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 2021  settembre 16 Giovedì calendario

Biografia di Francesco Merloni

Francesco Merloni, nato a Fabriano (Ancona) il 17 settembre 1925 (96 anni). Politico. Imprenditore. Unico sopravvissuto dei figli di Aristide Merloni, fondatore dell’omonimo gruppo industriale, che produce caldaie e scaldabagni • «Democristiano quando c’era la Dc (nelle Marche: la Dc di Arnaldo Forlani), ulivista della prima ora con Prodi, suo buon amico» (Concita De Gregorio, la Repubblica, 8/4/2018) • Debuttò in politica nel 1966 come consigliere comunale. Eletto al Senato nel 1972, alla Camera nel 1976, 1979, 1983, 1987, di nuovo al Senato nel 1992, di nuovo alla Camera nel 1996. Già ministro dei Lavori Pubblici (dal 1992 al 1994, con i governi Amato e Ciampi), diede il suo nome alla legge che ha introdotto in Italia l’obbligo della pubblicità degli appalti. Già presidente del patto di sindacato che controllava RCS, l’editore del Corriere della Sera • «Novant’anni di vita intensa» (Agnese Carnevali, Il Messaggero, 18/9/2015) • «Uomo attivissimo, sempre in movimento tra Fabriano, Roma e Milano» (Mariarosaria Marchesano, Il Foglio, 21/11/2018) • «Perfetto sosia di Breznev» (Michele Masneri, il Foglio, 31/1/2015) • «Parliamo di politica? “Certo. Ho un’età che mi consente di dire quello che so e che penso con estrema libertà”» (De Gregorio).
Titoli di testa «In questo paese, il vescovo non si chiama Merloni. Il segretario del Pci, anche, non si chiama Merloni. Ma il sindaco sì, Antonio Merloni. E il deputato democristiano eletto qui, pure, Francesco Merloni. Fratelli tutt’e due dell’ex presidente della Confindustria, Vittorio, e figli di Aristide, il vecchio, il fondatore dell’impero, ch’era stato, addirittura, prima presidente della locale Cassa di Risparmio, poi sindaco, e poi ancora senatore. E industriale, ovviamente. Tutto qui è Merloni, anche l’unico parco. Basta capire. Fabriano è Merloni. O viceversa» (Pierangelo Sapegno, La Stampa, 26/2/1989).
Titoli di testa/2 «Partiamo da un riassunto breve della sua vita politica. Lei ha conosciuto Aldo Moro, veniva a inaugurare i vostri stabilimenti. “Mi fa più giovane di quello che sono, la ringrazio. Io ho conosciuto De Gasperi”» (De Gregorio).
Vita Secondo di quattro fratelli, gli altri sono Ester (1922-2015), Antonio (1926-2020) e Vittorio (1933-2016). Famiglia di umili origini, ma che ha fatto i soldi. La madre, Maria Mattioli, è figlia del proprietario di una piccola fornace da calce. Il padre, Aristide Merloni, è uno dei simboli dell’imprenditoria marchigiana. Nato ad Albacina nel 1987, figlio di un bracciante, nipote di uno degli ultimi postiglioni che guidavano le diligenza per Roma sui valichi dell’Appennino. Perito industriale, fante del genio durante la grande guerra, seguace di don Sturzo, impegnato nell’Azione cattolica, emigrato in Piemonte per lavorare alla fabbrica Buroni di Pinerolo, produttrice di bascule, stadere e altri strumenti per pesare, diventando, già nel 1925, direttore dello stabilimento. «Mio padre era un emigrante. Nel 1930 tornò nelle Marche dopo essere andato al nord in cerca di lavoro. La sua scelta fu di portare il lavoro dove c’erano le persone dando loro la possibilità di non lasciare la propria terra» (Francesco, a Mariarosaria Marchesano, Il Foglio, 21/11/2018). Comincia investendo 12 mila lire di risparmi e facendosi scontare alcune cambiali sottoscritte dal parroco del paese. Inizia producendo bascule, ossia bilance a bilico, in una sorta di piccola rimessa, con cinque-sei dipendenti mal pagati e privi di tutele assicurative e sindacali. Nel 1936 si insedia a Fabriano, alla fine degli anni Trenta i dipendenti diventano una quarantina, il fatturato annuo raggiunge il mezzo milione. «Gli strumenti per pesare usciti dalle officine Merloni cominciarono ad affermarsi sul mercato, tuttavia, allo scoppio della seconda guerra mondiale, la fabbrica del M. dovette affrontare forti difficoltà: carenza di materie prime, economia regredita allo stadio del baratto, perdita di operai richiamati alle armi; anche un tentativo di convertire la produzione a fini bellici non ebbe esiti significativi. Tra 1943 e 1944 lo stabilimento conobbe le devastazioni causate dai bombardamenti, da un incendio e dalle asportazioni da parte delle truppe tedesche; la documentazione amministrativa fu spostata nei vecchi locali di Albacina e la produzione cessò» (Ercole Sori, Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani, Volume 73, 2009). È in quegli anni che Francesco viene condannato a morte. «Richiamato alle armi dalla Repubblica di Salò quando c’era quel Mussolini che era stato riportato al governo dai tedeschi. Nel 1943. Avevo 18 anni, a Salò non mi sono presentato, mi sono nascosto. Mia mamma è stata in carcere 40 giorni: sono venuti a casa e non trovando me né mio padre hanno portato in carcere lei» (alla De Gregorio) • Dopo la Liberazione, la fabbrica dei Merloni viene requisita dal Comando alleato e adibita a stazione radio, autorimessa, deposito di grano. Ma è nel dopoguerra che la carriera politica e imprenditoriale di Aristide decolla: nel 1949 i Merloni ottengono una nuova commessa delle Ferrovie dello Stato per 60 pese a ponte che rilancia il ritmo di attività dell’impianto, nel 1951 Aristide viene eletto sindaco di Fabriano come capolista della Democrazia cristiana portando la città, tradizionalmente rossa e anticlericale, al partito di De Gasperi. Ottiene dallo Stato generosi contributi straordinari che gli consentono di «ostentare un bilancio in pareggio, disponibilità finanziarie per investimenti, 2400 esenzioni tributarie in favore degli strati sociali più disagiati, l’eliminazione, unico Comune della Provincia, delle addizionali su imposte erariali e reddito agrario» (Sori). Oltre alle bilance, inizia a produrre bombole per il gas (ottiene la promessa, peraltro mai mantenuta, di generose commesse dall’Eni di Enrico Mattei, anche lui marchigiano). Si accorge che diversificare conviene e inizia a produrre scaldabagno, fornelli, cucine a gas, mobili da cucina in ferro smaltato, vasche da bagno. Fonda il marchio Ariston. Arriva a formare un patrimonio terriero di 120 ettari. Parallelamente, la sua carriera politica con i democristiani va a gonfie vele: nel 1956 diventa consigliere provinciale, nel 1958 è eletto senatore (e rimarrà in carica per tre mandati). «Mio padre era di un cattolicesimo profondo, un cattolicesimo non bigotto, ma che andava ai valori della solidarietà cristiana, della solidarietà tra gli uomini. Cercava di applicare il vangelo proprio nella sua attività economica, perché cercando di dare lavoro alla gente, cercando di favorire l’arresto dell’emigrazione e di stabilizzare la gente nella sua terra d’origine, faceva un lavoro che riteneva una missione cristiana» (Francesco). Alla sua morte, nel 1970, in un incidente d’auto, Aristide Marloni è considerato tra i primi 300 imprenditori italiani, con 30 miliardi di fatturato, dieci stabilimenti e duemila dipendenti • Dei quattro figli, tutti seguono le orme del padre: Ester, assieme alla madre, si occupa del patrimonio immobiliare e della proprietà agricola; Antonio, laureato in economia e commercio a Perugia, entra in azienda molto giovane e diventa sindaco di Fabriano tra il 1980 e il 1995; Vittorio, anche lui laureato in economia, diventa presidente di Confindustria; Francesco, laureato in ingegneria industriale meccanica a Pisa, inizia a lavorare in azienda nel 1954, e viene eletto senatore. «Cosa spinge un imprenditore affermato a fare politica attiva? “Nel mio caso, un forte spirito di servizio, lo stesso che ha animato mio padre. Non certamente la difesa di interessi personali”» (Francesco, a Sandra Amurri, l’Unità, 14/9/2000) • «Il giorno più importante del paese è il 13 dicembre, dicono in Curia. La festa di Santa Lucia, patrona dei metalmeccanici. E la festa operaia diventa la più grande sagra contadina che si possa immaginare. Ci pensa Antonio, il sindaco, e i soldi magari li tira fuori di tasca sua. Migliaia di persone in piazza, poi balli e canti sotto il tendone, abbuffate e bevute, gare sulle pertiche, e quando scende il sole comincia la serata danzante, con le note dell’orchestra Casadei. Via col liscio. È la festa dei metalmezzadri, gli operai contadini. Sovrintende la ditta Merloni. Come sovrintende a tutto: al Comune, al partito, al lavoro, operai contadini sono lavoratori sani, sgobboni, che vanno in fabbrica con la bici, gente che non s’è mai sentita sfruttata, o frustrata, che non aveva voglia di sindacalizzarsi o coalizzarsi per creare grandi problemi all’industria. Tutti contenti. Pure Primo Galdelli, in fondo: segretario di zona del Pci, operaio Ariston, cassintegrato da tre anni. Avrebbe di che arrabbiarsi. Macché: “L’esistenza di questo gruppo ha costituito un volano di sviluppo”» (Sapegno, 1989) • Certo, Francesco confessa: «È anche un peso la politica, e che peso. Sarebbe molto meglio avere amici esposti, le grane le hanno loro e tui vantaggi. Ma qui non si poteva. Qui bisognava rischiare in prima persona. Colpa degli ingranaggi, della tradizione familiare» (a Sapegno).
Amori Sposato con Maria Cecilia Lazzarini. «Ho avuto la fortuna di trovare una moglie che mi ha sostenuto e consigliato anche nei momenti difficili». Tre figli: Paolo, presidente di Ariston Termo, Claudia e Francesca. Otto nipoti.
Silvio «Di Berlusconi che opinione ha? “Lo conosco da tantissimo tempo. Era democristiano”. Prima di essere socialista. “Sì. Noi con Forlani eravamo un po’ contro l’apertura a sinistra di Moro. Facemmo un convegno ad Ancona, e Berlusconi c’era. Ma poi anche dopo, da craxiano, con Forlani ha mantenuto rapporti di amicizia. Quando Arnaldo veniva in Sardegna, ospite di un amico mio, Berlusconi si invitava sempre a casa sua”. Si invitava? “Diceva: vengo. Un tipo simpatico. E poi avevamo un aereo insieme”. Un aereo? “Un aereo che era di Borghi, voleva venderlo e siccome mio fratello Vittorio lo conosceva, insomma, l’abbiamo preso Berlusconi ed io. Poi un giorno Berlusconi mi dice: sai questo aereo va bene però bisognerebbe valorizzarlo. Riverniciamo, cambiamo le poltrone, diamo una rimodernata. Ho detto: va bene facciamolo. E lui: ci penso io. Dopo un mese dice: è fatto, venitelo a vedere. È andato uno dei miei e quando l’ha visto è rimasto così. Berlusconi mi chiama e mi dice: allora, vi piace? Beh, sì bello, dico: ma ci hai messo lo stemma del Biscione”. Com’è finita? “Si è tenuto lui l’aereo”» (De Gregorio).
Romano «Lei è molto legato a Prodi. “Siamo amici da tanti anni. Lui è stato consulente nostro dal 1971. Quando mio fratello Vittorio fece il discorso da presidente di Confindustria le idee e le parole erano di Prodi”. Che spiegazione si è dato della sua mancata elezione al Colle: la congiura dei 101, il punto di svolta della politica di questi anni? “Ma è semplicissimo. I 101 - in verità qualcuno di più, glieli potrei elencare per nome e cognome uno per uno - erano per metà di Renzi e per metà di D’Alema. Si sono messi d’accordo: nessuno dei due voleva Prodi presidente della Repubblica, per motivi diversi. D’Alema pensava forse di farlo lui, e comunque non voleva che toccasse a Prodi per ragioni di rivalsa personale. Renzi capiva che con Prodi presidente la sua carriera politica sarebbe andata in ombra. Al giro successivo di nuovo, infatti non lo ha proposto neppure la seconda volta: ha portato Mattarella”» (De Gregorio).
Massimo «“Io di D’Alema parlavo spesso con Ciampi. Sono stato ministro con lui e siamo diventati intimi. Veniva in Sardegna a casa nostra nel Ferragosto, passava una decina di giorni con la signora Franca, nuotavano tantissimo”. Cosa dicevate di D’Alema? “Le racconto questo. Quando è caduto Prodi per un voto, la volta di Bertinotti, quella settimana si doveva fare il governo e D’Alema è andato a casa di Ciampi a Santa Severa. Carlo Azeglio mi raccontava: è stato tutto il giorno a dirmi tu lo devi fare, e io no, e lui a insistere, e io ma no. Alla fine Ciampi, insomma, ha detto sì. La mattina dopo è partito per Bruxelles e ha aspettato una telefonata. Non ha telefonato nessuno. Già nella notte successiva, dal lunedì al martedì, è uscita fuori la notizia: D’Alema presidente del Consiglio e Mattarella vice presidente”» (De Gregorio).
Giornali Nel 2004 staccò un assegno da 24 milioni di euro per comprare l’1% delle azioni di Rcs Media, diventando così uno dei soci di riferimento del Corriere. L’Unità parlò di «un investimento a sostegno di Romano Prodi», allora presidente della Commissione europea. «In Rcs, mi ha portato dentro Bazoli che aveva bisogno di controbilanciare Ligresti ai tempi in cui c’era Berlusconi». Nel 2014, quando i Merloni vendettero tutto, delle vicende aziendali disse: «Non era la gestione di un’azienda ma un centro di potere».
Curiosità È cavaliere del lavoro, presidente onorario di Ariston Thermo, ex presidente dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, presidente della Fondazione “Aristide Merloni”, intitolata a suo padre (nel comitato scientifico, presieduto da Enrico Letta, siedono, tra gli altri, Joaquín Almunia, Ferruccio de Bortoli, Giuseppe De Rita, Luigi Gubitosi, Daniel Gros e Giovanni Gorno Tempini) • Il 20 novembre 1991 rimase coinvolto in un incidente stradale sulla provinciale Valassina di Desio. Era notte. Merloni viaggiava su una Lancia Thema guidata dall’imprenditore edile Sergio Antonio Maggioni, di Cesano Maderno (Milano), in compagnia dell’allora vice presidente del Parlamento europeo Roberto Formigoni. L’auto si scontrò frontalmente con una Volvo 480, condotta da Paolo Tabaro, di 28 anni, odontotecnico, di Cinisello Balsamo (Milano). Formigoni fu subito dimesso con una prognosi di cinque giorni. Merloni e Tabaro, invece, furono ricoverati all’ospedale di Desio • Nel 2015 ha festeggiato i suoi novant’anni con un finesettimana a Venezia con figli e nipoti, un pranzo a Fabriano con i dipendenti dell’azienda e un ricevimento privatissimo con 280 ospiti (tra cui due ex presidenti del Consiglio, Giuliano Amato ed Enrico Letta, l’ex sottosegretario Gianni Letta, l’ex ministro di Grazia e Giustizia e presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, l’ex ministro della giustizia Paola Severino, l’ex segretario della Cgil Guglielmo Epifani, gli imprenditori Diego Della Valle, Luigi Abete, Andrea Guerra, Adolfo Guzzini, Gennaro Pieralisi, Enrico Loccioni e Francesco Casoli, l’ex presidente della Figc Giancarlo Abete, il governatore della regione Marche Luca Ceriscioli, il gioielliere Paolo Bulgari e signora, l’ex direttore generale della Rai Luigi Gubitosi, i giornalisti Lilli Gruber, Massimo Franco e Gregorio Botta, la stilista Donatella Girombelli). In programma: visita alla Pinacoteca Civica di Jesi a Palazzo Pianetti, pranzo a Filottrano (a Villa Spada), spettacolo a sorpresa al Teatro Gentile da Fabriano, dove Beppe Fiorello ha cantato Penso che un sogno così… di Modugno e lo stesso Merloni è stato invitato a salire sul palco, inaugurazione della mostra permanente delle collezione d’opere d’arte donate alla città da Ester Merloni, defunta da poco, omaggio dell’onorevole Maria Paola Merloni, figlia di Vittorio, alla povera zia • Il 27 agosto 2020, di ritorno dalla Sardegna, dove i Merloni hanno una casa, fu ricoverato per Covid nel reparto malattie infettive dell’ospedale Torrette di Ancona. Rimase in ospedale dieci giorni con una polmonite, ma sopravvisse.
Titoli di coda «Di recente sono stato ai 90 anni di De Mita e si diceva: noi eravamo di correnti diverse ma ci rispettavamo, una volta vinceva uno una volta l’altro. Non c’era ostracismo dell’avversario interno: è assurdo, perché la ruota gira» (alla De Gregorio).