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 2021  ottobre 10 Domenica calendario

Parla Victor Massiah, assolto dopo otto anni

«Nel nostro mestiere la fiducia e la reputazione sono le cose più importanti, e sono state messe in dubbio per otto anni: la durata delle indagini e del processo. È come se avessimo già scontato una condanna, anche morale». Parla Victor Massiah, classe 1959, amministratore delegato di Ubi Banca dal 2008 al 2020. Lo fa per la prima volta dalle dimissioni, il giorno dopo l’assoluzione nel procedimento che, a Bergamo, lo vedeva sotto accusa con altri trenta manager dell’istituto, adesso parte del gruppo Intesa Sanpaolo. Tra gli imputati Giovanni Bazoli, presidente emerito di Ca’de Sass, che alla sentenza ha usato parole durissime: «È inaccettabile che la vita di incensurati cittadini e stimati professionisti e imprenditori sia stata sconvolta da una accusa ingiusta». Massiah è stato assolto dal Tribunale perché «il fatto non sussiste» per i capi d’imputazione relativi all’ostacolo alle funzioni di vigilanza mentre per un’altra ipotesi di reato – l’illecita influenza sull’assemblea del 2103 – è scattata la prescrizione. In un Paese che troppo spesso fatica a scindere le responsabilità civili, quelle etiche e quelle penali è un punto fermo.
Massiah, perché definire un procedimento e una attesa del genere «inaccettabili»?
«Lo diceva un bellissimo articolo del professor Natalino Irti, una delle massime autorità del diritto. Anche noi, una condanna l’abbiamo già scontata nei fatti: per come ci hanno guardato l’opinione pubblica, le autorità di vigilanza, i colleghi. Per quanto ci sia la presunzione di innocenza il dubbio c’è sempre, il punto è farlo durare il meno possibile. Spero il governo Draghi lavori al meglio per una riforma che aiuti tutti, magistratura e cittadini, a migliorare l’efficienza. Non stiamo parlando della capacità di giudizio ma della efficienza mantenendo la qualità».
Nei giorni scorsi si è chiuso un altro grande processo che ha riguardato una banca: quello su Etruria. Anche in quel caso, un condannato e 23 assoluzioni. Pensa ci sia stata troppa fretta nel mettere sotto accusa il credito?
«Nessuno è completamente impermeabile all’opinione pubblica. Alle banche, negli anni, è stato affibbiato un ruolo da cattivi: è un fatto. C’è chi ha cavalcato questa cosa, e non parlo della magistratura, ma di chi ha presentato gli esposti che hanno fatto scattare le indagini» .
Migliaia di risparmiatori e piccoli soci sul lastrico, salvataggi a spese dei contribuenti, famiglie disperate però sono lì a ricordarci che il sistema non era così immacolato....
« Lei ha ragione. Dobbiamo fare una premessa: in ogni campo ci sono situazioni oggettivamente negative, nel caso nostro però nessun risparmiatore o cliente ha perso un euro, come purtroppo è avvenuto in altre situazioni. Dai noi le indagini sono partite da una serie di esposti fatti da qualche privato che poi ha transato con la banca che ci ha acquisito uscendone con un ritorno economico. Un meccanismo vizioso, va corretto. Il tutto in una situazione che si è dimostrata non penalmente rilevante. Non scordiamoci infine che questa lentezza nel procedimento ha anche portato alla prescrizione di una delle accuse: non è bene per nessuno».
Questa vicenda ha danneggiato la sua carriera da manager?
«Io penso di sì. Inevitabilmente in qualche modo crea un dubbio anche nelle autorità di vigilanza».
Dopo l’acquisizione di Ubi da parte di Intesa lei è fuori da sistema bancario. Pensa di aver perso delle occasioni?
«Non lo so, qualcuno nel mercato me l’ha detto».
Come è cambiata la percezione degli italiani nei confronti delle banche?
«Il fenomeno è in miglioramento. Dopo la crisi del 2008, che da noi è arrivata nel 2011, le banche erano considerate causa del problema. Oggi, con l’emergenza Covid, sono la soluzione visto che sono state usate come trasmissione delle garanzie statali. Il fatto che si siano risolte situazioni di malagestio e ci sia stato un cambio di paradigma non può che fare bene a tutti».
Come stanno davvero le banche italiane?
«Sono molto solide, si sono liberate dalla grande maggioranza dei crediti a rischio, c’è stata pulizia e hanno rafforzato il capitale».
Lei ha combattuto per mantenere l’indipendenza di Ubi. Gli istituti andare avanti sulla strada delle fusioni?
«Il consolidamento ha favorito il salvataggio di banche non performanti, ma attenti a non eccedere nella concentrazione del sistema creando oligopoli che non fanno bene a nessun mercato» .
Massiah, che cosa fa oggi?
«Sto insegnando come professore a contratto all’università Cattolica, che ringrazio per la fiducia, e attraverso una serie di investimenti sto aiutando dei giovani a lanciare avventure di successo. Un esempio: il 25 ottobre c’è inaugurazione del primo stabilimento di Planet Farms, che sostanzialmente produce insalata e in futuro coltivazioni di bassa altezza, dentro serre verticali che usano meno acqua e terra e stanno avendo un grande successo di vendite».
Non le mancano i cda?
«Mi piace dedicare quest’ultima fase di lucidità della mia vita ai giovani».