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 2021  ottobre 09 Sabato calendario

Il film su Eiffel e quella torre a forma di A in omaggio alle domme di cui s’invaghi

C’è voluto più tempo a girare il film sulla Tour Eiffel che a costruirla, ma finalmente ci siamo. Mercoledì 13 ottobre esce in Francia dopo 24 anni di vicissitudini «Eiffel», dedicato alla torre completata in soli 26 mesi per l’Esposizione universale del 1889.
Il film di Martin Bourboulon che arriva nelle sale dopo infinite difficoltà di produzione e litigi tra sceneggiatori è un grande affresco storico e una celebrazione del monumento all’aperto più visitato al mondo – circa sette milioni di persone all’anno in epoca pre-Covid. «Uno spettacolo epico», dice il regista, con Romain Duris («L’appartamento spagnolo», «La schiuma dei giorni») nella parte dell’ingegnere che realizzò la prodezza della «torre di 300 metri», come allora veniva chiamata (in realtà contando le antenne oggi arriva a 324 metri).
La co-protagonista è l’attrice franco-britannica Emma Mackay («Sex Education») nella parte di Adrienne Bourgès, l’amore giovanile di Eiffel, importante perché – è la tesi sposata dal film – sarebbe in onore di Adrienne che Gustave costruì un monumento per l’Esposizione.
La forma a «A» allungata della torre sarebbe una dichiarazione d’amore – la più colossale della storia – ad Adrienne Bourgès, la ragazza che Eiffel avrebbe voluto sposare da giovane e che incontrò di nuovo molti anni dopo.
La dedica tardiva
La dichiarazione arriva quando ormai sono sposati entrambi
con altre persone
Quando era un ingegnere alle prime armi, nel 1855 Gustave Eiffel ottenne l’incarico di costruire il ponte ferroviario sulla Garonna. Per seguire i lavori del cantiere alloggiava in un appartamento che gli veniva affittato da Marcelin Bourgès, facoltoso commerciante di Bordeaux. Gustave conobbe così Adrienne e i due si innamorarono, ma il signor Bourgès non gli concesse la mano della figlia: quel giovane aveva origini modeste e, a parere di Bourgès, un futuro incerto. Si sbagliava.
Il ponte di Bordeaux fu la prima grande opera di Eiffel, ma ne arrivarono presto altre: dal viadotto di Porto a quello di Saigon alla stazione di Pest in Ungheria, fino all’impalcatura metallica che regge la Statua della Libertà del suo amico Auguste Bartholdi. Nella seconda metà dell’Ottocento comincia la sfida per costruire gli edifici più alti, a Washington nel 1884 viene ultimato l’obelisco alto 169 metri. Nello stesso anno i due principali collaboratori di Eiffel, Maurice Koechlin e Emile Nouguier gli propongono il primo progetto di una torre. Eiffel non è convinto, chiede un’altra versione, e i due gliela sottopongono tre mesi dopo, grazie alla revisione dell’architetto Stephen Sauvestre. È quest’ultimo a concepire il disegno quasi definitivo della torre: Eiffel ci vede una «A», come Adrienne, e si butta a capofitto nel progetto. La grandezza di Eiffel, che era ingegnere e non architetto, fu la realizzazione, in tempi record, del disegno di altri.
I produttori del film giurano che sono stati consultati centinaia di documenti dell’epoca, ma la tesi della «A come Adrienne» non è confermata dagli storici. La A come pegno di amore è da considerarsi piuttosto una leggenda romantica, tanto più che un’altra tesi, opposta a quella del film, suggerisce invece una «A come Alice», la cugina di cui Gustave fu altresì invaghito.
La Tour Eiffel celebrata dal film resta il simbolo di Parigi del mondo. Riaperta lo scorso 16 luglio dopo la chiusura per il Covid, tornerà del colore originario giallo-bruno entro il 2024, l’anno dei Giochi a Parigi.