Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  gennaio 21 Venerdì calendario

Periscopio

Casini non lo vedo come futuro presidente della Repubblica. È troppo giovane. Mauro Suttora (Federico Ferraù). Il Sussidiario.net.

Francesco Cossiga mi disse che «Giulio Andreotti è un grande statista; ma dello Stato del Vaticano». Aldo Cazzullo. Corsera.
Conte vorrebbe andare ad elezioni nel 2022: sa che se si vota a scadenza naturale, Di Maio gli riprende il posto. Matteo Renzi. Maria Teresa Mieli. Corsera.
Negli anni Novanta il centrodestra portò in Parlamento, fra gli altri, due dei maggiori pensatori politici del dopoguerra, Gianfranco Miglio e Lucio Colletti. Ogni tanto è parso che vi si avvicinassero imprenditori importanti e tecnici di livello. Come i professori di Forza Italia, costoro sono stati però valorizzati per un breve periodo, poi rapidamente messi da parte. Alberto Mingardi. Corsera.
È bastato che Berlusconi si muovesse, per scombinare i giochi di alleati e avversari. «Tutti lo davano per morto», commentava giorni fa Confalonieri in uno dei tanti colloqui con esponenti del centrosinistra: «Invece ha ripreso una centralità politica su cui nessuno avrebbe scommesso». Tommaso Labate. Corsera.

Quando si è dimesso il mio amico Zingaretti qualche dirigente del partito disse “facciamo il congresso”. Ma avremmo potuto fare il congresso mentre quadruplicavamo i posti letto, c’era la pandemia che infuriava, 90mila posti di lavoro perduti in Emilia Romagna? No, macché. Ci potevamo permettere un congresso, cioè chiuderci come imbecilli per quattro mesi per le regole che abbiamo nel nostro statuto, prima tra gli iscritti e poi tra gli elettori mentre il Paese fuori aveva paura di morire, di essere ricoverato? Ci avrebbero dovuto mandare via a calci nel sedere tutti. Stefano Bonaccini. Presidente della Regione Emilia Romagna. (Carlo Valentini). ItaliaOggi.
Il vero Gianfranco Rotondi è cresciuto nella grande Sagrestia nazionale: prima giovanissimo avversario irpino di un gigante come Ciriaco De Mita, poi parlamentare per sei legislature (Ppi, Cdm, Udc, Nuova Dc, Dc Autonomie, Nuovo Psi, FI e Pdl). I democristiani, da subito, imparavano la dottrina della misura, dell’opportunità, della prudenza ai limiti della scaramanzia; invece sentite questo Rotondi cosa va a dire in giro: «L’elezione di Berlusconi? Complicata, tuttavia i miracoli avvengono». Fabrizio Roncone. Corsera.

Putin è ovviamente meno brutale. Il suo non è un totalitarismo. È una autocrazia mascherata da semidemocrazia. Ma la logica è analoga. La Russia postcomunista come la Russia comunista, come la Russia degli zar soffre della sindrome di accerchiamento. E dunque anche dopo la centrifuga disintegrazione dell’impero vuole una cintura di sicurezza. La vecchia non c’è più. Tutti gli ex satelliti europei più i Paesi baltici, più gli Stati della diaspora jugoslava sono entrati nella Nato. Eppure da Bush senior e da Clinton il predecessore di Putin, Boris Eltsin, aveva ricevuto assicurazioni contrarie. Ora anche l’Ucraina vorrebbe farne parte. E Putin, dopo la Crimea, traccia una linea rossa. Cesare De Carlo. QN.
Il Vittoriale è rimasto sempre in attivo grazie allo sbigliettamento (chiudiamo a 180 mila visitatori, più 70 mila rispetto al 2020). Abbiamo trasformato quel progetto visionario che voleva D’Annunzio: un luogo dove pulsassero natura, storia, vita e bellezza e dove fosse omaggiato nei tempi. Giordano Bruno Guerri, storico e presidente del Vittoriale. (Francesco Specchia). Libero.

La Dc, che era molto giacca e cravatta, fu la più scossa dagli eventi. Dopo decenni di convivenza con le Sinistre, tra quotidiana frequentazione parlamentare e accordi sottobanco, iniziò a diffidarne. Un gagliardo anticomunismo aveva attecchito soprattutto tra le nuove leve cattoliche, cresciute in antitesi al clima sinistrorso degli anni ’70. Il vivaio più nutrito fu Comunione e Liberazione, vivace conventicola studentesca fondata dal prete milanese Luigi Giussani. Per farla breve. Il sangue che scorreva per le strade suscitava tanto all’interno della Dc che del Pci reazioni diverse, favorendo divisioni che in politica si chiamano correnti. Giancarlo Perna: “Ring”. Guerini e Associati.
Berlusconi mi sembra un po’ come re Lear che sottopone le sue figlie a una gara di adulazione. Quella che gli è affezionata si rifiuta di dichiarare la sua devozione, quelle che invece lo sommergono di dichiarazioni affettuose lo prenderanno prigioniero. Mi pare che il Cavaliere tenda a dare retta alle adulatrici Regan e Goneril e non abbia una Cordelia che lo richiami alla realtà. Marco Follini, ex deputato Dc e poi Udc (Monica Guerzoni), Corsera.

Umberto Eco mi considerava il suo miglior nemico. Era un uomo dotato di una forma di intelligenza che io ritengo minore, ovvero un misto di efficienza mentale e di furbizia. Perché era un intellettuale di élite che per avere successo ha abbracciato la cultura di massa. O meglio, per essere più precisi: era un intellettuale mascherato di élite la cui vera passione era la cultura di massa. Alfonso Belardinelli (Nicola Mirenzi). Huffington Post.
In seconda media nella mia scuola di Napoli si aggiunse una materia nuova: lingua estera. Era il francese, dilagante perché il fascismo aveva stoppato la formazione di prof d’inglese, aborrito idioma della “perfida Albione”. Ricordo anche questa professoressa con ammirazione, alta e solenne come un trumeau e un pesante chignon dietro al volto ottocentesco: ci memorizzò le consonanti mute in fine di parola con la frase mnemonica DéPôt Du Gaz X e ci aiutò a capire che Matin si leggeva Matàn e non Matèn. Le sue nasali facevano venir voglia di soffiarsi il naso. Gianni de Felice. ItaliaOggi.

Canticchiavo in privato qualche testo di Paoli e Tenco. Mimmo Locasciulli, ascoltandomi, disse che avevo una bella voce. Poi durante una cena alla quale c’era De Gregori, Mimmo gli disse: Francesco dovresti sentire Haber quando canta. E lui di controvoglia mi ascoltò. Restò sorpreso. Disse che gli piaceva il mio modo di cantare. E allora, gli chiesi, perché non scrivi una canzone per me? Qualche tempo dopo compose La valigia dell’attore. Non è solo una canzone, è un concentrato di immagini, di dettagli che ne rivelano la grandezza poetica, anche se so che non ama che lo definiscano poeta. Alessandro Haber, attore. Antonio Gnoli. La Repubblica.
Il pittore che apprezzo di più è René Magritte. Nel mio museo è esposta La fenêtre ouverte. Il suo surrealismo fa pensare all’oltre. Luigi Carlon, imprenditore (Stefano Lorenzetto), l’Arena.
Sano è chi rifiuta di essere quello che è. Roberto Gervaso, scrittore.