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 2021  ottobre 17 Domenica calendario

La Nba vale 75 miliardi di dollari


Nba, record di sponsor e nuovi contratti tv da 75 miliardi di dollariBasket. La Lega Usa, che riparte il 19 ottobre, ha partner commerciali per 1,4 miliardi e prepara una cessione senza precedenti dei diritti mediaBenedetto GiardinaNBA Playoffs 2021.  Nella scorsa stagione in finale i Milwakee Bucks dell’Mvp Giannis Antetokounmpo hanno battuto i Phoenix Suns afp La Nba ha limitato i danni da pandemia. Dopo aver innalzato l’asticella sul fronte delle sponsorizzazioni, l’obiettivo adesso è puntato sui diritti televisivi. Stando a quanto riportato negli Usa dalla Cnbc, la lega cestistica americana starebbe lavorando a un accordo da 75 miliardi di dollari complessivi per la durata di nove anni. Poco meno di 65 miliardi di euro, pari annualmente a 7,2 miliardi di euro a stagione. 
Allo stato attuale, la Nba ottiene dalle tv nazionali una cifra vicina ai 2,6 miliardi di dollari all’anno (2,2 miliardi di euro), frutto dell’intesa raggiunta nel 2014 con Disney e Warner Media (rispettivamente proprietarie di Espn e Tnt) per un totale di 24 miliardi di dollari in nove anni a partire dalla stagione 2016/17. Il contratto attualmente in essere scade dunque nel 2025 e per quella data, la lega vuole triplicare le entrate da broadcasting domestico. A quelle cifre, rimarrebbe comunque alle spalle della Nfl, la lega di football americano, che per nove anni (a partire dal 2024) si è assicurata 100 miliardi di dollari.
Il contratto televisivo nazionale rientra nel paniere dei cosiddetti basketball related income (BRI), l’insieme di tutti i ricavi generati dall’attività cestistica, che costituiscono la base su cui calcolare il salary cap. Per la stagione che inizierà nella notte tra martedì e mercoledì, il tetto salariale è stato posto a 112,4 milioni di dollari (circa 97 milioni di euro) per franchigia, in aumento rispetto ai 109,1 milioni dell’annata precedente. Una cifra che, in previsione di un nuovo accordo da record per i diritti tv, potrebbe sensibilmente aumentare nel 2025. Tutto dipenderà dal punto d’incontro che andrà trovato tra la Nba e il sindacato dei giocatori, la Nbpa. 
Dal 2015 al 2016, ovvero nella stagione del passaggio dal vecchio contratto televisivo a quello attualmente in essere, il tetto venne innalzato da 70 a 94 milioni di dollari, con inevitabili conseguenze sui compensi dei giocatori. Il massimo salariale previsto è pari al 35% del cap e con l’ultimo contratto collettivo è stata anche allargata la platea di chi può usufruire della designated veteran player extension, più comunemente nota come “supermax”. Un nuovo accordo tv potrebbe rendere tale tipo di contratto ancor più remunerativo: una delle stime diffuse in queste settimane prevede un possibile aumento del salary cap a 171 milioni di dollari, il che significherebbe una base di partenza superiore ai 61 milioni per il primo anno.
Intanto, stando alle stime riportate da IEG, nella stagione 2020/21 la Nba ha raccolto dagli sponsor 1,46 miliardi di dollari (poco meno di 1,3 miliardi di euro). Si tratta di un record per il basket americano, grazie a 13 nuovi accordi, tra cui quello siglato con Microsoft. Anche in questo caso, la Nba segue a ruota la Nfl, che nell’anno della pandemia ha registrato introiti pari a 1,62 miliardi di dollari dagli sponsor. Una voce in continua crescita, in ambito cestistico, da quando la lega nel 2018 ha introdotto le sponsorizzazioni sulle divise. Prima della pandemia di Covid-19, il giro d’affari legato solo a questo tipo di sponsorizzazione si aggirava sui 150 milioni di dollari.
Un toccasana, per la Nba, che tra emergenza sanitaria e guerra fredda con la Cina, aveva messo in preventivo perdite maggiori nel corso dell’ultima stagione. Il commissioner Adam Silver, lo scorso luglio, ha invece ammesso di avere «fatto in qualche modo meglio rispetto a quanto previsto», nonostante le restrizioni relative al pubblico sugli spalti. Restrizioni che verranno allentate in questa stagione, anche se in alcune città (New York, Los Angeles e San Francisco) per le attività indoor è obbligatorio il vaccino. Un tema che sta sollevando non poche questioni: il 95% dei giocatori è vaccinato, ma nella minoranza che si è dichiarata contraria c’è chi gioca proprio in una di queste città. È il caso di Kyrie Irving, playmaker dei Brooklyn Nets che non potrà né allenarsi, né giocare e potrebbe perdere metà dello stipendio.