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 2021  novembre 24 Mercoledì calendario

L’elmetto di Bismarck

Il copricapo del Cancelliere «di ferro» tedesco Otto von Bismarck (1815-1898), qui raffigurato, è il Pickelhaube, uno dei maggiori successi di sempre in fatto di moda militare. Introdotto dalle truppe prussiane attorno al 1842, è da tempo giudicato inutile in combattimento. È invece ancora utilizzato in molti paesi dalle guardie cerimoniali militari, come i corazzieri della Guardia d’onore del presidente della Repubblica italiana, seppure nella versione che solitamente prevede una sorta di criniera al posto del più ortodosso chiodo.

Almeno agli inizi, il chiodo doveva, in teoria, servire a proteggere la testa dalle sciabolate dei nemici, anche se è difficile capire come. Probabilmente non è lontano dal vero supporre che la sua rapidissima adozione da parte di molti altri eserciti europei oltre a quello prussiano fosse dovuta più che altro al fatto che facesse in qualche modo «fico». In pochi anni, e con piccole variazioni, diventò parte dell’uniforme d’ordinanza dei militari in molte regioni del mondo.
Dalla metà del 19° secolo in poi il Pickelhaube e i suoi derivati entrarono in servizio presso gli eserciti di Russia, Svezia, Norvegia e una serie di paesi latini: Portogallo, Argentina, Bolivia, Colombia, Cile, Ecuador, Messico e Venezuela. Anche l’esercito britannico ne adottò una versione, una sorta di ibrido che combinava elementi del tradizionale casco dei dragoni inglesi con una cresta a «coda di cavallo» (svitabile a seconda della missione da compiere). Il design di questo accessorio venne ripreso perfino dall’esercito Usa e dai Marines per l’alta uniforme tra 1881 e il 1902.

Siccome il chiodo non aveva una vera utilità pratica, veniva spesso deriso dagli eserciti oppositori. Si diceva che dovesse servire come arma per le cariche a testa bassa, oppure come «presa d’aria» per i cervelli surriscaldati del nemico.
Il disegno però non venne abbandonato per questo motivo, ma piuttosto perché, nel corso della prima guerra mondiale, ci si accorse finalmente che il chiodo luccicante si presentava come un bersaglio perfetto per i cecchini dall’altra parte delle trincee e che comunque l’elmo non offriva protezione dalle schegge di shrapnel.
La reazione fu l’adozione da parte dell’esercito imperiale tedesco nel 1916 del brutale ma molto più efficace Stahlhelm, l’elmo «d’acciaio» oggi associato alle truppe naziste della seconda guerra mondiale. A differenza del suo antenato non aveva nulla di «romantico», ma da subito riuscì a ridurre del 70% il numero di soldati tedeschi morti per ferite alla testa.