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 2021  ottobre 14 Giovedì calendario

Susanna Tamaro si racconta in un film

«Io sono una persona completamente libera e alla mia età posso dire con una certa felicità di essere rimasta libera tutta la vita». Quella di cui parla Susanna Tamaro è la libertà interiore – «quella che davvero fa paura, perché mette a nudo l’umano». Poi c’è l’esterno, la maschera, quella che la scrittrice ha indossato per anni, fin da piccola, e che ora ha deciso di lasciare. Aveva iniziato qualche anno fa, con un libro — Il tuo sguardo illumina il mondo (Solferino, 2018) in cui rivelava di avere la sindrome di Asperger. Oggi lo fa, in tutto e per tutto, con un film. Si chiama Inedita, come la Susanna che racconta – le sue passioni, i ricordi, le difficoltà, le sfide – e lo ha diretto Katia Bernardi: sarà presentato a Roma, alla Festa del Cinema, il 19 ottobre. Dentro c’è tutto, dalle arti marziali alle api, dagli esordi difficili al successo travolgente che ha portato Tamaro in cima al mondo editoriale, fino alla ferocia dei suoi detrattori. C’è tutto perché Susanna Tamaro era ed è tante cose e adesso, dopo trent’anni di vita (suo malgrado) pubblica e trenta libri all’attivo, ha deciso di togliersi un velo fatto di incomprensioni e finzioni dovute sì alla sindrome di Asperger, che le rende difficile la socialità, ma anche e non poco al suo essere difficilmente etichettabile, libera di una libertà che fa paura a molti: «Sono sempre stata mentalmente diversa dalle altre persone, e questo si paga». 
Un costo altissimo, che la scrittrice non è più disposta a sopportare: «Voglio mostrare la persona che sono e sono sempre stata – dice nel film – senza maschere. Per trent’anni ho fatto un’enorme fatica a recitare la parte di Susanna Tamaro, ho deciso di interrompere». C’è lei, nel film. Voce non sola: parlano suo fratello, Lorenzo Tamaro, Roberta Mazzoni, amica con cui da trent’anni divide la vita, l’agente letteraria Vicki Satlow, Marco Sosic, compagno di discussioni letterarie e di mangiate. Ognuno racconta un pezzo della scrittrice, sfuggente come un «folletto inconsapevole», ma più di tutti è Susanna a raccontare. Si procede per luoghi, a partire dalla distesa bianca del Trentino, dove Tamaro ogni anno si ritira a scrivere (la regista Katia Bernardi racconta di averla conosciuta lì, sulle piste, durante una passeggiata di più di due ore: «Io arrancavo e lei camminava come se nulla fosse, ci siamo svelate»). Un silenzio dove l’autrice spera di passare sempre più tempo: «La mia anima ha bisogno di questo bianco, magari per scrivere ancora qualche libro» dice, aprendo uno spiraglio dopo gli annunci di ritiro dalla scrittura. Dopo la montagna, il verde di Porano, in Umbria, dove Tamaro vive. Qui c’è, su tutto, la grande passione per la natura, l’osservazione: «Mi sento naturalista, non scrittrice, se avessi potuto studiare avrei fatto l’entomologa». Eppure, dice, la scrittura l’ha salvata: «Non capendo nulla del mondo ho dovuto aggrapparmi alle parole per capire il filo profondo delle cose». I trenta libri, racconta, li ha scritti per cercare di capire il mondo. Nella quiete della sua campagna, Tamaro supera lo scarto che le rende la vita pubblica quasi dolorosa («mi terrorizzano le foto, la tv, le occasioni sociali») e rivela i suoi punti deboli e quella sindrome che da quando aveva un anno la fa «lottare con un mostro», sconosciuto prima poi diagnosticato dopo che lei stessa si era riconosciuta leggendone su una rivista. 
Poi c’è Trieste («protagonista occulta di tutti i miei libri»), l’infanzia difficile, i genitori distanti. Le prime prove letterarie e i rifiuti delle case editrici. Roma, raggiunta a 18 anni per studiare al Centro sperimentale di cinematografia. Il mondo del lavoro che non la accoglie: fa la precaria in Rai, partecipa a un concorso come giardiniere del Comune. A 22 anni la folgorazione per la scrittura, su ponte Sisto: ma è un modo per comunicare con il mondo, non pensa a un reale futuro da romanziera. Sarà un concorso indetto da Marsilio a rendere realtà Va’ dove ti porta il cuore: 18 milioni di copie vendute, da allora, in 45 Paesi. Nel film gli spezzoni d’archivio mostrano una Susanna spaesata nel salotto di Porta a Porta. Un successo che la travolge. E le regala nemici: nel ’97 dopo Anima mundi «mi dissero di tutto: fascista, reazionaria, sentimentale». Da allora, è un continuo lavoro per difendere sé stessa. Ed essere «solo» Susanna Tamaro. Famosa, e sconosciuta.