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 2021  ottobre 10 Domenica calendario

L’intero Libano al buio

«Il sito non è al momento raggiungibile». Non stupisce che il portale dell’Électricité du Liban, la società nazionale di distribuzione dell’energia elettrica, non funzioni. Del resto anche l’insegna del vecchio grattacielo sede della compagnia, da tempo, non funziona più. E non sorprende nemmeno che il Libano sia di nuovo al buio. «È un blackout annunciato, l’ennesimo», raccontano da Beirut quei pochi che riescono ancora collegarsi a WhatsApp. 
Sono le 12 di ieri quando si ferma la centrale di Zahrani, la seconda più importante del Paese. Venerdì aveva smesso di funzionare quella di Deir Ammar. La crisi si è aggravata la settimana scorsa quando l’azienda turca Karpowership, responsabile di un quarto della fornitura, ha sospeso i servizi delle due sue chiatte, dopo che il debito accumulato dal governo libanese ha superato gli 80 milioni di euro. 
A causare il blocco, la pesantissima crisi economica che ha investito il Paese e che ha portato ad un crollo del 90 per cento della valuta locale e ad una carenza generale di carburante. «Stiamo cercando aiuto dall’esercito mentre aspettiamo un carico di olio combustibile dall’Iraq», si è affrettato a spiegare ieri il ministro dell’Energia Walid Fayad. Ma nessuno si aspetta che la luce possa tornare prima di lunedì. 
Intanto questo ennesimo blackout ha messo in crisi ospedali e servizi essenziali. «Qui ormai non funziona niente», dicono ancora da Beirut. L’importazione di gasolio è garantita dagli anticipi del Tesoro, versati dalla Banca del Libano. Ma quest’ultima sta ritardando l’apertura di linee di credito destinate a finanziare l’approvvigionamento di carburante per salvare le sue magre riserve in dollari. L’Électricité du Liban (Edl) ha dovuto razionare la produzione e fino a ieri garantiva 700 megawatt, ovvero tra due e tre ore di elettricità al giorno. Di fronte al razionamento, tenere in funzione i generatori privati, già da tempo in uso nel Paese e che per lo più vanno a diesel, è diventato sempre più costoso. 
Per alleviare la crisi, l’Iran ha spedito un carico di carburante via Siria. «Salveremo il Paese», sostiene Hezbollah, senza che molti ci credano. L’Iraq a luglio ha stretto un accordo promettendo un milione di tonnellate di olio combustibile. Il nuovo governo libanese sta negoziando forniture di elettricità dalla Giordania e di gas naturale dall’Egitto, sempre attraverso la Siria. Ma l’implementazione degli accordi potrebbe richiedere mesi. E la pazienza dei civili è finita. I residenti di Halba, nella provincia settentrionale di Akkar, si sono radunati davanti alla sede della Edl. Nella vicina Tripoli hanno bloccato le strade. 
Difficile per i libanesi tenere accesa la speranza, oltre che la luce. Il governo – ora guidato da Najib Mikati – ha decretato ufficialmente il default finanziario nel marzo del 2020. Il sistema bancario è fallito. Il potere d’acquisto dei lavoratori pubblici, pagati in lire libanesi, è crollato: uno stipendio che nel 2019 valeva circa mille dollari in lire libanesi, oggi vale 80 dollari. I prezzi sono aumentati del 120 per cento, secondo i dati di maggio. L’Onu avverte che più della metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà e che un terzo dei bambini va a letto senza cibo. E al buio.