la Repubblica, 9 ottobre 2021
I dodici paesi europei che vogliono costruire muro per bloccare i migranti
BRUXELLES – Un muro contro i migranti anche in Europa. L’esempio Trump fa scuola nell’Unione e così l’altro ieri, alla vigilia del consiglio dei ministri degli Interni dell’Ue a Lussemburgo, 12 Paesi inviano una lettera alla Commissione chiedendo esplicitamente nuove misure in questa materia, a partire dalla costruzione di un “Vallo” ai confini sudorientali dell’Europa. I dodici firmatari sono Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia. Un mix che mette insieme sovranisti e “frugali”. Ma con una netta prevalenza di governi di centrodestra (solo la Danimarca ha un esecutivo di centrosinistra). Il loro obiettivo formale è introdurre nuovi strumenti per proteggere le frontiere esterne anche col finanziamento di recinzioni e muri. Perché, spiegano, bisogna prevenire «le gravi conseguenze di sistemi migratori e di asilo sovraccarichi che alla fine influiscono negativamente sulla fiducia nella capacità di agire con decisione quando necessario». La risposta della commissaria europea agli Affari interni, la svedese Ylva Johansson, è in parte sorprendente. Boccia la pretesa dei “Dodici” ma non nega la possibilità dei singoli Stati di procedere in quella direzione. «Sono d’accordo che bisogna rafforzare la protezione dei nostri confini esterni. Devo dire che alcuni Stati membri hanno costruito delle strutture di protezione e posso capirlo. Se bisogna utilizzare i fondi Ue per fare questo devo dire di no». Quindi non con i soldi comunitari. E poi insiste sul nuovo Patto per l’Asilo. Annunciando dei passi avanti concreti anche nella tutela dei confini esterni. Ma è proprio sul Patto sull’Asilo e Migrazione che si concentra l’attenzione degli altri allo scopo di farlo naufragare o rinviare. Basta allora sentire come ha commentato il ministro degli Interni sloveno, Ales Hojs, presidente di turno dell’Ue, per capire la crepa che si è aperta tra i 27. «Devo dire che non abbiamo lo stesso parere su questo tema», con la commissaria europea Johansson. La Slovenia non ha firmato la lettera ma fa parte del gruppo dei paesi sovranisti. La richiesta, comunque, in realtà è apparsa immediatamente a tutti paradossale. Il suo destino è quindi la bocciatura. Ma otterrà la finalità di stressare i rapporti tra alleati. Soprattutto in vista del prossimo consiglio europeo di fine ottobre. Al cui ordine del giorno figura anche l’emergenza migranti. Ecco allora la vera finalità, quella sostanziale e non formale. I 12 alzano la posta per bloccare una politica comunitaria più efficace reclamata da Stati più coinvolti come Italia e Spagna. I cui confini sono di mare e non di terra. Anzi, la soluzione prospettata sembra appositamente studiata per riversare sui Paesi del Mediterraneo l’intero peso dei flussi migratori. E a proposito del nostro Paese c’è da registrare il commento del leader della Lega, Matteo Salvini: «Governi di ogni colore chiedono di bloccare l’immigrazione clandestina, con ogni mezzo necessario, così sia. L’Italia che dice?». Al momento, conferma ancora la Johansson, «c i sono forti pressioni migratorie e abbiamo l’aggressione di Lukashenko». Per questo occorre «fare progressi sul Patto che contiene «tutti le componenti per essere in grado di gestire la migrazione in un modo molto migliore». Ma quel Patto è fermo da un anno. Non si è fatto alcun progresso. E i “dodici” con questa iniziativa stanno ponendo le premesse perché non se ne facciano nemmeno al prossimo summit. La vera sfida, quindi, resta questa. E sebbene l’attenzione sia stata finora catturata dalla pandemia, la questione migratoria resta uno dei fattori di “Dis-Unione”. Il duello tra progressisti e sovranisti è sempre più questo. E nella stagione elettorale per molti Paesi europei, lo è ancor di più.
La richiesta sponsorizzata dai sovranisti ma appoggiata anche dai “frugali” Salvini:"Governi di ogni colore chiedono di bloccare l’immigrazione, l’Italia che dice?"