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 2021  novembre 24 Mercoledì calendario

Intrappolata dall’anagrafe

Il 15 novembre scorso, giornata epocale per tanti italiani che hanno finalmente potuto trovare on-line, scaricare e stampare 14 certificati anagrafici (gratuiti) sul sito del ministero dell’Interno non è stato affatto, per Emanuela Valente, una buona giornata. Anzi. Quella che molti lettori e lettrici ricorderanno come l’italiana che per prima ideò, costruì e mise on-line a disposizione di tutti la prima meritoria e sconvolgente banca dati con i nomi delle donne uccise negli ultimi anni «in quanto donna», ha trovato perfino lì, nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, la conferma che ancora nel caso suo non era cambiato assolutamente nulla.
Nonostante avesse lasciato l’ex marito da quasi undici anni, avesse ottenuto la separazione da otto e il divorzio (con l’affidamento dei tre figli) da tre e mezzo, dopo una lunga e complicata battaglia legale combattuta a cavallo tra Roma e Parigi risulta ancora così: «Emanuela Valente, coniugata Faro...». Proprio come accadde a centinaia di migliaia di donne, inchiodate per anni ai mariti a suo tempo sposati in matrimoni fallimentari, prima che passasse nel 1970 la legge sul divorzio Fortuna-Baslini.
E il divorzio (consensuale!), sancito con sentenza del Tribunale ordinario di Roma 14527/2018, pubblicata e depositata in Cancelleria il 13 luglio 2018? Puff! Sparito. Avrebbe dovuto essere smistato subito, per legge, agli uffici anagrafici di Roma, dove Emanuela è nata. Macché: il plico non è mai arrivato. Men che meno registrato. Colpa del Tribunale? Colpa del Comune di Roma? Colpa del postino o di un piccione viaggiatore lavativo? Boh... Certo è che dopo aver trovato un nuovo compagno che le ha dato un altro bimbo ma che non può sposare, la donna divorziata in tribunale ma maritata all’anagrafe riceve ancora la tessera elettorale col cognome abbinato all’ex marito, non può percepire gli assegni familiari per i figli che vivono con lei, non può chiedere un mutuo cointestato eccetera eccetera... Una vergogna. Aggravata da tutti gli intoppi burocratici messi di traverso alla chiusura della pratica. Roberto Gualtieri ha promesso che con lui sindaco Roma vuole essere una città efficiente in cui si può far tutto «in 15 minuti»? Ecco una buona occasione per iniziare: faccia una telefonata in Tribunale, per favore, e chiuda il tormentone qui. È una storia piccola piccola? Certo, per questo riguarda tutti.