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 2021  ottobre 12 Martedì calendario

Senza Green Pass 2,5 milioni di lavoratori

Numeri ufficiali non ce ne sono. Ma potrebbero essere circa 2,5 milioni i lavoratori che in Italia non si sono vaccinati. E che dal 15 ottobre se dovranno tornare in ufficio o in fabbrica dovranno fare un tampone per poter esibire un green pass valido. Se si ricorrerà ai test antigenici rapidi – che valgono per 48 ore – ne serviranno anche tre a settimana e quindi a regime si arriverebbe a fare una montagna di tamponi: fino a 7,5 milioni, in pratica oltre un milione al giorno. Una domanda enorme che difficilmente la rete di farmacie e laboratori riuscirebbe a soddisfare o che le aziende da sole potrebbero organizzare per i propri dipendenti.
I numeri sulla platea di lavoratori non vaccinati sono sul tavolo del Governo: i dipendenti della Pa che non si sarebbero ancora immunizzati secondo le stime della Funzione pubblica sono 250mila. Solo per loro servirebbero 750mila test ogni settimana. Più difficile capire esattamente quanti sono i lavoratori del settore privato non ancora vaccinati e dunque senza certificato verde. Anche qui stime del Governo parlano di circa 2,2 milioni di lavoratori, erano 4 milioni meno di un mese fa quando è stato introdotto l’obbligo di pass in tutti i luoghi di lavoro. In questa categoria rientrano probabilmente molti lavoratori autonomi che più facilmente potranno evitare il tampone ogni 2-3 giorni.
C’è comunque chi come la Fondazione Gimbe stima addirittura in circa 4-5 milioni gli italiani in età lavorativa ancora senza vaccino e quindi senza pass: «Se questi 4-5 milioni di lavoratori non si vaccineranno in questa settimana – spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – bisognerebbe fare 12-15 milioni di tamponi a settimana e questo non sarebbe proprio fattibile perché non abbiamo questa capacità».
Una questione rispetto alla quale prendono posizione anche i medici di famiglia, che senza mezzi termini si rifiutano di effettuare i tamponi per il green pass: «I medici di famiglia non hanno difficoltà a fare il tampone in ambulatorio, perché sono nel nostro contratto, ma è giusto farlo al paziente che ha sintomi, per capire se ha il Covid o l’influenza, o al paziente che è stato a contatto con un positivo. Non fare un tampone per dare un green pass a una persona che non si vaccina, per motivi che alla base non hanno nulla di scientifico», sostiene Silvestro Scotti, segretario della Federazione dei medici di medicina generale.
A ciò si aggiunge anche il dibattito, aperto, circa il prolungamento della validità dei tamponi rapidi a 72 ore, durata già prevista per i molecolari che sono però più costosi: i test antigenici fino a dicembre costeranno infatti 15 euro e 8 euro per gli under18 nelle farmacie aderenti al protocollo firmato con il commissario Figliuolo. Solo che l’ipotesi di allungare la durata dei tamponi rapidi è bocciata da esperti e scienziati perché rischierebbe di «far perdere dei positivi». Ma sull’allungamento della durata dei test rapidi che dalle 48 ore di validità passerebbero a 72 ore diverse Regioni del Nord e anche il leader della Lega Matteo Salvini non mollano. Il dossier potrebbe dunque finire sul tavolo delle Regioni già domani, 48 ore prima che scatti l’obbligo di green pass in tutti i luoghi di lavoro. Un’iptoesi che però rischia di spaccare le stesse Regioni e su cui Palazzo Chigi sembra non voler transigere.