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 2022  gennaio 21 Venerdì calendario

Un processo su 3 viene prescritto


Due dei sintomi della febbre della giustizia a Napoli. Un processo su tre si prescrive in Corte d’Appello. Alcune misure cautelari vengono disposte dal Gip anche due anni dopo le richieste del pm. “Tempi inaccettabili, un fatto dirompente”, sottolinea sul punto il procuratore generale di Napoli Luigi Riello. Che invoca un numero di Gip “almeno triplicato” rispetto agli attuale 45. Mentre per le prescrizioni a tambur battente “che riguardano soprattutto i reati meno gravi, che però sono quelli che danneggiano in concreto la vita di tante parti lese – ricorda il presidente della Corte d’Appello Giuseppe De Carolis – siamo pure migliorati rispetto all’anno scorso, quando le prescrizioni furono il 40%”.
I dati e le analisi anticipati alla conferenza stampa di presentazione dell’anno giudiziario sono cronici. “Siamo costretti a dire sempre le stesse cose” commenta sconsolato Riello: aumento tendenziale dei reati, cresciuti quasi del 10%, con eccezione dei riciclaggi e delle ricettazioni, un numero di clan e di omicidi “che non c’è da nessuna parte”, affrontato con la sproporzione dei vari organici degli uffici giudiziari: ovvero tanti pm e pochi giudici.
Di qui l’imbuto. E la riforma Cartabia, osservata dalla lente del Palazzo di Giustizia di Napoli, sembra un rimedio peggiore del male. “Non riporta soltanto cose particolarmente negative” dice Riello a margine di una domanda. Una bocciatura elegante, perché segue le parole di De Carolis: “Provate a fare fare 57mila processi in secondo grado in due anni con 39 giudici: già sappiamo che la gran parte di questi processi diventeranno improcedibili”. La famosa tagliola dei due anni.
Non tutto il male viene per nuocere, se le improcedibilità e le prescrizioni, come annota paradossalmente De Carolis, tornano utili “per fare i numeri richiesti dal disposition time del Pnnr. Li ottemperiamo con la giustizia formale, mettendo a posto le carte, con le prescrizioni, ma è una cosa triste”.
Come è triste ricordare che la piaga più importante di Napoli non è il traffico. “Dobbiamo attrezzarci all’assalto della camorra con l’arrivo della torta, i fondi del Pnrr” è l’allarme di Riello. Come affrontarlo? “Distrettualizzando i reati, per avere una cabina di regia ed evitare la polverizzazione tra le varie procure delle indagini sui finanziamenti”.