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 2021  ottobre 09 Sabato calendario

Ritratto di Dmitry Muratov


Giuseppe Agliastro per La Stampa
«Il merito non è mio», ma di Novaya Gazeta e di «coloro che sono morti difendendo il diritto alla libertà di parola». Parlando alla Tass, subito dopo aver saputo di essere stato insignito del Nobel per la Pace, Dmitry Muratov ha dedicato il premio al giornale che dirige e che ha contribuito a fondare: Novaya Gazeta, uno dei pochissimi media che in Russia osano criticare il governo, una colonna portante e un simbolo del giornalismo indipendente del Paese da decenni. Ma una dedica forse ancora più sentita Muratov l’ha riservata ai reporter della testata investigativa che sono stati uccisi in questi anni. «È solo che il Nobel per la Pace non viene assegnato postumo, viene assegnato a persone viventi. Ovviamente, hanno deciso di darlo a qualcuno in vita», ma «avendo in mente Yury Shchekochikhin, Igor Domnikov, Anna Politkovskaya, Anastasia Baburova, Stanislav Markelov e Natalya Estemirova», ha detto a Meduza il direttore di Novaya Gazeta proprio all’indomani del quindicesimo anniversario dell’uccisione di Anna Politkovskaya, che sulle pagine del periodico denunciava la deriva autoritaria di Putin e gli abusi delle forze russe in Cecenia.
La notizia del Nobel a Muratov (e alla giornalista filippina Maria Ressa) arriva in un momento in cui il Cremlino è accusato di un nuovo giro di vite contro opposizione e libertà di stampa. Il governo russo ha preso a bollare come «agenti stranieri» i giornali che possono infastidire il potere, costringendoli a presentarsi ai loro lettori con questa infamante etichetta, e negli ultimi mesi numerosi dissidenti sono finiti nel mirino delle autorità. Il caso più noto è quello di Alexey Navalny: il rivale numero uno di Putin, rinchiuso in carcere con accuse che molti osservatori ritengono di matrice palesemente politica. Navalny è stato arrestato non appena ha rimesso piede a Mosca di ritorno dalla Germania, dove era stato curato per un presunto avvelenamento con una neurotossina che ha fatto temere per la sua vita e per il quale l’Occidente sospetta gli 007 del Cremlino. Poi gli uffici regionali dell’oppositore e la sua Fondazione Anticorruzione sono stati dichiarati «estremisti», impedendo a molti alleati di Navalny di candidarsi alle elezioni parlamentari del mese scorso.
Muratov ha rivolto un pensiero anche a Navalny. Anzi, ha affermato che lui avrebbe volentieri assegnato il Nobel al dissidente. «Avrei votato per la persona su cui contavano i bookmaker, ma penso che questa persona abbia tutto davanti. Mi riferisco a Navalny», ha detto Muratov, parlando all’ingresso della palazzina che ospita la redazione di Novaya Gazeta.
Secondo Muratov, il premio è un riconoscimento della crescente pressione esercitata sui giornalisti in Russia e per questo ha promesso che parte del premio in denaro andrà ai media indipendenti russi. «In questo momento il giornalismo russo viene soffocato», ha detto alla testata online Podyom. «Cercheremo di aiutare coloro che adesso sono definiti “agenti stranieri” e coloro che vengono attaccati ed espulsi». E se anche Muratov dovesse finire nella lista nera? Alla domanda di Meduza risponde con sarcasmo, con l’avviso che potrebbe essere costretto a scrivere a lettere cubitali in cima a ogni suo articolo nel caso in cui fosse dichiarato «agente straniero»: «Questo messaggio è stato creato da un agente straniero premiato col Nobel per la Pace. Giusto? Sarà così?», chiede Muratov, raccontando che quando lo hanno chiamato dalla Norvegia per dirgli del Nobel lui stava parlando con una collega e non ha risposto. Ovviamente non sapeva perché gli stessero telefonando.
Ha poi spiegato che una parte del denaro – 1,1 milioni di dollari da dividere tra i due Nobel – sarà utilizzato per progetti giornalistici, ma che un’altra parte andrà in beneficenza a favore dei bambini che soffrono di atrofia muscolare spinale. «Per il resto decidere spetta alla direzione editoriale» del giornale, ha sottolineato il 59enne a Interfax.
Il Comitato per il Nobel ha premiato Muratov per il lavoro svolto in tanti anni di carriera. «Ha difeso per decenni la libertà di espressione in Russia in condizioni sempre più difficoltose», hanno spiegato da Oslo. Lui è stato uno dei fondatori del giornale, nato nel 1993, all’indomani del crollo dell’Urss. Alla creazione partecipò anche l’ultimo leader sovietico, Mikhail Gorbaciov, anche lui Nobel per la Pace nel 1990, e con una parte del denaro ricevuto per il premio.
Nonostante Novaya Gazeta sia una spina nel fianco per il governo russo, il Cremlino si è congratulato con Muratov: «È devoto ai suoi ideali, ha talento, ha coraggio», ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov. Il governo russo in ogni caso non sembra voler cambiare rotta. Poche ore dopo la notizia del Nobel, la Russia ha incluso nel registro dei media «agenti stranieri» altri nove giornalisti e altre tre società, compresa quella proprietaria della testata investigativa Bellingcat, che ha indagato sul caso Navalny. Un gesto che non fa ben sperare. —