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 2021  dicembre 03 Venerdì calendario

ITALIANI, UN POPOLO DI SANTI, NAVIGATORI E EVASORI - IL DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE, ERNESTO MARIA RUFFINI: “IL 57% DEI 41 MILIONI DI CONTRIBUENTI IRPEF DICHIARA MENO DI 20 MILA EURO”. OVVIAMENTE NON SONO TUTTI POVERI IN CANNA, MA FURBETTI CHE CAMPANO ALLE SPALLE DEGLI ITALIANI ONESTI: “OLTRE IL 90 PER CENTO DEL GETTITO IRPEF PROVIENE DA DIPENDENTI E PENSIONATI…” -

L’intreccio tra delega fiscale e provvedimenti della Manovra sta rendendo non facile ai cittadini capire come sta cambiando e cambierà il Fisco. Ma soprattutto che cosa significherà per ognuno di noi.

A sentire tutti i protagonisti in campo dai partiti ai sindacati al governo dovremmo pagare meno tasse e questa benedetta semplificazione andrà avanti. Ma lo scetticismo è d’obbligo in materia fiscale.

«Le cose non cambiano da un giorno all’altro. Oggi si sta scrivendo un nuovo capitolo nel rapporto tra Fisco e cittadini lungo un percorso a tappe, molte delle quali già raggiunte. Pensiamo alle dichiarazioni precompilate per dipendenti e pensionati, semplificazione di non poco conto, alla fatturazione e agli scontrini elettronici che aiutano il contrasto all’evasione, alle rateizzazioni on line così come gli sportelli digitali per evitare code. Di passi ne sono stati fatti davvero tanti».

Non sappiamo se Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate sia ottimista davvero o se deve esserlo quando si è a capo di quella macchina che garantisce ogni anno le centinaia di miliardi necessari al funzionamento dello Stato. A Milano per un evento di Rcs Academy nel quadro dei “Finance ed Economy Talk” spiega di buon grado a che punto è il cantiere sempre aperto del Fisco.

Il governo si appresta a una rimodulazione delle aliquote Irpef… «Il peso fiscale che grava sui cittadini non sembra equamente distribuito. Pensi che oltre il 90 per cento del gettito Irpef proviene da dipendenti e pensionati. E, allo stesso, tempo non possiamo trascurare che il 57% dei 41 milioni di contribuenti Irpef dichiara meno di 20 mila euro».

Cioè 23 milioni di italiani che vivono con circa 1500 euro al mese? «I dati ci raccontano anche un’altra prospettiva: solo lo 0,1 per cento dei contribuenti –circa 40 mila – dichiara più di 300 mila euro e 3 mila più di un milione».

Allora quando si parla di decine e centinaia di miliardi di evasione abbiamo ragione. «Non sono centinaia. E i risultati degli ultimi anni sono un buon segno. Il tax gap dei principali tributi è diminuito di 15 miliardi, passando da 88 a 73 miliardi di mancate entrate nelle casse dell’erario».

Ma sono comunque tanti. Qual è il collo di bottiglia? «Molti cittadini hanno cominciato a comportarsi correttamente nei confronti del fisco e lealmente verso la collettività e questo è un buon segnale. Il primo collo di bottiglia è l’educazione civica».

Sembra buttare la palla in tribuna, non le sembra? «Forse non teniamo in debita considerazione che la funzione dei tributi è quella di garantire servizi di cui tutti usufruiamo, dalla sanità alla sicurezza, dai trasporti alla scuola. Ecco perché è necessario, anzi decisivo, essere leali verso lo Stato e la comunità».

D’accordo ma nell’attesa che si sviluppi questo senso civico, esistono comunque colli di bottiglia. «In un’epoca caratterizzata dalla fiscalità di massa e da processi sempre più digitalizzati, occorre sfruttare tutte le potenzialità che le banche dati mettono a disposizione.

Fermo restando che non vogliamo violare la privacy di nessuno, dovremmo tutti avere la consapevolezza di quanto sia importante per ciascuno di noi sconfiggere o almeno contrastare più efficacemente l’evasione fiscale. Senza pensare che sia un tema che non ci riguardi».

La delega fiscale va in questa direzione? «È molto ampia. Non a caso ha quattro capitoli che sono la finalizzazione allo sviluppo economico (mi accontenterei che non fosse un freno), la progressività della tassazione, la semplificazione, la lotta all’evasione».

Ma va nella giusta direzione? «Non posso esprimere giudizi che non mi competono, tanto più che le norme sono ancora allo studio. Di sicuro quei 4 capitoli sono decisivi per un’amministrazione fiscale moderna ed efficiente. Pensi alla giustizia tributaria o alle semplificazioni normative. Tra leggi, norme e decreti abbiamo superato quota 800 e orientarsi è un’impresa.

Anzi una corsa a ostacoli. E quindi tutte queste norme andrebbero almeno organizzate in testi unici per materia. Pensi che, fino a oggi, il legislatore ha dovuto prevedere addirittura l’inapplicabilità delle sanzioni quando la violazione di una norma tributaria sia stata causata dall’obiettiva condizione di incertezza della sua corretta applicazione».