Corriere della Sera, 13 ottobre 2021
La difesa di Davide Rossi, il figlio di Vasco
Davide Rossi va di corsa, lo aspettano i gemelli, Leonida e Alessandro, nati un anno e un mese fa dalla compagna Giulia. Al quartetto si unisce spesso Romeo, il primogenito di sette anni, figlio di una relazione precedente, con Alessia. «Ci tengo molto a essere un buon padre, presente, a giocare con i miei figli, a scoprire di nuovo il mondo con i loro occhi. Perché ci tengo a prendermi le mie responsabilità, sempre», racconta per telefono, poche ore dopo la sentenza di primo grado che lo condanna a un anno e 10 mesi per un tamponamento avvenuto a Roma il 16 settembre del 2016.
Davide, chi l’ha avvisata della decisione dei giudici?
«Ero presente in Tribunale quando è stata letta la sentenza. Io sono sempre presente a quello che mi riguarda perché è giusto così. Peccato che non ci fossero le altre due ragazze che mi hanno accusato».
Le sono stati contestati i reati di lesioni stradali gravi e omissione di soccorso.
«Sinceramente fino alla sentenza ero molto tranquillo, non avendo fatto nulla. Non stavo guidando la macchina, c’è stato un incidente molto lieve, ero lì, sono sceso a chiedere a queste due ragazze come stavano, hanno detto bene, ho pensato che fosse tutto a posto e me ne sono andato. Il mio amico che era alla guida si è fermato e ha compilato il Cid».
Simone Spadano, condannato a nove mesi per favoreggiamento: avrebbe dichiarato il falso affermando che c’era lui al volante al posto suo.
«Non so perché si siano convinti che guidassi io anziché Simone. Con noi in macchina c’era pure Virginie Marsan (figlia di Lisa Melidoni, vedova di Carlo Vanzina, ndr), che lo ha confermato».
E allora perché l’accusano?
«Forse perché sono il figlio di un personaggio in vista e pensano di poter ottenere ulteriori risarcimenti? Curiosamente le due ragazze sono già state risarcite: avevano firmato il Cid, prima di ripensarci».
Quindi secondo lei l’avevano riconosciuta?
«Credo di sì perché hanno avuto questo lampo di furbizia. Il primo referto del Pronto soccorso aveva una prognosi di pochi giorni, poi ne hanno presentato un altro. Sono veramente choccato da come sono andate le cose».
Suo padre Vasco, però, la difende. Quando vi siete sentiti?
«Subito dopo la sentenza. Mio padre sapeva le cose da quando sono successe. Mi è vicino e mi fa piacere che mi abbia difeso pubblicamente. Ci siamo detti che purtroppo c’è stata questa ingiustizia e ora speriamo che venga fuori la verità con l’appello. Confidiamo ancora nella giustizia. Per il resto, non ho parole».
Come procedono i suoi progetti musicali?
«Ci sono sempre, ma sto iniziando a lavorare anche su altri fronti diametralmente diversi, un po’ per avere un’alternativa dopo questo lungo stop obbligato per ciò che ruota intorno al mondo dello spettacolo».
Di cosa si tratta?
«Sto cominciando a lavorare nell’artigianato dell’orologio, a livello di restauro. Sto studiando e iniziando questa attività parallela, che potrebbe dare una maggior stabilità economica alla famiglia che sto creando. Quella degli orologi è una passione che avevo da tanto, senza coltivarla».
Lo fa per dare maggiore sicurezza ai suoi figli?
«Sono un padre responsabile. Imparo giorno per giorno a come prenderli, a come vivere assieme a loro. Sicuramente non è facile, ma sono molto fiero del mio impegno: forse è la cosa che sto facendo con maggior cura».
E se dovessero toglierle la patente?
«Sarebbe ancora più ingiusto, ma comunque bisogna aspettare la sentenza definitiva. Spero e confido ancora nella giustizia. In cuor mio sono sereno perché sono totalmente innocente».