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 2022  gennaio 25 Martedì calendario

Quella gran picchiatella di Sara Cunial

Non serve una studiosa di Simone de Beauvoir per sapere che ogni epoca ha i mandarini che si merita, né il delegato della Perugina a mettere Tolstoj nei bigliettini dei cioccolatini per dirci che ogni picchiatello è picchiatello a modo suo ma tutti i picchiatelli sono uguali.
Ieri, mentre le classi dirigenti italiane guardavano votazioni quirinalizie con lo sguardo ipnotizzato con cui Yvonne Sciò fissava l’oblò della lavatrice in un film di Verdone, gli americani commentavano un discorso di RFK jr.
Il figlio di Robert Kennedy, smanioso di spingerci a fare quell’antica battutaccia sulla parte migliore della famiglia che è sottoterra, durante un comizio spiegava quanto siano dittatoriali i vaccini, quanto sia brutale quella specie di obbligo non esplicitato in vigore un po’ ovunque, e auspicava per sé e per noi un più lieto destino d’olocausto: almeno Anna Frank poteva attraversare il confine e rifugiarsi in Svizzera e vivere tranquilla nella sua soffitta. L’ha detto davvero. Un altro che s’è addormentato sul divano e non ha visto come andava a finire il film.
Da questa parte dell’Atlantico, noialtri guardavamo la diretta di Mentana, che una volta era il miglior programma in queste occasioni. Purtroppo, a questo turno elettorale, ha dovuto cedere il primato a Maria Latella, della quale su SkyTg24 va in onda – solo il giovedì sera: ma non si può avere tutti i giorni? Il paese ne ha bisogno, il paese ne ha diritto – un’incredibile cena. In un appartamento che non è quello della Latella (ma, mi dicono, è nel suo stesso palazzo) viene messa in scena una cena a casa Latella.
Nella prima puntata, giovedì scorso, il tema era quirinalizio (spero lo sia sempre, spero queste votazioni durino almeno fino a giugno); c’erano ospiti Giancarlo Leone, Carlo Calenda (con più fondotinta di Moira Orfei), Roberta Pinotti e Giancarlo De Cataldo. Quest’ultimo, a domanda, ha spiegato che lui non fa mai nomi. Pensa cosa ne sarebbe degli equilibri della nazione se De Cataldo ci svelasse chi preferirebbe al Quirinale. Giammai.
Nella finta casa della Latella ci sono libri di quelli di chi non legge (rilegati in pelle), soprammobili di quelli che solo nelle case romane, e dettagli che ce la facciano sembrare vera: quando la telecamera stacca dagli insistiti primi piani del vino sponsor, e inquadra l’intera tavolata, si vede tra i quadri una foto della Latella. La Latella, in una scenografia che dovrebbe sembrare casa Latella, ha messo una foto della Latella. Che cos’è il genio.
Un plauso anche alla produzione che, i cinque disgraziati, li fa mangiare davvero. Il risultato è che c’è sempre qualche porocristo impietosamente inquadrato mentre con la lingua tra una gengiva e una guancia cerca di scansare pezzi di cibo. Nessun reality è così reale, nessuna presidenza è così appassionante.
Da Mentana cercano di mettersi in pari dando notizia di Salvini che esce da un colloquio. Damilano chiede: «Aveva il sorcio in bocca?», ed è subito Roma – imbattibile nella spiccia volgarità.
Nel frattempo arriva la RFK jr. che ci possiamo permettere. Di Sara Cunial avevo già raccontato quando la baronessa rampante aveva stabilito la residenza in un hotel che non rispettava le regole pandemiche, per non farlo chiudere. Ieri, la Cunial è stata il momento più alto d’una diretta che, vista senz’audio, sarebbe parsa uno sketch dei Monty Python. In studio c’era gente che parlava normalmente, senza mascherina, come sempre è accaduto dall’inizio della pandemia; collegati, c’erano inviati che, da in mezzo alla strada, raccontavano cosa stesse succedendo saldamente mascherati benché all’aperto.
Quando è arrivata la Cunial, e ha cercato di votare nella cabina predisposta all’esterno per i deputati e senatori positivi che arrivavano in ambulanza, e le è stato negato l’accesso in quanto non positiva ma semplice capricciosa che si rifiuta d’esibire il certificato verde, la soffitta di Anna Frank stava quasi per essere evocata di nuovo (come ambizione, non come monito).
Cunial ha radunato le telecamere e ha elencato le categorie di cittadini che, diversamente da lei, avevano diritto di voto. Ogni «cosiddetto sano, cosiddetto greenpassato, cosiddetto positivo, cosiddetto vaccinato». Greenpassato sa subito di com’era verde la mia valle, ma non distraiamoci. In che senso «cosiddetto»? Cunial, cosa sa che noi no?
Pensiamo d’esser sani ma è tutt’un’illusione? Il mio colesterolo sta ancora peggio di quanto dicano le analisi? I positivi sono in realtà negativi? (Che ci siano un po’ di pasticci nei risultati delle analisi è in effetti esperienza comune).
Parli, Cunial. Ci dica la verità. Lei, con la mascherina abbassata come in quella puntata di South Park del primo anno di pandemia, quella dei pannolini per il mento. Lei, che mica si limita a tenere il naso fuori come tutti, da Emma Bonino in giù. (Due anni, e neanche le migliori di noi hanno imparato a tenere il naso dentro la mascherina. Se decidiamo che presidente della repubblica può diventare solo chi tiene il naso dentro la mascherina, il numero dei candidabili si restringe molto).
Cunial, io la ringrazio. Avrebbe potuto tenere il naso fuori, come tutti, e invece aveva fuori anche la bocca; avrebbe potuto usare a casaccio «sedicente», come tutti, e invece ha usato a casaccio «cosiddetto». Cunial, lei è un talento originale. Speriamo che la Latella la inviti a cena, e le chieda cosa ne pensa dell’ipotesi Anna Frank al Quirinale.