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 2021  novembre 26 Venerdì calendario

La Germania senza mercatini di Natale

La Germania ha il nuovo governo, ma per il passaggio di consegne da Angela Merkel a Olaf Scholz bisognerà attendere ancora qualche giorno. Nel vuoto di potere, si rimandano a misure drastiche per contenere la pandemia. Ieri, come previsto, si sono superati nell’anno i 100mila morti. Il poco ambìto ministero della sanità è stato assegnato ai socialdemocratici, ma non c’è un ministro. Karl Lauterbach, l?esperto del partito, presente da due anni in Tv per discutere del Covid, si tira indietro: certamente avrei le competenze necessarie, ma ci sono altri più competenti di me. Così ogni regione continua a decidere per suo conto (la sanità dipende dai Länder).

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I Weinachtsmärkte, i mercatini di Natale, aprono tradizionalmente già verso la fine di novembre, ma in Baviera li hanno vietati. Anche a Dresda, in Sassonia, e in Brandeburgo, la regione che circonda Berlino, ma non nella capitale. È scontato che le famiglie che vorranno festeggiare Sankta Klaus, Babbo Natale, verranno in auto o in metro nella metropoli. A Berlino i vaccinati sono il 70%, non abbastanza, nel Brandeburgo meno del 60%. Il pericolo è evidente. Ma almeno non verranno sotto casa mia. I sedici quartieri della metropoli sono indipendenti, come a Parigi, ognuno con il suo sindaco. Il mercatino del castello di Charlottenburg, il più grande, a cinque minuti a piedi, resterà chiuso. Ma sono aperti gli altri, come il mercatino intorno alla Gedächtniskirche, dove avvenne l’attentato il 19 dicembre 2016 (dodici le vittime, tra cui una ragazza italiana, e un centinaio di feriti). I chioschi sono protetti da blocchi di cemento a evitare attentati, ma come proteggersi dal virus? Si dovrebbe controllare all’ingresso il green pass, e i clienti dovrebbero portare la mascherina, impossibile mentre si divorano würstel e frittelle di mele, bevendo vin brulé e birra.

I mercatini di Natale sono un grande affare, che mette a posto i conti di chi vive grazie alle fiere. In tutto i mercatini sono circa tremila dal Baltico alla Baviera. I più belli, dove la tradizione ha resistito almeno in parte agli affari, sono quelli di Lubecca e di Münster al Nord, e Norimberga in Baviera. Nell’ultimo Natale prima dell’epidemia, nel 2019, gli incassi hanno sfiorato i tre miliardi di euro, probabilmente saranno stati quasi il doppio, oltre la metà di quanto si guadagna nelle altre fiere durante l’anno. È difficile anche controllare gli esercenti dei chioschi. Babbo Natale e il Finanzamt, il fisco, chiudono un occhio. Sono migliaia i giovani che lavorano per due o tre settimane nei Weihnachstmärte, per concedersi una vacanza o una nuova bicicletta, e molti vengono pagati a nero.
I visitatori nel 2019 sono stati 159 milioni, quasi il doppio della popolazione (83 milioni, compresi i neonati e gli immigrati). Ognuno ha speso in media 30 euro. I chioschi sono gestiti da famiglie di generazione in generazione, alcuni da più di un secolo. In media ogni esercizio incassa intorno ai 50mila euro. E in totale pagano ogni anno, comprese le altre feste popolari, 338 milioni di euro in tasse ai comuni. E non si calcola l’indotto, almeno intorno a un miliardo e mezzo di euro. I clienti arrivano da lontano, circa otto milioni i turisti stranieri, pernottano in albergo, e fanno shopping. Per i sindaci dei paesi e delle cittadine è una grande perdita.

I politici responsabili sono divisi e indecisi. A Halle, all’est, il mercato di Natale è stato vietato un giorno dopo l’apertura, a Stoccarda e Norimberga alla vigilia. A Friburgo e Hannover sono aperti, ma fino a quando? «Il divieto mi ha sorpreso tre giorni prima dell?inizio», si è lamentato Ulrich Pötschke sulla Süddeutsche Zeitung, «nel mio chiosco da 29 anni vendo le tipiche figurine in legno che si comprano solo a Natale. Dovrò attendere l’anno prossimo». Ma lui le ha già ordinate e pagate in anticipo agli artigiani. Come fare? Anche molti dolciumi natalizi dovranno finire regalati ai poveri, o si tenterà di venderli online. Kevin Kratzsch offre nel suo chiosco a Hannover Kartofellpuffer, le frittelle di patate: «Quel che mi stupisce è la cecità dei politici, andare a letto la sera e non sapere se domani potrò riaprire, è una catastrofe».