ItaliaOggi, 13 ottobre 2021
In Turchia gli affitti sono aumentati fino al 300%
Studenti che dormono per strada, nei parchi cittadini, sulle panchine davanti alle università. È la protesta che, alla ripresa dell’anno accademico, nuovamente in presenza dopo le restrizioni dovute alla pandemia, si sta diffondendo in Turchia. Per gli universitari non ci sono posti letto a sufficienza e gli affitti sono schizzati alle stelle; si parla di aumenti tra il 50% e il 300% rispetto ai prezzi dello scorso anno.
La singolare protesta, che va avanti da ormai un mese e ha trovato eco sui social, è sfociata anche in momenti di tensione, ha riguardato 24 province e circa un centinaio di ragazzi sono stati arrestati e poi rilasciati dalle forze dell’ordine turche. Settembre e ottobre, ha ricordato il quotidiano El Pais che ha dedicato un reportage a questa protesta, sono mesi di grande attività nel mercato immobiliare turco. L’apertura dell’anno accademico accende la domanda di alloggi nelle città universitarie: studenti e docenti si mettono alla ricerca di una sistemazione e solitamente i proprietari tendono ad approfittare dell’aumento della domanda per alzare i prezzi.
Quest’anno i rincari hanno raggiunto livelli astronomici soprattutto in città come Istanbul, Ankara e Izmir, dove hanno sede quasi la metà delle 200 università del Paese. Ad Istanbul, per esempio, si concentra un milione degli otto milioni di studenti universitari turchi. A rendere loro la vita più difficile, secondo l’economista Ugur Gürses, è stata la politica monetaria del governo: lo scorso anno ci sono state pressioni sul sistema bancario affinché estendesse i mutui a tassi vantaggiosi, una possibilità che è stata colta soprattutto da chi aveva un reddito più alto.
In pochi mesi i prestiti sono aumentati del 40% e le compravendite hanno subito un’accelerazione. Contestualmente, però, a causa del deprezzamento della lira turca i costi di costruzione sono aumentati e anche i prezzi finali delle abitazioni nuove sono cresciuti, portando il mercato verso alloggi di seconda mano. Se gli appartamenti usati rappresentavano la metà delle compravendite ora valgono il 70% del mercato immobiliare. Case, queste, che in precedenza alimentavano il mercato degli affitti: un mercato privato nell’offerta e soggetto a un rapido aumento della domanda.
Ecco il cocktail di fattori che ha lasciato gli studenti senza un letto, anche perché i posti pubblici negli studentati sono pochi (700mila): il prezzo è di circa 50 euro al mese in stanze da quattro a otto persone; per un alloggio privato bisogna pagare molto di più: un bilocale vicino a un’università di Istanbul costa da 200 a 400 euro, mentre le borse di studio che consentono a un 1,5 milioni di studenti di frequentare l’università sono di 63 euro al mese.