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 2022  gennaio 19 Mercoledì calendario

Vincenzo Onorato finanziava tutti i partiti

Uomo di mare, di velleità artistiche e di amicizie politiche che è solito pescare in tutto l’arco costituzionale. Chi conosce Vincenzo Onorato, nato a Napoli 64 anni fa, dice che la sua barca più famosa, quel Mascalzone Latino con cui ha partecipato a due trofei dell’America’s Cup, gli somiglia parecchio: per spavalderia, capacità di adattamento ai marosi, generosità.
Lui, nell’ottobre scorso, quando ha lasciato la presidenza della sua compagnia di navigazione soffocata dal mezzo miliardo di debiti accumulati dal gruppo, si è descritto così: «Quarant’anni fa ho fondato Moby partendo da una piccola nave e 12 marittimi, creando, soprattutto grazie a voi, e grazie a 140 anni di storia e cultura armatoriale, delle quale sono custode, la prima Compagnia di traghetti mondiale con 6.000 marittimi tutti italiani».
I marittimi italiani, il suo pallino. La prima cosa che rivendica con chiunque e la prima istanza che si preoccupa di portare all’attenzione della politica, soprattutto nei confronti dei competitor che invece utilizzano manodopera straniera a basso costo. L’ascesa imprenditoriale di Onorato è segnata dalle asperità con la concorrenza – durissimo il duello con Grimaldi – ma anche da rapporti amichevoli e trasversali con pezzi della politica italiana, come dimostrano le donazioni a pioggia. È stata l’inchiesta milanese sulla bancarotta della Moby a farli emergere in tutta la loro disinvoltura: elargizioni alla Beppe Grillo srl, alla Casaleggio Associati, alla fondazione Change di Giovanni Toti, a Fratelli d’Italia, al Pd e alla Fondazione Open di Matteo Renzi, la macchina da eventi che organizzava la Leopolda al centro di un’indagine della procura di Firenze per finanziamento illecito ai partiti. Tutti amici, quindi nessuno veramente amico. Nel 2015 l’armatore sale sul palco della Leopolda e promette ai nativi sardi una tariffa da 14 euro per i traghetti, nel 2018 parla ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia. Per dire.
Nell’inchiesta fiorentina Onorato è stato perquisito come “finanziatore non indagato” per 300 mila euro versati negli anni: somme che secondo la Guardia di Finanza non erano donate per autentici fini di liberalità, ma col fine di “consolidare e rafforzare i rapporti con esponenti politici del Pd collegati alla Fondazione (in particolare con i parlamentari Ernesto Carbone e Luca Lotti, quest’ultimo con incarichi di Governo), potenzialmente funzionali agli interessi del gruppo Moby”.
Per anni sulla cresta dell’onda, Onorato è stato considerato modello di imprenditore visionario, progressista e di interessi poliedrici. Già scrittore di libri (uno, nel 2003, è un romanzo di fantascienza distopica), è autore della piece teatrale “Charity Party”, messa in scena al Filodrammatici di Milano dalla compagnia fondata dal figlio Alessandro. È anche editore di Sardinia Post, un sito di informazione regionale: lo ha diretto Giovanni Maria Bellu fino al 2018, quando ha lasciato in polemica con la linea editoriale che, d’improvviso, si doveva fare neutrale. C’erano le elezioni in Sardegna, ed era diventato sconveniente persino ricordare uno scoop di Sardinia Post : la laurea presa alla Leibniz University di Santa Fe da uno dei candidati in corsa, Christian Solinas, supportato dal partito di Salvini.
Poi sono arrivati i debiti e con loro i magistrati. La capogruppo Moby e la sua controllata Compagnia italiana di navigazione (Cin) hanno accumulato enormi debiti negli ultimi anni, legati a tre non fortunate circostanze: l’emissione di un prestito obbligazionario da 300 milioni; i 200 milioni di prestiti erogati a suo tempo da un pool bancario composto da Unicredit, Banco Popolare e Banca Imi; il debito contratto da Tirrenia già in amministrazione controllata per l’acquisto dei suoi asset. La situazione collassa lo scorso maggio: le società del gruppo prima presentano proposte di ristrutturazione del debito, poi si rivolgono al tribunale di Milano ottenendo l’ammissione al concordato preventivo in continuità, per consentire alla famiglia di mantenere il controllo di Moby e Cin.
Inevitabile, però, il passo indietro dell’imprenditore dalla presidenza, annunciato con una lettera. “Le compagnie di Onorato Armatori sono solide, forti e soprattutto, mentre vi scrivo, liquidissime – è la rassicurazione arrivata via lettera ai dipendenti – Abbiamo, in avanzata fase di costruzione, quelli che saranno i traghetti più grandi che abbiano mai solcato i mari”. Oggi il debito totale del gruppo ha raggiunto quota 500 milioni di euro.