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 2022  gennaio 21 Venerdì calendario

Guardare la terra da Frascati


FRASCATI – La lavagna con i calcoli scritti a pennarello c’è. È nera, a differenza di quella su cui Leonardo Di-Caprio traccia nervosamente le formule in una delle prime scene di “Don’t Look Up”. «L’abbiamo messa lì per i giornalisti – confessa con un sorriso Luca Conversi, 42 anni, di Roma, fisico responsabile del Near-Earth object coordination centre (Neocc) dell’Agenzia spaziale europea – da quando è uscito il film siamo sepolti da richieste di interviste». Siamo a Frascati nel complesso dell’Esrin che ospita il centro di osservazione della Terra da satellite. Nei nuovi uffici open space, inaugurati a ottobre, ci sono le postazioni delle sentinelle del Pianeta, che “guardano in su” per avvertirci dell’arrivo di minacce dallo spazio: asteroidi o comete.
Le scrivanie sono quasi tutte vuote. Si lavora in smart working, per gli astronomi è normale, perché si fa rete in tutto il mondo. Parte da qui la critica di Conversi alla pellicola: «Mi ha divertito, ma ho notato cose poco realistiche, a cominciare dalla lavagna, noi abbiamo software che fanno i calcoli al posto nostro. E poi, ci tengo a dire questo: nel film gli scienziati informano della scoperta una catena di potere che arriva fino al presidente degli Stati Uniti. Nella realtà i dati sono tutti pubblici, niente è tenuto nascosto».
Il Neocc di Frascati è uno dei due centri, assieme a quello della Nasa, che calcola le orbite e lavora con l’Onu per la difesa planetaria: «Chiunque abbia un telescopio semi professionale può fare misure e caricarle sul sito del Minus planet center – aggiunge Conversi – c’è una comunità amatoriale numerosa. Su quelle misure e su quelle fatte dai nostri telescopi, noi ricalcoliamo l’orbita e la probabilità di impatto». Il 18 gennaio l’asteroide 7482 è sfrecciato a 1,6 milioni di chilometri da noi. È un bestione del diametro di oltre un chilometro, ma Conversi e i suoi colleghi erano tranquilli: «Lo si osserva da 25 anni, conosciamo la sua traiettoria».
È quello che fa la differenza. Appena viene scoperto un nuovo asteroide ci sono pochi dati, l’incertezza sulla sua orbita è molto grande. Viene raffinata mano a mano che lo si insegue sullo sfondo delle stelle. Nel 2004 di fronte ad astronomi e fisici si presentò per la prima volta la concreta possibilità di una catastrofe: «Io non c’ero, ma mi hanno raccontato l’apprensione in quei mesi», dice Conversi. Parla di Apophis, la probabilità che ci colpisse nel 2029 arrivò al 2,7%. Un rischio reale. Dopo mesi di osservazioni si arrivò a escludere il peggio. Se accadesse oggi si muoverebbero il Cneos della Nasa, il Neocc e il NeoDys dell’Università di Pisa: «Confronteremmo i calcoli e dopo una conferma renderemmo pubblico il rischio di impatto nel giro di poche ore», aggiunge il fisico.
Il Neocc ha una lista di circa 1.300 “osservati speciali”: «Quello in testa alla nostra risk list ha una probabilità su 3.000 di colpirci nel 2023 – sottolinea Conversi – ha un diametro di 70 metri. Se fosse metallico, scaverebbe un cratere largo un chilometro e mezzo, venti volte il suo diametro», dice indicando uno dei meteoriti esposti nella teca trasparente in un angolo della sala. È grande come una fetta di cocomero ma pesa otto chili.
Il terzo in lista ha una probabilità su 14 di piombarci addosso, tantissimo. Ma è grande come un bus, gran parte si consumerebbe in atmosfera e farebbe pochi danni, se ci colpisse, nel 2095. Le statistiche dicono che un impatto devastante come quello che provocò l’estinzione dei dinosauri capita ogni decine di milioni di anni. Sono asteroidi enormi, e si trovano (e seguono) con facilità: «Conosciamo oltre il 90% di quelli grandi più di un chilometro – dice Conversi – e ogni sei mesi circa troviamo nuovi asteroidi potenzialmente pericolosi. Ma i nostri software ci dicono che per i prossimi cento anni possiamo stare tranquilli».
A patto che dallo spazio profondo non sbuchi una cometa che punta verso di noi come in “Don’t Look Up”. Per il fisico dell’Esa è lo scenario peggiore: «È la parte che si avvicina di più alla realtà. Se dovessimo scoprire una cometa che ci viene addosso entro pochi mesi, non servirebbe deviarne la traiettoria. Sarebbe troppo tardi».