reunion di tutti i fratelli Maxwell. Anne, Kevin, le gemelle Isabel e Christine, Philip, il sottoscritto. E poi Ghislaine. Che dopo quel giorno scomparve». Fino all’arresto, nel luglio 2020. L’ex casa londinese di Ghislaine Maxwell a Kinnerton Street, dove il 10 marzo 2001 il principe Andrea venne fotografato insieme alla 17enne Virginia Roberts Giuffre che lo accusa di stupro, è a poche centinaia di metri dall’hotel dove incontriamo Ian Maxwell, il fratello di Ghislaine, la 60enne ex socialite inglese in carcere a New York e giudicata colpevole di traffico sessuale di minorenni a favore del pedofilo miliardario e suo ex compagno Jeffrey Epstein.
Sessantacinque anni, ex erede del fallito impero editoriale di famiglia, oggi a capo del think-tank Combating Jihadist Terrorism, Ian è il settimo dei nove figli del controverso tycoon Robert Maxwell. È convinto che Ghislaine sia «innocente perc hé capro espiatorio di Epstein e della giustizia Usa», nonostante la recente sentenza e numerose testimonianze contro di lei di vittime dell’americano suicida nel 2019. Ma, soprattutto, Ian è un testimone straordinario delle fortune e delle maledizioni della drammatica dinastia dei Maxwell, capeggiata dal “Murdoch” di metà secolo scorso: il potentissimo Robert Maxwell, allora a capo di un impero mediatico incluso il Daily Mirror, nato in Cecoslovacchia nel 1923 in una famiglia ebrea ortodossa, sopravvissuto all’Olocausto e protagonista di un’ascesa strabiliante fino al crollo: finanziario, per truffa, e fisico, al largo delle Canarie. Dove morì annegato nel 1991, inabissatosi dal suo yacht “Lady Ghislaine”, in circostanze tuttora misteriose. S econdo alcuni, Ghislaine, figlia più piccola e “preferita” dell’imprenditore, sarebbe passata dall’amare un “mostro” come Robert Maxwell a un altro come Epstein. «Una teoria fallace», ribatte subito Ian. «E mio padre non era un mostro come dite».
Ma sua madre Elizabeth, nelle memorie “Anche il sole è amaro”, lo descriveva «crudele, autoritario, dittatoriale, egoista, despota».
«È vero. Ma non dimentichi che quel libro fu pubblicato tre anni dopo il crack di mio padre. Eravamo rimasti senza niente. Niente. E poi mamma era il “soft power” in famiglia. Fu lei a decidere che i figli sarebbero stati tutti protestanti e non ebrei».
Nonostante la famiglia di Robert Maxwell fosse stata sterminata dai nazisti.
«Già. Lui e mamma ebbero nove figli: nove come i componenti della famiglia di papà. Robert Maxwell volle ricrearla così, con noi. Ma anche mia madre, ugonotta, ebbe generazioni uccise dai cattolici. Le vite dei miei genitori erano segnate da stragi».
Ma è vero che Robert Maxwell umiliava lei, Ghislaine e il resto della famiglia?
«Qualche volta capitava. Ma non sempre. Ha avuto una vita difficile. Si è fatto da solo».
E allora com’era suo padre?
«Come lottare contro un toro. Anzi, come il sole: se ti avvicinavi ti bruciavi, se ti allontanavi ti gelavi.
Serviva un compromesso, sempre.
Una mattina, avevo 18 anni, entra in camera mia e mi ordina: “Tu vai in Giappone!».
Perché?
«Smistava i figli nei continenti, per “coprire” ogni area del mondo.
Oppure quando “mi vendette” a una fondazione del principe Carlo, per lavorare gratis. Una volta mi licenziò pure».
Come mai?
«Non riuscii ad andare a prenderlo in aeroporto. Per lui era finita. Dopo tre mesi di silenzio mi richiama. Mi riassunse, al 50% della paga».
Crede che suo padre venne ucciso?
«Alla notizia, provai dolore e liberazione insieme. Credo fu un incidente. Ghislaine, invece, è convinta che sia stato ucciso. E lo stesso pensa di Epstein».
Ghislaine era la favorita di papà Robert. Lei ne era geloso?
«Non era la favorita, ma la più viziata. Dopo la morte per leucemia di nostra sorella Karine a tre anni nel 1957 e quella di nostro fratello Michael nel 1967 dopo sette anni di coma, i miei genitori trascurarono Ghislaine. Allora lei, a 3 anni, urlò: “Mamma, io esisto!”. Da quel giorno venne trattata con un occhio di riguardo. Ma non credo fosse la preferita di mio padre, che pure era gelosissimo di Ghislaine: faceva scappare tutti i fidanzati».
E lo yacht chiamato Lady Ghislaine?
«Papà voleva dedicarlo a mamma, ma c’era già una barca di nome “Lady Elizabeth”».
Ghislaine è stata giudicata colpevole di gravissimi crimini. Ne ha mai parlato con lei?
«Ghislaine è innocente. È stata usata da Epstein. Dopo la prima condanna di quest’ultimo nel 2009 non sono più stati insieme».
Ma ci sono numerose testimonianze di ragazze contro di lei.
«I ricordi sono imprecisi dopo tanto tempo. I testimoni sono stati interrogati in maniera impropria.
Inoltre, diversi membri della giuria hanno dichiarato il falso nella selezione per questo processo.
Chiederemo ricorso».
Si sente con Ghislaine?
«Tramite gli avvocati. Al telefono non parliamo per non aggravare la sua posizione. Teme di “essere uccisa come Epstein”, dice. Ci siamo incrociati in tribunale ora che noi fratelli siamo andati a New York a sostenerla: l’ho vista per la prima volta dopo oltre due anni.
Era sciupata, la trattano male in cella».
E che cosa vi siete detti?
«Lei mi fa: “Che strano vedersi qui, Ian!”. Poi qualche chiacchiera su mio figlio, la nostra famiglia. Abbiamo parlato in francese, per non far capire niente alle guardie. Ma ricordatevelo: noi Maxwell siamo dei combattenti. E farò di tutto per tirare fuori Ghislaine da quella cella».