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 2021  novembre 28 Domenica calendario

Il M5s a caccia di soldi

Soldi, maledetti soldi: l’argomento è sempre spinoso in politica, ancor di più in casa 5 Stelle dove attorno al cosiddetto “spirito francescano” ci si è costruita una fortuna politica. Domani e martedì sul sito del Movimento gli iscritti votano se aderire o meno al 2 per mille, la possibilità cioè che hanno tutti i partiti di avere un contributo dai cittadini in fase di dichiarazione dei redditi; considerato finanziamento pubblico (orrore assoluto, nella vulgata delle origini), finora il M5S non aveva mai usufruito di questa possibilità. Ma i tempi cambiano, Giuseppe Conte e la maggioranza dei parlamentari sono favorevoli alla svolta. Non Beppe Grillo: il fondatore – si racconta nel dietro le quinte – è infuriato, un po’ perché nessuno lo aveva avvertito della decisione, un po’ perché lui stesso per anni si è speso contro ogni tipo di contributi di questo genere. Per ore si sono rincorse le voci di un suo intervento a gamba tesa per invitare a votare no e di mediazioni di big per portarlo a più miti consigli. Il pericolo di una nuova e potente presa di posizione del garante è per ora sventato, la concomitanza con le vicissitudini familiari del comico genovese aiuta, ma il tutto conferma che ad oggi per il M5S Grillo rappresenta un vulcano pronto a esplodere da un momento all’altro, con effetti potenzialmente disastrosi. Fin qui il discorso politico, poi ce n’è un altro strettamente economico, una nube minacciosa all’orizzonte per il Movimento e che può in parte spiegare la necessità di trovare nuove risorse: la minaccia delle “restituzione delle restituzioni”. Alcuni parlamentari espulsi si stanno organizzando per intentare un ricorso e richiedere indietro i soldi delle restituzioni versati negli anni passati, 2 mila euro al mese per ogni deputato e senatore, inviati con bonifici trimestrali. Ad oggi ci sono oltre 8 milioni di euro accumulati e che dovrebbero essere destinati ad associazioni come Emergency e piccole e medie imprese; ma, racconta uno dei parlamentari che ha già inviato una diffida ai vertici del M5S, «si è trattato di elargizioni fatte senza forma scritta e per questo le donazioni di non modico valore possono essere cancellate, riavendo indietro quel che si è dato se la richiesta avviene entro cinque anni. Non lo dico io ma il codice civile». Sono 106 gli eletti col M5S che oggi sono passati ad altre forze al gruppo misto: se ognuno di loro seguisse la scia del ricorso, il Movimento dovrebbe rispondere di centinaia di migliaia di euro, se non di più. Un precedente del genere c’è, seppur relativo a un accordo tra le parti: due consiglieri regionali in Liguria che poco più di un anno fa riebbero indietro circa 50 mila euro precedentemente donati. Il sito tirendiconto.it, gestito da Davide Casaleggio e dalla sua associazione Rousseau, dopo la rottura con il M5S non esiste più: serviva a monitorare le restituzioni eletto per eletto. Nei giorni scorsi Vito Crimi ha annunciato che se ne creerà un altro. Oggi ogni parlamentare è tenuto a versare 1.500 euro al mese per il fondo restituzioni e altri mille per il partito. In assemblea congiunta il tesoriere Claudio Cominardi ha invitato tutti a tenersi in regola, dati ufficiali non ce ne sono ma si parla di circa una trentina di eletti indietro con i bonifici, anche di parecchi mesi; un po’ per dissidi politici, un altro bel po’ per l’incertezza sul proprio futuro, oltre al fatto che rispetto a prima i “morosi” non rischiano più l’espulsione ma semplicemente di non poter avere ruoli interni al partito. Effetto deterrente, di questi tempi, assai modesto.