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 2021  ottobre 10 Domenica calendario

Breve storia del pollo alla Canalis

Nel 2012, in occasione di un articolo sui protagonisti dell’imminente Festival di Sanremo, il settimanale «Dipiù» pubblicò una ricetta destinata a passare alla storia. Si trattava del «Pollo alla piastra di Elisabetta Canalis», attribuito all’ex velina che si accingeva a salire sul palco dell’Ariston come soubrette e recitava così: «Prendete una fetta di petto di pollo e mettetela su una piastra o su una padella ben calda. Quando il colore della carne diventa bianco, la pietanza è pronta».
Il piccolo riquadro del giornale, con tanto di foto di un petto di pollo grigliato, venne immediatamente condiviso su Facebook scatenando l’ilarità generale, infatti la ricetta era riuscita a raggiungere il grado zero della cucina, superando il fantomatico uovo al tegamino che fino ad allora aveva conservato il primato della ricetta più semplice. Non solo, ma stabiliva anche un nuovo livello per definire la massima incompetenza in cucina e in breve tempo il «non sai fare neanche un pollo alla Canalis» divenne il tormentone diretto a chi non aveva idea su come districarsi tra i fornelli.
Nessuno sollevò il minimo dubbio sulla paternità della ricetta, anche perché rispondeva a un chiaro stereotipo: il fisico perfetto della Canalis suggeriva che non fosse una buongustaia, anzi le rigide diete imposte dal suo ruolo dovevano farle apprezzare anche un petto di pollo appena scottato e, perdipiù, essendo bellissima, doveva essere per forza un po’ ingenua, almeno quanto la ricetta.
Qualche mese fa c’è stata una svolta inaspettata grazie a un’intervista in cui l’attrice ha dichiarato di non avere mai suggerito quella ricetta e avrebbe voluto conoscere l’anonimo redattore del testo che l’aveva resa così celebre tra i gastronomi.
Forse la fama del pollo alla Canalis sopravviverà anche a questa smentita e, se così fosse, saremmo di fronte alla costruzione dell’ennesima leggenda, non molto diversa da quella dei carbonai (o dei carbonari) che secoli fa cucinavano già la pasta con uova, guanciale e pecorino o del giovane vetraio impegnato nella costruzione del Duomo di Milano che lasciò cadere per sbaglio lo zafferano nel risotto al parmigiano, inventando un piatto destinato alla celebrità.