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 2021  ottobre 18 Lunedì calendario

Intervista a Elton John (che a 74 anni ha fatto un disco su zoom)


Il primo singolo ha già scalato le classifiche ed è diverso dal solito: un duetto con Dua Lipa, apparentemente una cover di Cold heart, in realtà una sorta di colossale mash up che mette insieme elementi di Sacrifice, Rocket man, Kiss the bride e Where’s the shoorah? e lo ha trasformato nel primo artista della Storia capace di portare un brano al numero 1 in Gran Bretagna in sei decenni differenti. Elton John, 74 anni, è sempre in cerca di emozioni e stimoli artistici. Qui si mette in gioco al fianco (alle volte fa addirittura un passo indietro) di alcune star della musica di oggi, soprattutto giovani, in un nuovo album, The lockdown sessions, in uscita il 22, che lo vede in scena con Nicky Minaj, Dua Lipa, Charlie Puth, Miley Cyrus, Lil Nas X, e Gorillaz, Eddie Vedder, Stevie Nicks, Stevie Wonder. Un mix di colori e suoni tra i quali si muove con grande sicurezza.
Sir Elton, un nuovo album può arrivare per caso?
«Non avevo in mente di fare un nuovo disco, un giorno alla fine di marzo ho incontrato Charlie Puth che, nonostante abiti a pochissima distanza da casa mia, non avevo mai incrociato prima. Ci siamo dati un appuntamento e poco dopo, senza pensarci troppo, abbiamo iniziato a fare un pezzo via Zoom.
Poi sono arrivati i Gorillaz, Miley Cyrus, alla fine mi sono trovato con sedici tracce. Tutto per colpa di Puth».
Il disco, la ripresa del tour interrotto a causa della pandemia con l’atteso ultimo concerto a Milano, San Siro, sabato 4 giugno 2022, la riportano al centro della musica.
«Ricominciare è la cosa più importante, soprattutto con un album nato durante il lockdown.
Molte registrazioni sono state fatte a distanza, altre in studio ma in condizioni di sicurezza e questo rende il disco ancora più speciale».
In molti brani i suoni, le
collaborazioni, sono diversi da quelli del suo mondo abituale.
«In parte sono uscito dalla mia comfort zone, mi sono confrontato con realtà più giovani, figlie di quest’epoca. In questi anni, soprattutto attraverso il mio show The Rocket Hour, su Apple Music, ho conosciuto tanti giovani artisti, coltivato amicizie preziose e ascoltato nuova musica che mi ha entusiasmato, come quella di Lorde o Billie Eilish. Molti li intervisto, li chiamo, se posso do loro una mano come fecero con me, quando ero giovane e alle prime armi, artisti come George Harrison».
Anche Billie Eilish?
«Ci siamo sentiti, uno come me potrebbe offrire molto a una come lei, ma non ne ha bisogno, fa tutto da sola ed è bello vedere un piccolo fiore diventare un bellissimo albero».
Per lei è stato un inedito lavorare via Zoom...
«Non lo avevo mai fatto prima e l’ho trovato particolare ma interessante. Non necessariamente peggiore, perché dopo un po’ ti dimentichi la distanza, sei nella musica con gli altri».
Com’è stato fare, in certi casi, da spalla?
«Quarantacinque anni fa ho cominciato facendo il session man, quest’album mi ha riportato a quella condizione ed è stata una bella esperienza. Ti metti al servizio della musica, c’è qualcuno che ti dice cosa vuole, è tutto facile. Ed è stato divertente, anche quando non sapevo cosa aspettarmi dagli incontri. Ma io mi adatto con facilità, e l’esperienza che ho accumulato mi ha aiutato a capire cosa fosse giusto fare in ogni brano».
Qual è l’artista che ha sentito spiritualmente più vicino?
«In tutti c’è qualcosa, ma se proprio dovessi scegliere direi Damon Albarn. Siamo due spiriti liberi, ci siamo capiti subito e non solo sul piano musicale. Ma in generale ho amato qualcosa in ognuno di loro, e ho anche imparato qualcosa grazie a loro. Se a 74 anni pensi di sapere tutto sei finito, la musica invece mi entusiasma come mai prima. Mi sono emozionato con Steve Nicks, ho trovato fantastico Eddie Vedder, non avevo mai fatto nulla con loro, è stato bellissimo».
Con chi altro vorrebbe cantare?
«Nella mia vita sono stato fortunato, ho potuto condividere esperienze musicali con Bob Dylan, Leonard Cohen, Aretha Franklin.
Posso dire di essermi tolto quasi tutte le soddisfazioni. Ora mi piace collaborare con artisti giovani, vorrei fare qualcosa con Billie Eilish, come dicevo, ma non adesso, prima deve fare la sua strada…».
"The lockdown sessions” non esalta solo un genere bensì la magnifica diversità della musica.
«Ho amato tanti generi e oggi ne amo ancora altri. Non avrei mai immaginato di fare un pezzo con Nicky Minaj, ma ha lasciato un segno anche la collaborazione con i Gorillaz così come da giovane lo hanno lasciato gli Hollies e Tom Jones. Nel corso della carriera assorbi influenze diverse, per me è così ancora oggi: uso le piattaforme digitali ma compro anche cd e vinili, faccio il programma su Apple Music, insomma cerco di capire quello che succede. E di cose ne accadono tante, escono trecento dischi a settimana e mi entusiasmo ancora, come quando da ragazzino andavo a comprare un 78 giri di Doris Day».