La Stampa, 19 gennaio 2022
Biografia di Lorena Cesarini raccontata da lei stessa
Una romana de Roma, tifosa della Roma, un’attrice trentaquattrenne che ancor prima che si apra il Festival di Sanremo ha già messo a segno un primato: la prima co-conduttrice afro-italiana a calcare il palco dell’Ariston. Sulla via di Sanremo dove conoscerà gli autori che le devono confezionare una sorta di copione, Lorena Cesarini per la seconda serata del Festival a lei destinata, vuole essere perfetta.
Lorena, ha già detto che vorrebbe fare un monologo dell’inclusione. Ha sofferto molto il suo essere di colore?
«In realtà, affatto. Niente problemi a scuola e niente problemi all’università. Però non si può negare il dato, soprattutto in Italia. Io non sono stata vittima di razzismo e di bullismo, sto conoscendo in questi giorni il fenomeno sui social. Gli hater si sono scatenati con insulti e commenti velenosi. Ho scoperto però che lo stanno facendo anche con le altre quattro "colleghe", non sono la sola a subire attacchi».
Chi le è stato vicino?
«Il mio ragazzo, viviamo insieme e lui mi sopporta e mi supporta. Verrà a Sanremo con me».
È un attore anche lui?
«No, assolutamente ma capisce perfettamente quello che sto vivendo e mi aiuta».
In che modo?
«Mi cucina. Io non sono capace ma lui è bravissimo. Sarà perché è napoletano... E io mangio, di tutto e parecchio. Ho un ottimo metabolismo per fortuna».
Parlavamo di scuola e di università. Lei ha un percorso accademico singolare. Me ne parla?
«A 13 anni si è troppo giovani per scegliere i corsi successivi. Io seguii semplicemente la mia amichetta del cuore e mi ritrovai in un istituto tecnico commerciale».
Un indirizzo poco adatto a Lettere e Filosofia.
«Pochissimo però io sono una perfezionista e una secchiona. Ho studiato tanto e tutto è andato bene. Voti alti e una laurea con 110. Peccato per la lode mancata, ancora ci penso».
Come mai?
«Mi fa soffrire. Si figuri che ebbi la telefonata della mia agente con la notizia che Diego Bianchi mi aveva preso per il suo film, Arance e martello, mentre mi mettevano in testa la corona d’allora e io piangevo a dirotto per quella Lode negata. Neanche mi sono goduta la bella notizia. Era il 2013».
Non avesse fatto l’attrice?
«Avrei proseguito la carriera universitaria. All’archivio Centrale di Stato, io sono una bibliofila, mi sembrava di stare in Paradiso. È stato doloroso lasciare tutto».
Perché l’ha fatto allora?
«Perché fin da bambina sentivo che il mondo dello spettacolo era il mio. I miei genitori facevano altro ma io ero certa che un giorno qualcuno mi avrebbe notata. Ed é successo proprio così, per strada. Ma la fortuna va aiutata, dopo il primo film ho seguito un corso di recitazione, di giorno studiavo e di sera lavoravo da cameriera. L’università non potevo più permettermela».
E poi è arrivata la moda dei piani altissimi.
«Anche lì una gioia pazzesca. Sono stata scelta dalla Maison Valentino come testimonial del loro profumo "Voce Viva". Il mio primo lavoro nella moda, non avevo mai sfilato. Pier Paolo (Piccioli, direttore creativo di Valentino, ndr) mi invitò a vedere una sua sfilata l’ho trovata meravigliosa, non credevo potesse arrivare ad essere arte allo stato puro. Mi ha commossa».
Allora vestirà Valentino sul palco dell’Ariston?
«Non mi è permesso dire chi mi vestirà. Ma lo stilista l’ho scelto io. Parliamo di una delle più grandi maison italiane di fama internazionale, per me sarà un grande onore indossare le sue creazioni. E mi piace perché mi rappresenta, elegante ma di carattere».
Mai pensato di fare l’indossatrice magari per Valentino?
«Da bambina. Poi ho capito di non essere adatta. Io sono bassina. Al cinema non si vede ma su una passerella non ci sono trucchi».
Parliamo del suo ruolo in Suburra-la serie, la donna che fa innamorare il protagonista.
«Il successo di Suburra mi ha resa un po’ più popolare e quel ruolo me lo sono sudato. Cinque mesi di provini, uno stress non da poco. Volevo assolutamente quella parte. Ma è stato complicato».
Lei è nata a Dakar ma in Senegal è tornata una sola volta. Come mai?
«Pur avendo parenti di mamma a Dakar, io sono tornata pochissime volte. L’ultima con mio padre, passai una lunga vacanza con i miei parenti e compii miei 11 anni in Senegal».
Lei è tifosa della Roma, chissà se qualche giocatore sarà invitato al Festival. Le piacerebbe?
«Da ragazza ero una tifosa sfegatata, andavo allo stadio e in trasferta. Quando la Roma perdeva mi condizionava l’umore per tutta la settimana. Troppo coinvolgente, fortunatamente ho smesso. Ora non conosco neppure la rosa della squadra».
«Era successo un episodio che ho vissuto male. Incontrai per caso il capitano Daniele De Rossi e gli chiesi di abbracciarmi e lui niente nonostante le mie tante insistenze. Ci sono rimasta talmente male che da allora non ho più guardato una partita. Lo raccontai a Diego Bianchi che era amico di De Rossi e lui glielo raccontò. Ci rimase male a sua volta ma era troppo tardi. Ora capisco che la pressione dei fan può essere pesante ma allora fu troppo».
Paura di Sanremo?
«Non voglio impanicarmi. Me la voglio vivere bene. A Milano per il primo shooting ho conosciuto Amadeus e le altre co-conduttrici. Non voglia deludere nessuno e sono sicura di me. Se Amadeus mi ha scelto, avrà capito che posso farcela».