Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  gennaio 20 Giovedì calendario

Djokovic acquista l’azienda delle pillole anti Covid

Recupero a fondo campo o clamoroso contro break di un match deciso a tavolino? L’opinione pubblica si divide ancora una volta dinanzi all’ennesimo colpo di scena della vicenda che ha come protagonista Novak Djokovic. Il numero uno della classifica Atp ha acquistato l’80 per cento di QuantBioRes, azienda danese di biotecnologie che sta lavorando allo sviluppo di una cura per il Covid-19. A riferirlo alla Reuters è Ivan Loncarevic, a.d. della start-up che si occupa di «cure e trattamenti contro la batterio-resistenza e contro i retrovirus», tra cui il Covid-19. Djokovic ne acquisisce le quote a giugno 2020, alcuni mesi dopo l’inizio della pandemia. La società sta studiando un metodo di «neutralizzazione» del Sars-CoV-2, ovvero una «cura alternativa» al vaccino.
QuantBioRes conta sul contributo di undici ricercatori distribuiti tra Danimarca, Australia e Slovenia che stanno sviluppando un peptide (composto chimico) in grado di inibire il virus. Le prove cliniche inizieranno la prossima estate in Gran Bretagna per la messa a punto di quello che Loncarevic sottolinea essere un trattamento e non un vaccino. Secondo il registro danese delle imprese, Djokovic e sua moglie Jelena possiedono rispettivamente il 40,8% e il 39,2% della società, ovvero di fatto la famiglia del tennista dei record è azionista di maggioranza della start-up. La notizia assume rilevanza maggiore dopo il doppio fallo commesso dal campione che, invano, ha tentato di entrare in Australia senza la vaccinazione richiesta dalle autorità di Canberra. Con l’obiettivo di conquistare il 21esimo titolo del Grande Slam, che lo avrebbe elevato al di sopra dei rivali Roger Federer e Rafael Nadal. Il progetto si è infranto per due volte sullo scranno dei tribunali nazionali, e così Djokovic, che ha schiacciato tutti i suoi avversari ovunque, su terra rossa, erba e cemento (Forbes lo ha inserito tra i 50 atleti più pagati al mondo per il 2021), ha perso la partita più difficile fuori dai campi da tennis.
Dopo la battaglia legale, che lo ha tenuto in un limbo per dieci giorni, infuocando il dibattito mondiale tra chi invocava giustizia ed equità di trattamento sul vaccino e vax scettici, il tennista è stato costretto a lasciare l’Australia, dove in teoria non potrà mettere piede per tre anni.
«Estremamente deluso» pur «rispettando la sentenza», come ha commentato a caldo prima di salire a bordo di un volo per Dubai, si è trascinato dietro un caso diplomatico tra Canberra e Belgrado. E ora sta scaricando le frustrazioni lontano dai riflettori nella sua Serbia, ma rischia di essere escluso dagli Open di Francia a maggio. Parigi esclude qualsiasi eccezione della legge sul vaccino. C’è chi dice che la divulgazione della notizia del suo attivismo nella ricerca sia il tentativo di un rilancio d’immagine nella lotta al virus, o che sia stata fatta filtrare per aumentare appetito e interesse su QuantBioRes. O più semplicemente il campione 34enne starebbe puntando tutto su una cura alternativa per il Covid prima che l’anagrafe e le autorità sportive condannino in via definitiva le sue ambizioni stellari.